Come raccontato altre volte, la storia politica di Roma del Medio Evo è tanto complicata, quanto poco conosciuta al grande pubblico.
Questo dipende da vari fattori: preesistenza di un amministrazione tardo romana e bizantina che probabilmente rimarrà in eredità nell’Alto Medievo, una continuità economica, interrotta soltanto con la cattività avignonese, fondata sul “turismo religioso”, il dualismo con Borgo e la sua amministrazione autonoma e con la burocrazia papale, la questione del particolarismo che a differenza dei comuni del Nord non è centrato sulle categorie produttive, ma sulle autonomie locale e di clan (rioni)
Già ai tempi di Carlo Magno, si parla di un’amministrazione autonoma capitolina, centrata sul ruolo del Consul, ma i limiti e i ruoli di questa non sono ben chiari. Però nel 1143, in linea con le grandi città italiane, Roma giunse alla costituzione politica del Comune , retto da un ristretto numero di famiglie , autodefinitesi Senato, le quali in circa 50 ressero collegialmente il Comune, cosa che nel 1151 portò alla costruzione del Palazzo Pubblico sul Campidoglio, per l’attività di governo dei Senatori.
Nel 1191 da 50 senatori, data la litigiosità del governo collegiale, si passò ad un solo senatore, per poi arrivare al 1238 con due senatori.
Questo sistema ricorda molto la fase podestarile delle città del centro-nord, a differenza che i 2 senatori non erano forestieri, ma appartenevano alla nobiltà Romana.
Nel 1227 per vedere formata una magistratura pubblica che cerca di mettere un freno al degrado dell’ordine pubblico locale.
Nel 1252 fu chiamato a rivestire la carica di Senatore il forestiero Brancaleone degli Andalò. Questi attuò una politica favorevole ai ceti popolari ed ostile alla nobiltà (ad es. fece abbattere la sommità di ben 140 torri) e redasse statuti che fissavano i diritti cittadini. Brancaleone, cacciato nel 1255 e richiamato nel 1258, morì tuttavia poco dopo.
Nel 1280 i “baroni”, i magnati locali, una decina la cui ricchezza, a differenza di Milano o Firenze, proveniva dall’agricoltura invece che dalla manifattura o dal commercio, realizza il colpo di stato che però degenera in una situazione di perenne guerra civile, che si tentò di risolvere con l’istituzione del governo dei 13 buoni uomini intorno al 1330.
Per porre fine a questa situazione nel 1347 il Campidoglio, sede del Senato, venne occupato da Cola di Rienzo, con l’appoggio delle milizie rionali.
Cola di Rienzo, propose quindi una politica basata su
limitare la violenza privata (applicando la legge del taglione per l’omicidio, chiunque ne fosse l’autore; infliggendo al propugnatore di false accuse la pena che questi reclamava per il calunniato; rafforzando milizie rionali mantenute a spese pubbliche, e guardie pubbliche per la sicurezza dei mercanti);
destinare le risorse pubbliche al sostegno dei cittadini (aiuti ad orfane, vedove, monasteri; granai pubblici ai quali ricorrere in caso di bisogno; divieto di demolizione degli antichi edifici, che dovevano essere conferiti al Comune);
stabilire nuovi rapporti politici con i baroni e con le città vicine (che essi tenevano infeudate)
Ora o che Cola volesse fungere da proconsole pontificio o volesse trasformare Roma in una sua signoria personale, però riuscì a scatenare contro di sè sia l’opposizione dei popolari,sia quella dei nobili.
Opposizione che portò al suo linciaggio nel 1354 si concluse con la sua uccisione durante un tumulto. Il legato pontificio Bertrand de Deux provò allora a prendere possesso della città in nome della Chiesa e ad annullare i decreti del Tribuno, ma la restaurazione non andò in porto e nel 1358 la città si organizzò in un libero comune di popolo che escludeva i magnati dalla gestione del potere e limitava l’ingresso dei ceti medi mercantili alle cariche pubbliche in una proporzione di minoranza di un “cavallerotto” ogni due popolari.
Nel 1363 furono redatti i nuovi statuti, di carattere eminentemente popolare, la cui promulgazione venne fatta il 20 maggio, ovvero nella ricorrenza del discorso che Cola di Rienzo aveva tenuto ai romani sulla piazza del Campidoglio all’inizio del suo governo, giorno che veniva ricordato con festeggiamenti pubblici, i romani sono sempre stati ondivaghi nelle opinioni politiche, con la forma di governo che si avrà sino a metà Quattrocento: un solo Senatore straniero affiancato da tre magistrati elettivi, i Conservatori, rappresentanti dei nuovi ceti sociali giunti al potere.
Da metà Quattrocento, vista la perenne instabilità politica e sociale, l’amministrazione migrerà verso quella particolare forma di Signoria che è il Papato.
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