Poeti e Poesia

 

Movimento Poeti d’Azione (1994 – 2012)

Rivista “Poeti e Poesia”

Casa Editrice Pagine

Lunedì 5 novembre 2012, ore 18

Piazza dell’Orologio, 3, Roma

<<I poeti di “Poeti e Poesia” scelti da Elio Pecora>>

Il poeta Elio Pecora, direttore della Rivista “Poeti e Poesia” (Editore Pagine), presenterà gli ultimi numeri editi della rivista ed alcuni autori da lui selezionati e pubblicati sulla rivista stessa maggiormente rappresentavi delle ultime poetiche in atto.

Seguirà un reading dei testi pubblicati a cura dell’attore Mario Donatone (attore ne’ “Il Padrino III” di Francis Fors Coppola).

Interverrà il critico d’arte Alessio Brugnoli sul tema:

“Ultime tendenze artistiche d’oggi oltre la crisi delle arti:il Movimento dei Poeti d’Azione”.

Leggeranno fra gli altri i propri testi poetici gli autori Vittorio Varano ed Alessandro D’Agostini.

Seguirà dibattito aperto al pubblico presente in sala.

Introduce e coordina Alessandro D’Agostini

Ingresso libero.
Info/Ufficio Stampa: +39 329 4287192
Pagina Facebook: http://www.facebook.com/groups/331043030637/

Lebbeus Woods

 

Ieri è morto il grande architetto visionario Lebbeus Woods. Tranne che su Domus, poco se ne è parlato.

Per onorare la sua memoria, cito le parole della Deleyva Editore, impegnata nella pubblicazione dell’opera più importante di Woods, Guerra e Architettura

L’11 agosto di quest’anno, Lebbeus Woods postava un secco intervento sul suo blog di poche righe, in cui, senza giri di parole diceva:

“I giorni in cui postavo regolarmente sul mio blog sono finiti.

Ci sono diversi motivi per questo. Per prima cosa, la mia età ed a questa fase della mia vita, con problemi di salute ed altro, tempo ed energie sono limitati.

Devo dire che per me è stato un privilegio aver potuto comunicare con così tanti lettori brillanti ed energici. È stata un’esperienza unica, a cui ho sempre dato molta importanza.

Grazie per tutto quello che mi avete dato.

LW.”

Rileggere queste righe a poche ore dalla sua morte ha un sapore amaro. Inutile girarci attorno oppure utilizzare formule di cordoglio: conoscendo per quel poco i suoi scritti, sono convinto che egli stesso avrebbe utilizzato quella parola così definitiva, guardandone ogni singola lettera, scrivendola e calcando la mano, se fosse stato necessario a ribadirla. Morte.

La lucidità con cui Lebbeus Woods cerca di rimanere aggrappato ai suoi progetti, alla sua vita, conscio che essa è ormai inevitabilmente compromessa dall’interno è l’ultima manifestazione della sua vitalità. La migliore che avrebbe mai potuto dare.

La notizia mi ha shockato più di quanto avrei mai potuto prevedere: il fatto di essere coinvolto nella pubblicazione in italiano di uno dei suoi più toccanti testi mi fa rendere partecipe all’evento più di quanto forse non dovrei.

Eppure, in questi mesi, mi sono sentito incredibilmente vicino a lui. Una vicinanza che ho condiviso con Alessia Rinaldi, Massimiliano Ercolani – che è il vero curatore del testo italiano -, Barbara Martusciello, Emidio Battipaglia, Luca Guido e molti altri. Addentrarmi nei suoi disegni, nei suoi testi, studiandone minuziosamente ogni sillaba, mi ha fatto conoscere non solo il teorico sperimentale, ma, credo, in parte anche l’uomo. In qualche strano modo, è forse per questo che la notizia ci ha colpito con così tanta violenza.

Soffermarsi sulla sua importanza e sul significato del suo lavoro sarebbe pleonastico.

Addio Lebbeus Woods.

L’iride di Alessandro Crapanzano

Il 9 novembre, presso l’HulaHoop Gallery, Roma, Via de Magistris,91/93 si inaugurerà la personale L’iride di Alessandro Crapanzano

(stampa alla gomma bicromata)

Mostra a cura di Togaci

progetto comunicativo

Lié Larousse

Frammenti di vita. Sorrisi che si spostano in transito scortati da attimi di trasparente gioia e risolutezza, primitivi istinti colti dall’occhio dell’artista Alessandro Crapanzano.

