Un sabato a Cerreto

E’ sempre piacevole tornare a Cerreto, dando sollievo al corpo e all’anima. Al corpo, perchè permette la fuga da un’afa romana pestilenziale.

All’anima, perchè gli eventi dell’Art Festival, organizzati con amore e passione dal buon Rodolfo, riconciliano con l’Arte, in una realtà sempre più mercificata e avvelenata da beghe da cortile.

Mi sono goduto i quadri della Galleria, di Rosella Lenci, opere che il mio editore ha definito cyberpunk e connettiviste.

Rosella, anche se forse non è una grande lettrice di fantascienza, nelle sue opere rappresenta l’immaginario contemporaneo che è alla base della scrittura di Dick e Gibson.

Il frantumarsi del Reale nel virtuale, la Notte e la Città come entità viventi, substrati da cui prendono forma i nostri incubi e l’umanità confusa e spaventata che si agita in quel formicaio chiamato Futuro.

E’ sempre bello poi, rivedere le splendide opere nella Torre e apprezzare gli artisti che espongono al Mamec. I quadri del buon Rocco Manniello, finestre aperte sull’Assoluto e sull’Infinito. Le fotografie stranianti di Rita Izlai che mostrano il mistero dell’Inquietudine nascosta nel quotidiano.

I dittici di Momentè, poesie sull’incomunicabilità dell’Uomo e sul nostro affogare nella moltitudine informe.

I quadri, brulicanti di vita, di aforismi e dialettiche del buon Luca Piccini.

E ovviamente l’Evento Kipple. L’occasione non solo di parlare de Il Canto Oscuro, ma di presentare al pubblico tutto il lavoro e l’impegno del mio editore

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