
Come raccontato ieri, la vita politica romana nel Medio Evo era molto turbolenta… Probabilmente i nostri Veltroni e Alemanno sarebbero durati meno di due giorni
Forse la cosa più assurda che avvenne, fu la cosidetta rivolta del cammello.
Nel 1350, non trovando accordo baroni, magnati e popolino, fu richiesto al papa di mandare un legato, in modo da fare da paciere tra le parti.
L’ingrato compito fu affibbiato al Cardinale Annibaldo da Ceccano, nipote di San Tommaso d’Aquino e amico del Petrarca, che ottenne poteri straordinari per tenere sotto controllo il caos capitolino: il diritto di abitare nel palazzo pontificio,di usare il cerimoniale riservato al papa,di conferire cariche, di creare cavalieri e di togliere o comminare scomuniche.
Ma i romani non ne furono contenti: appena arrivato, in pellegrinaggio verso la basilica di San Paolo, fu vittima di un agguato da parte di alcuni balestrieri, che, buon per lui, sbagliarono mira colpendo il cappello cardinalizio.
Il peggio doveva ancora arrivare: quando Annibaldo decise di ridurre i giorni obbligatori di permanenza a Roma degli stranieri che volevano acquistare l’indulgenza,per ridurre l’affollamento a Roma e per sottrarre i pellegrini dalle grinfie dei mercanti che speculavano sui prezzi, i romani lo trasformarono nel loro nemico numero uno.
Mancava soltanto un pretesto per far scattare la rivolta… Il cardinale aveva la particolarità di possedere un cammello, con cui spesso girava per la città. Dato che non era una cosa proprio comune a Roma, una volta il popolino decise di approfondire lo studio dell’animale.
Approfittando del fatto che fosse custodito in uno steccato del quadriportico della vecchia San Pietro, organizzarono una gita di massa per osservarlo meglio. Addirittura ruppero il recinto, per carezzarlo-
Il custode dell’animale , preoccupato per il cammello, mandò al diavolo i romani che se la presero a male e cominciarono a lanciare sassi, frecce e lance contro il vecchio palazzo pontificio, quello costruito da Carlo Magno
Il cardinale Annibaldo, osservando il caos così commentava
“Che significa questo? Che ho fatto io? Vedi come date motivi, voi Romani, a che il papa ritorni da voi! In questa terra il papa non sarebbe signore: non sarebbe neanche arciprete! Siete tanto poveri quanto arroganti”
Frate Giovanni di Lucca, commendatore di Santo Spirito, accorse e riuscì a metter pace, minacciando la serrata dell’ospedale
Alla fine, il povero Annibaldo, per evitare l’ennesimo tentativo di linciaggio, scappò lungo la Casilina, lanciando l’interdetto sui romani che reagirono con pubblico pernacchione dal Campidoglio