Questa è la strada intrapresa dal fotografo, studio derivato dalla necessità di ricercare ed elaborare nuove forme d’arte fotografica , impalpabile analisi dell’essere e dell’esistere, un’intensa indagine sull’uomo che da sempre , mosso da forze innate, popola la terra. Attraverso la sua opera fotografica, ingloba tutte le sue conoscenze passate, per rovesciarle in un unico progetto di lavoro, con una nuova consapevolezza artistica, riuscendo con grande concretezza e pura onestà a ristabilire con la tecnica antica della Gomma Bicromatata il giusto equilibrio tra arte fotografica e arte pittorica. Egli è un artigiano della pellicola, che si scarna delle conoscenze imposte e si veste di quell’istinto primitivo, che libera la mente dai dogma e ridona melodia ai pensieri, scoprendo l’anima dei protagonisti scelti dall’obiettivo, abbagliandone l’essenza celata in ogni figura ritratta. In una cornice di aria e luce , tra scorci di cielo e raffiche di vento , Alessandro Crapanzano prende per mano ogni passante, così che, passeggiare con lui ,con il suo sguardo sul mondo, equivale a sfogliare le emozioni catalogate in ognuno di noi, restando fermi. Nell’ osservare le sue opere è forte il richiamo ad una silenziosa ed ammirevole attenzione. Pertanto, nascosto in quel fermo transito di vita, che si lascia aggraziata scrutare, scovata nell’ attimo, nell’ istante in cui il fiato si ferma e rimpolpa lo sguardo, l’accortezza della sua ricerca, l’affanno della minuziosità dell’essere, la disperazione della sua fine è presente in tutta la sua arborea opera.

Alessandro Crapanzano rappresenta artisticamente con la sua opera fotografica quest’epoca di straordinaria e continua evoluzione, rendendoci complici e partecipi della sua innata creatività.

Alessandro Crapanzano

Nel 1993 per motivi di studio si trasferisce a Roma dove si laurea a “La Sapienza” e dove tuttora vive e lavora. Dopo alcune esperienze come fotografo autodidatta, cresce nella scuola di “Arte e mestieri di Roma” dove si specializza in fotografia digitale, analogica, e nella stampa alla gomma bicromata.

Predilige la fotografia paesaggistica ma introduce elementi introspettivi, giocati spesso su simbologie, mescolati con toni cupi.

Nella stampa artigianale alla gomma bicromata si è concentrato sopratutto sulla fotografia da ritratto.

 Lié Larousse

nasce in un circo itinerante, tra stoffe di taffetà ruvida, seta in baco e carta straccia.

Non sa che giorno fosse, né l’anno, né la direzione che prese il treno, spinto sulle rotaie forse dal canto stridulo di ogni palpitante sterzata o forse dalle urla del parto di un’ipotetica madre immaginata sotto ogni forma. Quel che è certo, è che, quell’ammasso di ferro, legna e carne in transito era vivo, colmo di saltimbanchi, clown, povere bestie , lustrini e paillette. Lié – faceva caldo, quello, si me lo ricordo, ma , fuori di qui , cara, un freddo, quello anche mi ricordo, e poi non insistere con me chiedi a Mr Freak ti saprà dire di più . Mr Freak alto tre metri la spostava di lato col bastone argenteo mal fermo, appena la vedeva sbucare dal nulla – fsthgrfth – farfugliava in un linguaggio incomprensibile. Lei continuò a chiedere. Chiese a tutti, ai giocolieri con le clave, al mangia fuoco con la tutina gialla aderente, alla signorina Edena la donna più bella dell’universo con tre capezzoli, al triste Robert col trucco sempre sciolto e il diario nascosto che solo lei sapeva dove trovare. Nebbia . Ombre. Nulla. Ogni risposta era una chiusura di porte senza maniglie, inerme ad ogni ingresso riappariva lui, fermo ad attenderla sul ciglio , sempre, l’incomprensibile Mr Freak.

Così oggi, ad un età inconsapevole, con i capelli spagliati di un colore incolore, mi presento a voi, mi chiamo Lié Larousse, racconto storie di vita vissuta dagli altri, studio del mondo com’era, qui dietro le quinte di un palcoscenico fluttuante, attraverso i miei occhi vi farò vedere l’idillio della vita degli esseri quali siamo dove conduce, col mio unico ricordo. Vero. Solo mio, che d’improvviso di giorno o in sogno mi appare, col profumo caldo di neve silenziosa .

