Qualcuno in uno di questi posti… mi chiese: “Cosa fai? Come scrivi, come crei?” Non lo fai, gli dissi. Non provi. È molto importante: non provare, né per le Cadillac, né per la creazione o per l’immortalità. Aspetti, e se non succede niente, aspetti ancora un po’. È come un insetto in cima al muro. Aspetti che venga verso di te. Quando si avvicina abbastanza, lo raggiungi, lo schiacci e lo uccidi. O se ti piace il suo aspetto ne fai un animale domestico
Così parlò il grande Bukowski ed è forse la risposta più bella e grande a chi ti interroga mille volta sullo scrivere.
Scrivo per accade, come per il respirare. Se smettessi, sarei morto. Confesso che in un periodo di totale rincitrullimento, quando buttavo giù pessime poesie, avrei voluto essere come lui.
Ma l’unica cosa che ci accumunava era la quantità di alcolici consumata e qualche bella donna con cui sono andato a letto… Il talento, no, quello mancava del tutto.
Alla fine sono invecchiato male, non scrivo più versi, ma fantascienza, però ogni tanto mi prende al nostalgia di quei giorni, come adesso, in cui sto scorrendo Goodbye Bukowski, di Flavio Montelli, splendido ritratto a fumetti di un grande poeta
Accanto, è aperta 10 anni con Mafalda, un’antologia delle strisce di Quino, osservazione desolata e ironica di un mondo che ci propina ogni giorno delle pessime minestre che dobbiamo ingurgitare a forza.
Un mondo che forse non potremo mai migliorare, ma a cui non possiamo mai arrenderci, lottando con l’Arte, l’Ironia e il Disincanto