In illo tempore, provai a scrivere un racconto a quattro mani con una mia amica. Venne fuori un’illeggibile ciofeca.
Perchè è difficile raggiungere un’armonia superiore quando idee e visioni della vita si contrappongono.
Per questa esperienza, ho grande ammirazione per le opere a quattro mani di Silvia Faieta e Natascia Raffio, in cui i loro stili si contaminano, arricchendosi a vicenda.
Il miracolo nasce forse dalla comune consapevolezza che per andare avanti in quel drammatico caos chiamato Vita, bisogna avere quelle rare doti chiamate ironia e disincanto.
Apprezzare ciò che si ha, nella consapevolezza che è transitorio e che prima o poi dovremo distaccarcene senza rimpianti. Essere consapevoli dei propri limiti e di quelli dei propri compagni di viaggio, da cui accettare con entusiasmo ciò che possono donarci, senza pretendere di più. Non perdere mai la volontà di sognare e rendere concreto ciò che ci accompagna ogni notte.
Ironia e disincanto che vivono in due forme e complementari: nel labirinto di segni, vitali e feroci come i capelli di Medusa, di Silvia e nelle maschere di Natascia, specchio di quel teatro che è il mondo, con i ruoli affidati a caso da un regista distratto.
Ogni volta che vedo le opere figlie del loro duplice ingegno, ho un’epifania, in cui mi tornano i menti quei vecchi versi di Yeat
Vivevamo soltanto ove s’indossa la casacca del buffone:
Tutti mutati, interamente mutati.
Una bellezza terribile è nata.
Grazie Alessio per le tue bellissime parole! Questo articolo è una splendida ed inaspettata sorpresa!
Parole magnifiche! Grazie
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