Tecnica di stampa alla GOMMA BICROMATA

I principi su cui si basa questo tipo di stampa risalgono al 1855, e si fondano sulle acquisizioni del chimico francese Alphonse Louis Poitevin.

Il processo vero e proprio, messo a punto intorno al 1856, dall’inglese John Pouncy, resta praticamente inutilizzato fino alla fine del 1800, quando è ripreso da Alfed Maskell e da Robert Demancy che lo chiamano ACQUATINTA, per il colore assunto dall’acqua di spoglio.

I componenti principali sono: la gomma arabica (ricavata dalla resina dell’acacia), e il bicromato di potassio, più un pigmento, aggiunto per colorare l’emulsione.

Con questi composti viene prodotta un’emulsione sensibile alla luce, che viene stesa sulla carta, successivamente viene appoggiato sulla stessa, un negativo a grandezza reale dell’immagine che vogliamo riprodurre quindi si illumina il tutto con una lampada. Infine, tolto il negativo, la tavola viene messo in una vasca piena d’acqua. Dopo alcuni minuti, sulla tavola appare l’immagine positiva della foto.

Le immagini non sono mai ritoccate, il risultato finale e’ determinato solamente dalla tecnica usata.

Con questa tecnica si soddisfa il desiderio di utilizzare mezzi creativi svincolati dallo standard delle stampe di laboratorio.

Nella sua apparente semplicità, la stampa alla Gomma Bicromata richiede pazienza, dominio della tecnica, manualità e creatività

Considerazione sul Next Fest

Dopo un periodo estremamente complicato al lavoro, dove ho sviluppato istinti omicidi nei confronti di clienti e fornitori, finalmente posso ricominciare a tediarvi con i miei post.

In particolare, con un poco di ritardo, tiro fuori dal sacco una mia piccola riflessione sul Next Fest, evento che può essere visto come un Giano Bifronte o una di quelle illustrazioni che a seconda del punto di vista, può somigliare ad una vecchia decrepita o a un affascinante giovane.

Un grande saggio della Fantascienza Italiana, stavo per scrivere venerando maestro, ma forse il termine apparirebbe come ironico, quando invece ho molta stima per lo scrittore, avendone divorato i libri, lo ha definito qualcosa che ha poco a che vedere con il suo genere narrativo.

Cito testualmente

Io voglio mele e non kiwi. Posso volere i kiwi ma allora quelli chiedo e se un negoziante alla richiesta di un chilo di mele mi da un chilo di kiwi non ci sto

Dal suo punto di vista che non contesto, ha perfettamente ragione. Anzi, usando un linguaggio meno elegante, alcuni panel, come quello sul futurismo o sulla poesia o il mio sulle avanguardie, c’entravano con la fantascienza come i cavoli a merenda (tra l’altro c’era un mio vecchio amico dell’Università, detto Er Cloaca che aveva il barbaro coraggio di mangiarli alle quattro del pomeriggio)

Provo però a guardare il Connettivismo sotto un’altra prospettiva. Non un gruppo di scrittori di romanzi di fantascienza più o meno apprezzati dal pubblico, ma un esperimento mentale: il tentativo di ricreare in Italia l’idea di avanguardia, capace di contrapporsi alla frammentazione di saperi e culture che affligge il nostro paese e di ripensare l’Uomo e il Mondo in relazione ai cambiamenti epocali indotti dalla scienza e dalla tecnologia.

Tentativo incerto, che alcuni possono anche definire velleitario, ma che, per riuscire deve confrontarsi con il Passato, dal duplice ruolo di radice da cui trarre ispirazione e nemico da abbattere, e guardare alle altre forme espressive, come l’Arte, la Musica e la Poesia.

Solo così, per citare il buon Marco Moretti, il Connettivismo potrà diventare un meme.

Il Connettivismo è kiwi, non mela. Bisognerebbe ribadirlo con più forza e convinzione. La fantascienza non è un fine, ma un mezzo, una modalità espressiva.

E do sempre più ragione a Moretti… Bisognerebbe

Scrivere e declamare Fantascienza dal vivo, anziché esaurirsi in un interminabile vaniloquio sul declino di tale genere letterario, questo sì che è un coraggioso atto di Avanguardia!

