L’orgoglio di scrivere fantascienza

Grazie a Simone Ghelli, scrittore che usa il sangue invece che l’inchiostro e le cui pagine sono lame che sezionano l’anima del lettore, ho scoperto questo articolo di Lethem

La domanda è bella e complicata a rispondere… Io, per l’Italia ho una mia personale teoria, che svicola da tutte le diatribe su Fruttero e Lucentini…

Per una serie di motivi che sarebbe troppo lungo elencare, la narrativa, in Italia, è sempre stata vista come un prodotto destinato ad élite. Ciò, oltre a porre pastoie a non finire sulla lingua usata e sulle tematiche trattate, ha sempre portato a guardare con sospetto prodotti “popolari”, ossia destinate al grande pubblico.

La Fantascienza, essendo letteratura d’idee e basata sull’utopia di dover dare forma al Mondo, è intrinsecamente popolare: per cui è vista come un corpo alieno dai “chierici” nella loro torre eburnea e dal loro presunto pubblico “selezionato”

E questo ha tanti impatti concreti: dagli scrittori di fantascienza che si vergognano di ciò che scrivono, spacciandosi per qualcosa d’altro, o al contrario che si buttano avanti per non cadere indietro, dicendo che nulla hanno a che vedere con la letteratura, alle case editrici che pur pubblicando narrativa sci-fi, si dimenticano casualmente di specificarne il genere o le librerie che ne nascondono i libri nei posti meno visibili.

E come risolvere il tutto ? Con tanta pazienza, con impegno quotidiano nella scrittura, perchè il riempire la pagina di schifezze è il modo migliore per danneggiare la causa, orgoglio di ciò che si è e utilizzando le tattiche della guerriglia culturale

I social media hanno quantità industriale di difetti, ma un gran pregio: parlare a tutti, al di fuori dei canali ufficiali. E proprio utilizzandoli al meglio, per mostrare il valore delle proprie idee e della propria scrittura, si possono rompere le mura del ghetto in cui la fantascienza è state confinata.

P.S. tanto che ci siamo, due piccole segnalazioni: una recensione del mio romanzo breve Noccioline da Marte e il fatto che Next, la rivista con cui collaboro è tre le finaliste della sua categoria nel Premio Italia

FANTASTICHE CREATURE – bestie e principesse alla Torre Medievale di Settimo Torinese

FANTASTICHE CREATURE – bestie e principesse alla Torre Medievale di Settimo Torinese

inaugurazione sabato 29 marzo 2014 ore 17.30

In occasione del decennale della riapertura, la Torre Medievale di Settimo Torinese, simbolo della città, diventa contenitore di esperienze, rappresentazioni oniriche e surreali appartenenti al mondo delle favole da una parte, dall’altra di reinterpretazioni artistiche che svelano la presenza di bestie e principesse nella realtà del quotidiano. Tra nicchie e scale ripide, i dipinti e le sculture dei dodici giovani artisti piemontesi dialogano con lo spazio e con il passato.

in mostra le opere di:

Daniele Accossato/Simone Benedetto/Silvia Cammarota/Simona Castaldo/Mario Celeste/Francesco Marinaro/Erika Riehle/Kristina Ramone/ Michela Ezekiela Riba/Jimmy Rivoltella/Federica Tortorella/ Stefano Simone

Torre Medievale di Settimo Torinese – Piazza V. Veneto

dal 29 marzo al 13 aprile 2014

giorni e orario di apertura: sabato e domenica 15.00-18.00-ingresso libero

info@pluribol.org – 388/487299

Il banale cyberpunk..

Quasi vent’anni fa, come corre il tempo, pur pensando a tutto, tranne che a scrivere, bazzicavo un newsgroup di fantascienza: come oggi, ci si lamentava della crisi della fantascienza italiana, della qualità delle traduzioni, ci si scannava sulla politica.

Tra le tante discussioni, fui coinvolto in una in cui la mia controparte, non mi ricordo assolutamente chi fosse, sostenava come il cyberpunk fosse una rivoluzione antropologica, quella che, in termini più recenti, sarebbe stata chiamata singolarità.

