In quell’angolo smorto e abbandonato
dove da bambino tremando al boato
vidi il palazzo umbertino crollare
sezionando lente orme di speranza
un semaforo giallo batte il tempo
incerto metronomo stanco e ubriaco
Come un duro profeta nel deserto
affamato di crudeli locuste
e di erbe salate taglienti e amare
annuncia ignote ed oscure profezie
che il passante ricco di fretta ignora
e l’automobilista irato insulta
Solo un barbone lo guarda nella noia
interdetto dalla trama sfilata
di un arazzo che nominiamo vita
caos che ci illudiamo di regolare