L’Obama Romano

Do visibilità a una bellissima riflessione del buon Marco Di Renzi

È difficile spiegare a noi moderni quanto fossero organizzati gli antichi Romani. Ci guardiamo attorno. I volti delle persone che incrociamo sono diversissimi. Riflettono origini diverse. Ma queste persone non sono marinai, turisti o mercanti: sono abitanti della città. E sono tutti cittadini romani.

Quei volti ci fanno scoprire un meccanismo fondamentale del successo e della longevità di Roma su tre continenti: l’integrazione. Il breve discorso che leggerete adesso è stato pronunciato quasi duemila anni fa dall’imperatore Claudio, ma potrebbe essere stato letto nel nostro Parlamento questa mattina. E riguarda l’integrazione di etnie diverse: non soltanto nella società, ma addirittura in politica. Nel 48 d.C. l’imperatore Claudio concede ai notabili galli di poter diventare senatori e di sedere nel Senato assieme ai colleghi romani. Naturalmente i senatori romani si oppongono, ed ecco cosa risponde loro. E’ un discorso di un’attualità sorprendente:

A quale motivo si deve attribuire la rovina degli spartani e degli ateniesi per quanto forti sul piano militare, se non al fatto che respingevano i vinti come stranieri? Stranieri hanno regnato su di noi. Ormai i galli si sono assimilati a noi per costumi, cultura, parentele: ci portino anche il loro oro e le loro ricchezze, invece di tenerle per sè! Senatori, tutto ciò che crediamo vecchissimo, è stato nuovo un tempo: i magistrati plebei sono venuti dopo quelli patrizi, quelli latini dopo quelli plebei, quelli degli altri popoli italici dopo i latini…

In queste parole si può leggere non solo la tolleranza, ma addirittura il desiderio di accogliere e di integrare il “diverso” nella propria società. Davvero sorprendente. In tutto il Mediterraneo Roma ha aperto le porte ai popoli sottomessi, creando così una società multietnica. Multietnica, si, ma con una sola cultura “ufficiale”. La legge romana, il suo modo di amministrare ecc. non devono essere messe in discussione. Chi non fa sacrificio per l’imperatore, riconoscendo la sua autorità e quindi automaticamente tutto il mondo romano, si mette contro il sistema e viene considerato un nemico. Anche i galli che diventavano senatori non obbedivano alle proprie leggi tribali, ma a quelle di Roma. Questo è un dettaglio fondamentale per capire come Roma sia riuscita a diventare il melting pot dell’antichità. D’altra parte anche oggi quando uno straniero diventa cittadino di un altro Paese deve accettarne la Costituzione e le leggi con un giuramento quindi si accettano i diritti, ma anche e soprattutto i doveri stabiliti dalle leggi. E se quei doveri vengono disattesi da parte di qualunque cittadino, scattano le sanzioni. Sono le regole del gioco.

In un certo senso, fare regolarmente un piccolo sacrificio su un modesto altare dedicato all’imperatore equivale al giuramento di fedeltà in epoca moderna. Questo modo di pensare non è una dittatura: perchè ognuno dei sudditi dell’Impero, a casa sua, ma anche per le strade, è libero di parlare la lingua che vuole, vestirsi come vuole, adorare le divinità che vuole (nell’Impero romano c’è libertà di culto) ecc. Ma le regole e le leggi di basilari di Roma devono essere accettate e seguite: sono indiscutibili e uniche per tutti. Per fare un esempio, immaginate se al giorno d’oggi non ci fosse un unico codice stradale ma tanti, diversi, nel nome della libertà di tutti. Non si riuscirebbe a fare molta strada con la propria auto. Nel campo della religione, invece, i romani hanno un atteggiamento cauto e rispettoso, consci di come possa trasformarsi rapidamente in un problema molto serio. I romani non impongono nulla, ma hanno un approccio intelligente che permette alle religioni locali di continuare a esistere, con i riti e le cerimonie preesistenti. E’ sufficiente fare in modo che appaiano come “romane”. Così, ad esempio, un dio locale assume un nome romano. Insomma la religione non viene cambiata, le viene solo fatto un “restyling” inmodo che sembri romana.