Espressi le mie perplessità, non ricordo neppure queste, e facemmo una scommessa: se avesse avuto ragione lui, gli avrei regalato una cassa di buon vino. In caso contrario, mi avrebbe offerto una cena di pesce a Fiumicino.

Ora, non ho voglia di abbuffarmi da Bastianelli al Molo o da Bacchus: semplicemente cerco di riflettere sul fatto sul perché il mondo cyberpunk, pur essendosi realizzato concretamente, sia molto più banale e mediocre di quanto descritto nei romanzi.

Come sempre, ha ragione il buon Lec, quando affermava

Non aspettatevi troppo dalla fine del mondo

Perchè il cyberpunk è stato metabolizzato dalla nostra società ?

Secondo me, i motivi sono tre:

1) Nonostante chiacchiere e proclami, l’impatto tecnologico deldel cyberspazio, è stato meno invasivo di quello delle rivoluzioni industriali. Non ha cambiato strutture economiche e sociali, ha solo amplificato parzialmente tendenze già in atto. Di fatto, non ci siamo trovati davanti nulla di ignoto o inaspettato. E’ stato una riforma, non una rivoluzione

2) La sua introduzione è stata graduale: di fatto abbiamo avuto il tempo di abituarci, adattando il nuovo alla nostra vecchia visione del mondo e creando gli opportuni meme per neutralizzare ciò che poteva metterla in discussione

3) Il postmoderno, antecedente al cyberpunk, ha alterato la nostra percezione del Tempo: non esistendo più il Passato e il Futuro, ma solo il Presente, non può avvenre nessun mutamento.

La domanda è: ciò varrà anche in caso di cambi di paradigma tecnologici e culturali molto più estremi, come la pervasività delle nanotecnologie o la nascita di IA consapevoli ?

Le mostre di Mariarosaria Stigliano

Sabato 29 marzo 2014 alle 18:30 si inaugura presso la galleria SMAC – Segni Mutanti Arte Contemporanea di Roma la mostra “Babylon City” dell’artista Mariarosaria Stigliano.

Catalogo Collezione SMAC n 6

Testi: Mara Venuto, Lucrezia Naglieri, Giorgia Sbuelz

Progetto grafico e foto: Bruno Parretti

SMAC – Segni Mutanti Arte Contemporanea,

Via Velletri, 30 – Roma

La mostra sarà aperta dal 29 marzo al 26 aprile

Tel/Fax: +39 06 64780359
Email: info@segnimutanti.it

Orari: Dal martedì al sabato
dalle 11:00 alle 18:00
e su appuntamento

Poi, dato che Mariarosaria raddoppia e non lascia, martedì 1 aprile 2014, alle ore 18,00 a Roma, presso lo Studio Arte Fuori Centro, via Ercole Bombelli 22, inaugura la personale

Seguendo il coniglio bianco, curata da Loredana Rea.

L’esposizione rimarrà aperta fino al 18 aprile, secondo il seguente orario: dal martedì al venerdì dalle 17,00 alle 20,00.

Per questa esposizione Mariarosaria Stigliano ha costruito un racconto noir dai toni intimistici e a tratti provocatori. Il punto di partenza sono i romanzi di Carroll ma la sua Alice è poco fiabesca e molto underground, che si muove tra la crudezza di una realtà fatta di violenza e sopraffazione e una dimensione onirica che non ha lieto fine.

I grandi lavori realizzati a grafite su carta o in tecnica mista (con una predominante di bianco e nero) suggeriscono le tappe emblematiche di un percorso iniziatico alla scoperta di sé in un mondo difficile da vivere tra solitudine straniante e inquietanti presenze. I personaggi creati dallo scrittore inglese si trasformano: Alice è ormai una giovane donna che deve affrontare le problematiche del presente, il coniglio è una figura maschile rassicurante e inquietante al tempo stesso, i fanti delle carte diventano soldati pronti a caricare, a delineare la complessità del vivere quotidiano.

