Progetto Hafgufa Sal II

Continuo descrivendo lo stato avanzamento lavori del mio prossimo libro… Intanto ho raggiunto le 105 pagine che per un pigrone come me è un ottimo risultato

Lithica

Finalmente è finito… Il racconto è venuto più lungo e complicato del previsto… Cosa buona è che mi sono divertito a sperimentare delle soluzioni formali

Flatiron (ex Lancia del Sole)

Sto ingranando più lentamente del previsto, sia nel rifinire la storia, sia nel definire le motivazioni dei coprotagonisti.

In compenso l’ambientazione newyorkese è bella che definita

Noè

In fase di revisione: penso di incentrarlo sugli strani esperimenti di Edison e sugli usi impropri dell’elettricità

Rosso Sangue

Nessuna grande variazione… Finalmente potrò scrivere un bel western crepuscolare

Mardi Gras

Se in Noè ho parlato di Edison, qui sto cercando di introdurre il buon Tesla nella storia e la sua fissazione di studiare Marte con i segnali elettrici

Hafghufa

Sempre da revisionare

Finissage Saturno Buttò

Questa estate, la Galleria Mondo Bizzarro ha inagurato la nuova sede di Via Sicilia con una mostra dedicata a Saturno Buttò, pittore figurativo visionario e provocatore che danza tra i temi dello Spirito e del Sangue, del Sacro e del Sensuale, dell’Amore e della Morte

Così Valeria Arnaldi descrive la sua pittura

Vitale, vissuto, estratto, goduto, perfino rubato, comunque desiderato nel suo essere simbolo di “linfa” che dallo spirito arriva alla materia e viceversa. È il sangue il protagonista della nuova mostra di Saturno Buttò. Sangue che permea gli occhi e l’animo, pur nella sua assenza, descritto nelle forme che vivifica o, al contrario, “svuota”.

Sangue che colora il piacere fino a portarlo alla sofferenza, per poi di nuovo, in circolo tra vizio e virtù, farlo passare dalla sofferenza al piacere. A essere indagato, di opera in opera, è in realtà il rapporto tra vita e morte, meglio tra vita e non-vita, negazione del noto affrontato con la fede del mortale, ora canonica – e canonizzata – ora invece profana. L’aldilà si veste di mille facce differenti ma torna sempre al “motore” della materia, nella sensualità del suo essere manifesto di un Oltre. Anche da consumare

Sabato sera, dalle 18.00 in poi, ci sarà il finissage di questa personale. In tale occasione ci sarà la live performance di body art a cura di Sylvia Di Ianni, e ispirata proprio all’ultimo dipinto di Buttò.

Catacombe di San Castulo

A Roma esistono anche catacombe iellate, mai completamente esplorate e abbandonate a se stesse. Un esempio è quella detta di San Castulo si trova a un chilometro da porta Maggiore, esattamente sotto l’acquedotto di Claudio, all’altezza del Pigneto.

Secondo la tradizione Castulo, cubicularius, maggiordomo di Diocleziano, nascose parecchi cristiani, tra cui papa Gaio, nella sua casa del Palatino, adiacente al Palazzo Imperiale. Tradito da un certo Torquato, venne arrestato, torturato e sepolto vivo sotto una massa di sabbia, in una fossa sulla via Labicana.

Il corpo fu recuperato e sepolto nell’omonica catacomba,assieme al martire Statonico, visitata dai pelligrini sino all’ottavo secolo. L’ultima traccia documentale è nel Liber Pontificalis, in cui si narra come Pasquale I facesse recuperare le loro reliquie, per trasferirle a Santa Prassede

La catacomba si sviluppava su due livelli, sfruttando i numerosi cunicoli di antiche cave di pozzolana che erano oramai abbandonate; le gallerie si trovano 12 metri sotto la superficie e furono scoperte e documentate dal Fabretti nel 1672 che l’attribuì a Castulo grazie ad un iscrizione, di cui però si discute ancora l’autenticità

La catacomba, per la sua posizione, fuori mano e lontana dagli itinerari dei pellegrini fu dimenticata, e riapparve solo nel 1864 durante la realizzazione della linea ferroviaria Roma-Napoli

Numerose gallerie furono distrutte a causa dei lavori di sterro. Fortuna che il De Rossi tenne traccia dei ritrovamenti.

Altre gallerie furono trovate per caso a ridosso dell’acquedotto Claudio-Felice ed intorno al 1890 per la realizzazione della linea Portonaccio-smistamento.