C’è razzismo nell’Impero romano? Vedendo tutta la gente dai tratti diversissimi che popola ogni città dell’impero, vivendo gomito a gomito, la risposta è no. In effetti, anche dal punto di vista etnico l’età romana attua forse la più grande integrazione della storia. Non si viene discriminati per il colore della pelle. L’unica discriminazione è basata sul livello sociale al quale una persona appartiene e sui soldi che possiede. Ed è una discriminazione feroce. Per diventare senatori, ad esempio, bisogna possedere almeno un milione di sesterzi (circa due milioni di euro) e delle proprietà. La società romana è multietnica, perchè integra i vinti, non li discrimina nè li relega ai margini. I romani non solo non conoscono il razzismo, ma considerano la varietà etnica una ricchezza, perchè è la conseguenza di meccanismi sociali ed economici che garantiscono un futuro alla società romana.

I romani consentono agli africani di accedere alla ricchezza, al successo e alle cariche più alte del potere. Ovviamente il requisito di base è che siano diventati nel frattempo cittadini romani. Le opportunità di diventare imperatore per un africano sono le stesse di un italico o di un gallo. E così è avvenuto. Se vi capita di vedere un famoso dipinto su tavoletta che raffigura Settimio Severo con la sua famiglia al completo, una vera “foto di famiglia” dell’epoca, vi stupirete del colore della sua pelle: è molto scuro. Potremmo quasi considerarlo un “Obama” dell’Impero romano. Eppure nessuno ha obiettato sul colore della sua pelle. Nè sul fatto che parlasse il latino con un forte accento africano. Insomma, l’Impero romano fu capace di mettere un africano al posto più alto. Non si è mai visto un kenyota con in testa la corona del re d’Inghilterra, un peruviano con quella del re di Spagna, un congolese diventare re del Belgio o un polinesiano incoronato re di Francia. Nell’Impero romano questo è accaduto, più volte. Lo stesso Traiano è stato il primo imperatore non italico della storia: era nato in Spagna.

Scienziati, non aruspici

Nel Trecento, Carlo, duca di Calabria e primogenito del re Roberto D’Angiò, consegnò all’Inquisizione l’astrologo Cecco d’Ascoli a causa di un oroscopo negativo sulla figlia Giovanna, futura regina di Napoli. Detto fra noi, sospetto che più che un oroscopo, sarebbe bastato un poco di buon senso e di psicologia per capire di che pasta fosse fatta Giovanna.

In ogni modo, l’Inquisizione bruciò a fuoco lento il povere Cecco, a causa della superstizione. Dopo circa settecento anni, non è che le cose siano cambiate molto.

In Italia si condannano scienziati, a causa della loro onestà intellettuale, perchè non azzardano previsioni infondate.

A tal senso, do visibilità ad un intervento di Roby Guerra

Ultim’ora: è successo quel neppure il Mago Otelma avrebbe seriamente divinato. Oggi a l’Aquila, punto di non ritorno per la Democrazia italiana e nascita del nuovo ecofascismo dei maghi, leggi giudici e giustizia italiana nell’era orwelliana di Rigor Mortis, per dirla con Grillo, Renzi e gli indignados . Una Italia ora da rottamare, vaporizzare, liquidare e liquificare. Non siamo off topic, al contrario.

Non bastavano giornalisti in galera come Sallusti per diffamazione, un libro Falce e Carrello messo al rogo perchè scomodo a certa Casta, questi sono effetti di una nazione dove governano da 20 anni prima i giudici politicizzati e poi tecnici medievalisti non eletti dal popolo… eccetera eccetera…. A pochi mesi dal sisma shock in Emilia-Romagna, l’autorevolezza presunta dei paleotecnici nel mondo (sic!) dona alla comunità scientifica internazionale il premio Ignobel di una sentenza a l’Aquila contro Geologi, Ingegneri italiani, rei secondo l’accusa degna del Tribunale dell’Inquisizione che fu, di non avere previsto a suo tempo il terremoto de.. L’Aquila del 2009.

Mentre da anni e ancor di più dopo il terremoto emiliano, geologi ecc. di tutta Italia e del mondo denunciano quotidianamente che:

1. i terremoti non sono attualmente prevedibili.
2. il 70% del territorio italiano è a rischio sismico.
3. L’unica previsione è la prevenzione, possibile
4. Politici e Mafia l’unica scossa realmente devastante…. come insegna ogni sisma in Italia; parole, parole, parole, poi – e già anche in Emilia-Romagna i dubbi si amplificano- sulla cosiddetta ricostruzione ( e i soldi spariscono nel… ciberspazio…), facile previsione e rivelatore sarà l’Inverno imminente… In Giappone l’antisismico concreto sopporta magnitudo 9! In Trentino Alto Adige da decenni ormai esportano condomini quasi in legno d’avanguardia antisismico anche in Giappone, ovunque… tranne quasi in Italia.

