La definizione banale di iperrealismo, come pittura che rappresenta la realtà rielaborando una fotografia e cercando di essere più fedeli della normale percezione, è inesatta.
Il suo obiettivo non è illudere sull’esistenza, ma a far riflettere. Negli USA, ricollegandosi al Pop Art, sono rappresentati i simboli e le icone del mito americano. L’eccessivo dettaglio e i colori stranianti, superata la fase dello stupore, generano un senso di vuoto, facendo meditare l’osservatore sulla vera natura di ciò vede.
In Italia, la questione è differente. La base di partenza è la lunga tradizione del ritratto e della natura morta.
L’iperrealista italiano non vuole mostrare il vuoto della doxa, lo squallore dell’esistente, ma creare delle idee platoniche.
Porre cose e persone al di fuori del mutamento e del divenire, trascendendo il Vero e illumnandolo d’Assoluto. Se l’Iperrealismo americano può essere paragonato in letteratura al Verismo di Verga, quello italiano è simile al realismo magico.
L’opera è di Daniela Montanari
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