Nel 1914 furono individuate gallerie riferibili alla stessa catacomba durante la realizzazione della chiesa di S. Elena.

Nel 1943 alcune bombe misero in luce altre gallerie; di fatto, ogni scoperta è stata distruttiva

Oggi le gallerie sopravvissute sono dimenticate e non valorizzata. Secondo racconti locali, più o meno fondate, dovrebbero esistere altre gallerie, utilizzate come cantine o depositi, ma mai esplorate.

Tuttavia, come evidenziato dalla foto, a ridosso dei binari della linea ferroviaria, dove questa viene scavalcata dalla Casilina Vecchia, nei pressi del Mandrione, nascosti dai cespugli si trovano alcuni cunicoli facenti parte del complesso cimiteriale che risultano recintati ed inaccessibili, come evidenziato nella foto che ho preso da un sito di amanti delle reflex

Chi sei tu

Per la prima volta a Roma, a cura dello Short Theatre 7, Chi sei tu, workshop a cura di Franko B, presso il Teatro India dal 3 al 7 settembre

Franko B, esponente di spicco della scena della Body Art mondiale è presente alla settima edizione di SHORT THEATRE con la performance

I’m thinking of you

e con un intenso e imperdibile workshop sull’esplorazione ed esposizione del sè come uomini e artisti, combinando performance fisica, suono e immagini.

L’occasione per incontrare un maestro che ha definito l’immaginario contemporaneo e di verificare i propri confini, fisici e immaginifici

I partecipanti dovranno portare 200 parole scritte su

chi pensano di essere

l’Ultimo giorno il workshop si apririrà al pubblico di SHORT THEATRE con una performance al Teatro India.

Il costo del workshop è di 200 euro per un massimo di 20 partecipanti. Il workshop è aperto a tutti, artisti e non. I partecipanti saranno selezionati in base alla data di iscrizione. Per iscriversi è necessario contattare il 340.6479392

Franko B, artista, performer, scultore, pittore e videomaker, nasce a Milano nel 1960 ma vive e lavora a Londra dal 1979. Ha studiato Belle Arti al Camberwell College of Arts fra il 1986 e il 1987 e al Chelsea College of Art fra il 1987 e il 1999. Il suo lavoro si è originariamente basato sull’utilizzo del sangue e sulla ritualizzazione della violazione del proprio corpo. In seguito la sua ricerca si è spostata verso una inclinazione più multidisciplinare, esplorando mezzi come video, fotografia, scultura, pittura, installazioni.

Le sue performance sono state rappresentate all’ICA di Londra fra il 1996 ed il 2008, alla South London Gallery fra il 1999 e il 2004, al Centre of Attention nel 2000, alla Tate Modern nel 2002, alla Ikon Gallery di Birmingham nel 2005, al centro per le arti contemporanee Arnolfini di Bristol nel 2007, al Bluecoat Centre di Liverpool nel 2008, al festival Contemporanea di Prato nel 2009. Ha esposto i suoi lavori a Zagabria, Città del Messico, Milano, Amsterdam, Anversa, Copenaghen, Madrid, Vienna, Bruxelles, Cork, Siena e più recentemente al Palais des Beaux-Arts di Bruxelles e al PAC di Milano.

Attualmente è docente di scultura presso l’Accademia di Belle Arti di Macerata e tiene lezioni presso numerose scuole d’arte fra cui la St. Martins School of Art di New York, la Ruskin School of Fine Art di Oxford e il Chelsea College of Art di Londra. Il suo lavoro è stato pubblicato in quattro monografie: Franko B (Black Dog Publishing 1998), Oh Lover Boy, (Black Dog Publishing 2000), Blinded by Love (Damiani Editore 2006) e I Still Love (Motta/Il Sole 24 Ore 2010)

Scrittori precari, Edizione precarie

 

Venerdì 31 agosto, in via Policastro 34, Roma, gli Scrittori Precari incontrano il pubblico con racconti e poesie

Scrittori Precari è un collettivo letterario collettivo che nasce nel dicembre 2008 come rivendicazione della centralità della scrittura e della sua condivisione attraverso la lettura pubblica, in particolare nelle forme di una narrazione in grado di declinare questi nostri anni sacrificati sull’altare della flessibilità: di una letteratura intesa dunque come forma d’impegno civile che sappia spezzare il ritornello della “crisi” con cui si continuano a giustificare i tagli e le disattenzioni reiterate nei confronti del mondo del lavoro, della scuola, dell’istruzione e della cultura.