E a l’Aquila condannano scienziati geolog… i perché non possono prevedere- nella metafora- quando la stupidità e la superstizione saranno finalmente psicoreati! In quella Repubblica platonica certamente neppure Stalin o Mussolini avrebbero osato tanto. Ma l’Italia del 2012 senza un governo democratico Sì! Medioevo prossimo venturo? Roberto Vacca ha sbagliato previsione… Medio Evo presente venturo.

A proposito, visto che nella Magistratura si da tanto credito alla divinazione, perché il CSM non propone al governo di reintrodurre il collegio degli aruspici di Stato ?

Spread

Come ormai tutto sanno, lo Spread è un indicatore economico che definisce la differenza tra i titoli di rendimento di uno stato e quelli di un altro paese. Nell’attuale lo Spread viene utilizzato per calcolare in punti base la differenza tra i BTP italiani e i Bund tedeschi. Questo perchè, anche grazie ad una serie di artifici contabili, la Germania è considerata un paese a basso rischio di default e quindi può considerato come punto di riferimento.

Da cosa dipende questo diffenziale ? Per un terzo, dalla stima che hanno i mercati della solvibilità dello Stato, un terzo dal premio di reversibilità dell’euro, ossia l’aspettativa di implosione della moneta unica, un terzo dall’effetto fuga degli investitori verso il Bund tedesco.

Analizzando le variabili, si può notare che soltanto la prima è dipendente dalle politiche interne del singolo stato: il 66% del valore dello spread dipende da fenomeni esterni e contingenti.

Nel caso specifico, dalla politica di Berlino che per salvare le sue banche, magari qualche europeista dovrebbe ricordarsi come nel 2011, a fronte degli stress test dell’Eba, furono bocciate in massa, ha messo i bastoni tra le ruote a qualsiasi tentativo serio di ristrutturazione del debito greco e provveduto alle svendita dei titoli di stato degli altri partner europei nel mercato secondario.

Ma almeno quanto fatto da Monti ha avuto successo ? No, perchè ha avvelenato i pozzi, distruggendo il futuro.

Invece di portare allo sviluppo e alla creazione di ricchezza, è stata fatta una politica economica recessiva a medio e lungo periodo.

Secondo le stime ottimiste dell’Ocse, l’Italia perderà entro fine anno un 2,4% del Pil. Nel 2013 e nel 2014 a fronte di manovre pari a 100 e 114 miliardi di euro che andranno a deprimere consumi e investimenti e a drenare risparmi, si avrà l’effetto contrario di quello voluto dai tecnici, ossia l’aumento del rapporto tra debito/PIL.

Quest’anno sarà pari al 120%, per poi passare al 123% nel 2013 e salire al 126% nel 2014. Detta in parole povere: per avere pochi spicci in tasca, un minimo incremento dell’avanzo primario, rischiamo a medio termine il collasso della nostra economia, dovuto al blocco delle retribuzione, all’aumento della disoccupazione, alla crescita della pressione fiscale e al taglio dei flussi di trasferimento pubblico, inteso come servizi e investimenti.

Collasso che è ben evidenziato dalle simulazioni sui poteri d’acquisto degli individui: se non avviene nessun evento strano nel bene o nel male, nel 2036 potremmo rieguagliare quello che avevamo nel 2007.

Neojappo

Questo pomeriggio, per puro caso, mi sono ritrovato a un mercatino jappo a Villa de Sanctis, nella discoteca che ha preso il posto del Fantaghirò.

Discoteca di cui non riesco a ricordare il nome: io sono un sentimentale e nella mente mi rimane sempre il vecchio pub dove bevevo le birrette con gli amici quando ero ragazzo e assieme a Marcolino e Silvanello, stracciavamo tutti a Dr. Why.

Girando tra le bancarelle, dove abbondavano gioielli fai da te, kimoni, vecchi fumetti e i pannelli in legno che riproducevano i personaggi dei cartoni a grandezze naturale, mi sono venute in mente delle riflessioni disordinate sul Pop Surrealism.