Loverismo

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I nomina sunt consequentia rerum

così racconta una frase latina

che riflette profonda sul linguaggio

e sulle catene che lo legano

a ciò che in apparenza ci racchiude.

 

Se  un muro, un fiore o un’alba rosata

feriscono dure la percezione

nella lugubre e piena concretezza

che dire dell’evanescente amore

le cui piaghe uno scettico apostolo

non può contemplare stanco e impaurito ?

 

Impalpabile nebbia ci carezza

accompagnando nell’isola beata

i nostri sogni e ripide speranze

riempiendo il vuoto che segue rapido

ogni frammento della nostra vita.

 

La parola è uno specchio sporco e rotto

a cui sfugge il pio dono e  la  bellezza

del consacrarti stupito la  vita.

 

 

Horti di Mecenate I

mecenate

Gli Horti Maecenatis erano giardini di proprietà del buon vecchio Gaio Cilnio Mecenate potente consigliere ed amico dell’imperatore Augusto ed erano grossomodo all’angolo sud-occidentale dell’attuale piazza Vittorio Emanuele II. Confinavano ad est, con gli Horti Lamiani, come riportato dalle fonti letterarie e forse con i Maiani.

Non è chiaro dove finissero a Nord: i topografi si stanno scannando sul fatto che essi si estendessero su entrambi i lati dell’agger, il terrapieno difensivo a supporto delle vecchie mura serviane a nord e a sud della Porta Esquilina. Il fatto, però, che numerosi puticuli (fosse comuni) dell’antica necropoli esquilina siano stati trovati presso l’angolo nord-occidentale di piazza Vittorio Emanuele II, che si trova fuori della Porta Esquilina e dell’agger e a nord della via Tiburtina vetus, induce a ritenere probabile che gli Horti Maecenatis si estendessero a nord della porta e della strada, su entrambi i versanti del rilevato difensivo di età repubblicana ormai in disuso.

Ma come mai a Mecenate venne l’idea di costruire una villa, in un posto malfamato come l’Esquilino, deve la necropoli repubblicana era decaduta a livelli infimi, con i cadaveri esposti all’area aperte e i fuochi delle prostitute ?

In cui il fetore era talmente forte, che per esorcizzarlo, i latini eressero un tempio a Mefitis, dea che per gli osci presiedeva alla transumanza e ad accompagnare le anime nel regno dei morti, e che i romani trasformarono prima nella dea delle esalazioni vulcaniche (e quindi da qualche parte, nell’antichità, doveva esserci una sorgente termale o una solfatara nell’Esquilino) poi della puzza… Tempio che si pensa, pur mancando evidenze concrete, che sia dove attualmente vi è il capolinea del trenino dei Laziali.

Tornando a noi, Mecenate fece un delle più grandi speculazioni edilizie della storia… Tutti i vip della Roma dell’epoca desideravano avere una villa sul Palatino, ma lo spazio edificabile era terminato…

Poi, tutti i vari rami della gens Iulio Claudia, per accaparrarsi favori e prebende, avevano deciso di fare incetta delle domus accanto a quella di Augusto… Insomma, si poteva comprare ben poco e a prezzi folli.

Così Mecenate creò l’Olgiata dell’epoca. Con un tozzo di pane comprò i terreni della necropoli repubblicana, fregandosene di ogni tabù religioso spianò tutto, e dopo aver dato il buon esempio, cominciò a vendere a peso d’oro le nuove aree edificabili.

Fantascienza e ideologia

Dal mio modesto punto di vista, non c’è genere narrativo più ideologico della Fantascienza: non solo perchè, come tutta la Narrativa, propone schemi di interpretazione del Reale, ma anche perchè evidenzia, sia come pars distruendi, se continuate a fare così succede un casino, sia come proposizione, modelli di evoluzione del Mondo e della Società.

Ideologia, non politica: perchè questa è qualcosa di transitorio e di contingente, che varia a seconda del Tempo e dello Spazio.

Utilizzare il politico, come categoria per definire la fantascienza, ridurla a pifferaia della Rivoluzione o conservatrice del Potere Costituito, è come imprigionarla in letto di Procuste, sia in fase di scrittura, sia di lettura….