I membri sono Gianluca Liguori, Simone Ghelli, Luca Piccolino, Andrea Coffami, Angelo Zabaglio, Alex Pietrogiacomi. Nel corso del 2011, per motivi personali e professionali, Piccolino e Pietrogiacomi si allontanano dal collettivo, pur continuando a seguire il progetto come collaboratori esterni.

Scrittori precari è anche un collante che riunisce con le proprie collaborazioni varie realtà italiane, e dimostrazione ne sono state le numerose serate di lettura organizzate nella città di Roma e il tour con cui abbiamo risalito l’Italia da Napoli a Milano nel 2009, nonché i numerosi ospiti che hanno partecipato nel tempo ai nostri reading e che collaborano col blog.

Da questa esperienza è nato anche lo spettacolo teatrale “Trauma cronico. Appunti per un film in terra straniera”, per la regia di Dimitri Chimenti e Andrea Montagnani.

Che dire ? Partecipate numerosi, per riflettere su ciò che siamo e su ciò che dovremmo essere

Lettera di Belisario a Totila

Gli uomini saggi e che apprezzano le leggi del vivere civile, sono soliti rendere adorne di belle opere d’arte le città che non ne possiedono; è costume invece degli uomini stolti di derubarle dei loro ornamenti, tramandando così ai posteri, senza vergogna, il ricordo della loro pravità.

Ora, di tutte le città su cui splende la luce del sole, Roma è la più grande e la più mirabile. Infatti essa è il risultato non dalla potenza di un solo uomo, ma di tutta una lunga serie di imperatori; l’unione dell’opera degli uomini più illustri, facendo uso di ricchezze infinite per tanti e tanti anni, l’hanno resa splendida dei capolavori degli artisti, raccolti in tutto il mondo. E quegli uomini, edificando questa città a poco a poco, la lasciarono, così come tu la vedi, ai posteri, a monumento della virtù del mondo.

Per la qual cosa, chi facesse oltraggio a tanta grandezza, si renderebbe reo di grave delitto verso tutti gli uomini dei tempi futuri. Infatti egli priverebbe gli avi del monumento del loro valore, e ai nipoti toglierebbe la possibilità di godere della vista delle opere eccelse degli antenati. Poiché le cose stanno così, tu devi confessare che necessariamente una di queste due cose deve accadere: o tu in questa guerra sei vinto dall’imperatore, oppure, se ciò può essere possibile, sei tu a batterlo.

Ora, se tu trionfi, distruggendo Roma non perdi però una città altrui, bensì la tua propria, o chiarissimo uomo: conservandola invece, tu puoi reputarti arricchito, a buon prezzo, del più splendido possedimento della terra. Se invece la fortuna ti sarà avversa, la conservazione di Roma sarà un buon motivo affinché tu trovi grazia agli occhi del vincitore, laddove la distruzione sua ti toglierebbe speranza di essere accolto con mitezza e di avere qualche vantaggio. Fatta l’opera, scenderà la sentenza del mondo, che in ogni caso ti giudicherà: infatti la bella o brutta fama dei principi dipende necessariamente dalle loro gesta.

Basilica di San Marco sull’Ardeatina

Il 20 settembre 1991, per un puro caso, l’erba medica, piantata per la prima volta su un terreno, rilevò, crescendo bassa i contorni di un edificio nei pressi della Catacomba di San Callisto, specificatamente sopra le cosiddette catacombe di Balbina.

Dalle prime indagini archeologiche, saltò fuori una basilica circiforme sconosciuta. Però, a differenza di quella sulla Prenestina, vi erano delle fonti che permettevano la sua identificazione.

L’altra era fuori della città, tra Appia e Ardeatina e doveva fungere come basilica cimiteriale. Il papa ottenne in dono dall’Imperatore Costantino terre ed arredi liturgici per ambedue le basiliche.

Fu facile fare uno più uno. Identificazione che permise anche di confermare l’attribuzione delle catacombe sottostanti a Balbina.

Infatti sia la Depositio episcoporum, l’elenco dei vescovi di Roma, contenuto nel cronografo del 354, un calendario illustrato di quell’anno, opera del calligrafo Furio Dionisio Filocalo per aristocratico romano di fede cristiana di nome Valentino, sia l’Index coemeteriorum vetus, una specie di catalogo ragionato della catacombe romane, parlano di un cymiterium Balbinae ad sanctum Marcum.

Cos’è che differenzia questa basilica dalle altre ? Il fatto che è la prima di fondazione papale, non imperiale. Il luogo non fu scelto in un funzione di una logica simbolica, definizione del nuovo pomerium, o economica, presenza di ville o palazzi dei Secondi Flavi, ma per una banale devozione privata essendo nei pressi di un’altra catacomba, dedicata ai Santi Martiri Marco e Marcelliniano, di cui, per ovvi motivi, il Papa era legato.