Come già scritto, ho il sospetto che in Italia questo termine sia diventato una specie di immenso calderone, in cui infilare tutte le esperienze figurative non riconducibili né alla tradizione, né all’iperrealismo.

E in cui, hanno un ruolo importante quelli che con un termine scherzoso, nessuno si offenda, si possono definire “capocciari” o in forma più neutra, neojappo: coloro che, analogamente a quanto successe agli impressionisti e a Van Gogh, citano e rielaborano suggestioni provenienti dal Giappone.

Qualcuno potrà storcere il naso, dinanzi al paragone tra Hokusai e i manga, ma all’epoca le stampe del vecchio pazzo per il disegno erano prodotti per un mercato popolare, come i fumetti attuali.

Però, rispetto a fino Ottocento, vi sono due differenze: il linguaggio neojappo attuale è molto più pervasivo e ha generato una sottocultura giovanile.

I capocciari non citano, ma fanno parte del linguaggio mainstream.

A fronte di questo, vi è il lato oscuro dell’omologazione. I quadri neojappo tendono a somigliarsi tutti e l’originaltà sembra essere schiacciata da un canone formale tanto opprimente, quanto accettato acriticamente

Roma visionaria ?

Ieri su Orwell, il supplemento culturale di Pubblico, è stato pubblicato un articolo di Christian Raimo. Tra le tante idee interessanti e condivisibili, però c’è stata una che mi ha lasciato perplesso. Cito testualmente

E strano pensare che se Los Angeles ha avuto Philip K. Dick e Londra James Ballard, a una città multistratificata come Roma non sia toccato un autore che sia riuscito a trasformarla in un luogo efficacemente fantastico.

Frase che è servita ad un introdurre una lode a Tommaso Pincio, condivisibile perché anche io trovo Pulp Roma un romanzo godibile e visionario.

Però… Premesso che mi chiamo fuori, ne Il Canto Oscuro descrivo la Roma di un Ottocento alternativo, non l’attuale, però l’idea che l’Urbe non sia scenario di racconti fantastici, mi pare profondamente sbagliata.

Da Un Marziano a Roma di Flaiano a Pan di Dimitri, vi sono decine di scrittori che hanno creato una città visionaria, ambientandovi racconti fantastici di ogni genere dall’horror alla fantascienza.

Perchè ignorarli ? Solo perchè molti sono stati pubblicati per case editrici indipendenti e non per i soliti grossi nomi ? Oppure è sintomo del solito rapporto problematico che esiste tra intellettuale italiano e fantastico ?

Falsi bersagli

Negli scorsi giorni, mi domandavo perché la Merkel avesse proposto un’idea piena di buonsenso come quella del “ministro delle finanze europee”

Non per questioni di pregiudizi, ma semplicemente perché una soluzione del genere, se eseguita seriamente, avrebbe danneggiato per prima cosa la Germania stessa, che avrebbe dovuto smettere di imbellettare il suo bilancio con trucchi contabili, rendendo così meno appetibili i suoi titoli di Stato.

Poi, leggendo i risultati del vertice europee, le cose sono diventate un poco più chiare: da buona prussiana, la Merkel ha ingannato i propri partner con una falsa esca, raggiungendo al contempo il suo vero obiettivo, il minare la costruzione del sistema di monitoraggio delle banche europee.

Ha impedito la definizione di un calendario condiviso, lasciando tutte la decisione sulla tempistica a ipotetiche riunioni future, il modo migliore per rimandare sine die, ha bloccato la questione della definzione dei criteri per decidere quali banche potranno fare ricorso alla ricapitalizzazione ‘diretta’ da parte del Fondo di salvataggio dell’Eurozona (Esm), da affibdiare a un comitato formato dai Ministri delle Finanze e ricordando la Legge di Old e Kahn

L’efficienza di un comitato e’ inversamente proporzionale al numero dei partecipanti e al tempo impiegato per raggiungere le decisioni.

Infine, la Merkel è riuscita a bloccare l’inclusione nel sistema di sorveglianza unico di tutte le 6.000 banche dei paesi dell’euro, comprese quelle locali e non ‘sistemiche’, ovvero le casse di risparmio, gli istituti di credito cooperativi e le ‘Landesbanken, ossia di quella discarica di scorie tossiche che ha provocato la guerra economica dei tedeschi nei confronti del resto dell’UE