Perché la si lega alla Cronaca, mentre questa dovrebbe tendere alla Storia, proporre immagini che possano far sognare e riflettere ogni Uomo, come ha fatto il buon Verne, di cui oggi corre l’anniversario della morte

 

Tu sei

chagall-lovers-and-flowers

 

Tu sei

sintagma verbale

logoro dall’abuso

da tanti poeti

 

Tu sei precede

ogni paragone,

rendendoti simile

alla notte e al giorno

al sole e alla nuvola

alla nova e l’abisso

a due alberi

che i rami intrecciano.

 

Vorrei invece

che qualcuno cantasse

il vuoto che avrei

se tu non ci fossi,

perdendo il senso

della parola amore

 

O che si parlasse

del noi siamo

le solitudini

che si fondono

nell’armonia più grande

 

Ma non sono un poeta

Non sono capace

A narrare ogni cosa

Che mi sussurra di te

 

Non posso donarti

i mei versi,

ma le mie carezze i pregi

i miei difetti e i baci

Manifesto Gufista

gufismo

1 Noi vogliamo cantare l’invidia della gente contro il nuovo e l’inusitato

2. L’abitudine, la noia e il conformismo saranno elementi essenziali della nostra ricerca

3. L’Arte sino a ora ha tentato di rappresentare l’Ordine e il Divenire. Noi vogliamo esaltare il caos febbrile e il gorgo della stasi.

4 Noi affermiamo che la pochezza del Mondo si è ampliata di un nuovo chiacchiericcio: il vuoto che si scava nei social media, un rumore bianco che nasconde ogni informazione.  L’entropia è più sapiente di ogni messaggio.

5 Noi vogliamo inneggiare all’Uomo che vaneggia twittando, riempiendo di immondizia il cyberspazio

6 Bisogna che l’Artista esalti l’inerzia sociale, piangendo sulla propria spalla la solitudine, la povertà e l’incomprensione.

7 Non vi è Bellezza, se non nella Fuga. Nessuna opera che non esalti la passività, l’impotenza e la frustrazione non può essere un capolavoro. L’Arte è resa dinanzi all’abisso e l’ignoto.

8 Noi siamo nella voragine, schiacciati dal peso del Tempo, che ci imprigiona in catene da cui non possiamo liberarci.

9 Noi vogliamo glorificare l’italico armatevi e partire, il dimo, famo, annate, vera essenza del nostro popolo

10 Noi vorremmo distruggere i musei, le biblioteche, le accademie d’ogni specie, ma purtroppo ci hanno già preceduto.  E visto che continuiamo a vivere e creare benissimo senza di loro, vuol dire che possono tranquillamente restare rovine

11 Noi gufisti canteremo l’inno della tristezza e della malinconia, della nausea di vivere che è il vero motore della Storia e del nostro Tempo, un continuo e flatulento naufragare nel Nulla.

Alessio Brugnoli, pensatore

William Herbeff, pittore, puttaniere e photographer

Margaret Paresse, poetessa e performer

Luca Piccini, inguardabile stroncatele

Togaci (senza) Arte (e né parte)  

Postumano

Sempre per continuare l’interessante discussione sulle nuove vie della fantascienza, do evidenza a una piccola riflessione di Sandro Battisti

il brevissimo corollario alla mia visione è che l’umano non ha più nulla da raccontare. personalmente lo ritengo noioso, deja vu. Miro a descrivere l’inumano, non c’è nulla di più sperimentale dell’inumano

Ammiro l’ambizione di Sandro di narrare l’inumano e il postumano: è una cosa che mi riesce difficile.

Perchè, per far questo, bisogna essere altro da se stessi: rinunciare a tutto ciò che ci rende umani, dall’essere per la morte agli schemi mentali con cui rappresentiamo il Reale

Ed è una sfida incredibile rendersi alieni da sè: ciò che non è umano può essere comunicato ? Oppure ci limitiamo a creare semplicemente dei riflessi distorti di noi stessi e dei nostri confini ?