In più, l’opera non doveva celebrare la potenza della famiglia imperiale, ma essere utile all’ecclesia: quindi l’area ha avuto un utilizzo cimiteriale più esteso rispetto ai complessi di Costantino

Inoltre vi è la questione di dove è stato sepolto il Papa. Dagli scavi appare come alla basilica fossero addossato cinque mausolei, non a pianta circolare, ma edifici rettangolari a dotati di abside. Il che fa escludere la presenza di membri della famiglia imperiale…

Al contempo, al centro dell’abside, si trova una camera lunga metri 2,70, larga metri 1,40 e profonda circa 3 metri, coperta con volta a botte, che ospitava un sarcofago di marmo liscio, chiuso con coperchio a doppio spiovente.

Il papa era sepolto nei mausolei, magari assieme ai membri della sua famiglia, imitando i Secondi Flavi ? Oppure nella chiesa che aveva fatto costruire, come primo a beneficiare della protezione dei martiri ?

Basilica di Villa Gordiani

Edifici caratteristici della Roma costantiniana erano le basiliche circiformi ad ad corpus o ad corpora, cioè costruite accanto alla tomba di uno o più martiri, avevano la stessa forma dei circhi per le corse dei cavalli.

Il corpo basilicale era suddiviso in tre navate; le due laterali si congiungevano nell’emiciclo posteriore. Le basiliche circiformi note sono: la Basilica Apostolorum (l’attuale S. Sebastiano), di S. Agnese sulla via Nomentana, di S. Lorenzo al Verano e dei Ss. Marcellino e Pietro sulla via Casilina, quella ignora di via dei Gordiani e quella da poco ritrovata di San Marco sull’Ardeatina.

Basiliche che sono inserite in complessi comprendenti mausolei monumentali e catacombe.

Di tali basiliche colpiscono sia la posizione suburbana, sia la pianta, che difficilmente aveva connessioni con le cerimonie in onore del martire da parte dei pellegrini, visto che la sua tomba si trova decentrata rispetto alla chiesa.

Probabilmente la posizione suburbana dipende dalla volontà di Costantino di definire un nuovo pomerium cristiano, da contrapporre a quello pagano, delimitato da santuari pagani extra moenia, mentre la pianta era forse un richiamo al martirio di Pietro, nel circo neroniano, e all’idea che i martiri fosse gli atleti di Cristo che vincono il Tempo e la Morte, ottenendo la vita eterna.

Delle sei basiliche, la più affascinante è quella a via dei Gordiani, per l’aura di mistero che la circonda. E’ in una proprietà imperiale. Contigua a un mausoleo, simile a quello di Elena o di Costantina, in cui è stato sepolto un membro dei Secondi Flavi.

Vi è anche una piccola catacomba, a due piani, scavata nel cappellaccio, estremamente povera, con loculi per le sepolture e solo un paio di arcosoli

Però, a chi siano intitolati basilica e mausoleo si ignora… Come se fosse caduta una damnatio memoriae… Il che potrebbe far pensare che il titolare del Mausoleo fosse Crispo o di qualche Secondo Flavio vittima della notte dei lunghi coltelli che seguì la morte di Costantino.

Rimane aperta la questione del martire che tra l’altro, dalle sepolture trovare, risultò essere venerato sino all’alto Medio Evo, il che potrebbe far escludere che la sua catacomba sia stata dedicata a scismatici o a eretici, come quella di Novaziano

IN ART WE TRUST

ll comitato di zona 6 di Milano presenta :

“IN ART WE TRUST” a cura di Pietro Di Lecce

Luogo: Spazio Seicentro Via Savona n 99 Milano

Durata mostra: dal 26 Ottobre al 3 Novembre Vernissage dalle ore 18:30

Orari e Giorni per visitare la mostra : Dal Lunedi’ al Venerdi’ dalle 10.30 alle ore 18.30

Ingresso Libero

Mostra con catalogo.

“In art we trust” e’ un progetto ideato dal curatore Pietro Di Lecce per promuovere giovani artisti (circa una trentina)con spiccate qualità nell’ambito dell’ arte contemporanea italiana, questi muovono i primi passi in questo ambiente, partecipano a concorsi o semplicemente attraverso il web promuovono i loro lavori.

Nonostante la giovane eta’, o per alcuni la poca esperienza si puo’ scrutare in loro un potenziale  futuro professionale.

Alcuni di questi artisti, stanno sperimentando e proponendo la loro prima serie di lavori, nulla e’ ancora definitivo; nonostante cio’ si intravede un talento che se coltivato potra’ portare ad interessanti risultati.

La mostra diventa quindi una sorta di “statement” collettivo, nel catalogo saranno pubblicate tutte  le opere con i relativi siti degli artisti, dai quali si potranno leggere biografie e poter visionare altri lavori.

Uno dei diversi  intenti per questo progetto e’ quello di ripeterlo in diversi spazi pubblici o gallerie private per poter dare la possibilità di presentare un maggior numero di artisti possibili, per poter favorire un certo tipo di collezionismo giovane e per presentare gli artisti stessi agli addetti ai lavori, galleristi, critici e giornalisti.

ARTISTI IN MOSTRA :

Alessandro Torri

Andrea De Angelis

Anna Caruso

Antonio Marciano

Cecilia Granata

Costantino Giro

Dana Danica Ondrejovic

Daniele Duo’

Diego Tosi

El Euro

Erica Battello

Ester Grossi

Eva Reguzzoni

Fabrizio Cicero

Federico Lanaro

Francesco Liggieri

Fulvio Martini

Giordano Poloni

Giorgia Benazzo

Giulia Gi Vu’

La Fille Bertha

Luca Di Maggio

Manù Brunello

Marco Arduini

Massimiliano Errera

Matteo Beltrami

Mr. Mess

Nicola Alessandrini

Nicola Caredda

Paolo Labbra

Pesca

Piero 1/2Botta

Pietro Di Lecce

Silvio Riviezzo

Simone Fazio

Thomas Raimondi

E molti altri.

La rivolta del cammello

Come raccontato ieri, la vita politica romana nel Medio Evo era molto turbolenta… Probabilmente i nostri Veltroni e Alemanno sarebbero durati meno di due giorni

Forse la cosa più assurda che avvenne, fu la cosidetta rivolta del cammello.

Nel 1350, non trovando accordo baroni, magnati e popolino, fu richiesto al papa di mandare un legato, in modo da fare da paciere tra le parti.

L’ingrato compito fu affibbiato al Cardinale Annibaldo da Ceccano, nipote di San Tommaso d’Aquino e amico del Petrarca, che ottenne poteri straordinari per tenere sotto controllo il caos capitolino: il diritto di abitare nel palazzo pontificio,di usare il cerimoniale riservato al papa,di conferire cariche, di creare cavalieri e di togliere o comminare scomuniche.

Ma i romani non ne furono contenti: appena arrivato, in pellegrinaggio verso la basilica di San Paolo, fu vittima di un agguato da parte di alcuni balestrieri, che, buon per lui, sbagliarono mira colpendo il cappello cardinalizio.

Il peggio doveva ancora arrivare: quando Annibaldo decise di ridurre i giorni obbligatori di permanenza a Roma degli stranieri che volevano acquistare l’indulgenza,per ridurre l’affollamento a Roma e per sottrarre i pellegrini dalle grinfie dei mercanti che speculavano sui prezzi, i romani lo trasformarono nel loro nemico numero uno.

Mancava soltanto un pretesto per far scattare la rivolta… Il cardinale aveva la particolarità di possedere un cammello, con cui spesso girava per la città. Dato che non era una cosa proprio comune a Roma, una volta il popolino decise di approfondire lo studio dell’animale.

Approfittando del fatto che fosse custodito in uno steccato del quadriportico della vecchia San Pietro, organizzarono una gita di massa per osservarlo meglio. Addirittura ruppero il recinto, per carezzarlo-

Il custode dell’animale , preoccupato per il cammello, mandò al diavolo i romani che se la presero a male e cominciarono a lanciare sassi, frecce e lance contro il vecchio palazzo pontificio, quello costruito da Carlo Magno

Il cardinale Annibaldo, osservando il caos così commentava

“Che significa questo? Che ho fatto io? Vedi come date motivi, voi Romani, a che il papa ritorni da voi! In questa terra il papa non sarebbe signore: non sarebbe neanche arciprete! Siete tanto poveri quanto arroganti”

Frate Giovanni di Lucca, commendatore di Santo Spirito, accorse e riuscì a metter pace, minacciando la serrata dell’ospedale

Alla fine, il povero Annibaldo, per evitare l’ennesimo tentativo di linciaggio, scappò lungo la Casilina, lanciando l’interdetto sui romani che reagirono con pubblico pernacchione dal Campidoglio