La Venere Esquilina fu ritrovata nel 1874 nell’omonimo rione presso l’odierna piazza Vittorio, in una sala sotterranea degli Horti Lamiani, da cui proviene anche il ritratto di Commodo come Ercole e il il vecchio Pastore che porta un agnello, in via Foscolo, all’altezza del Krisna 13. Probabilmente Massenzio, desiderosi di ristrutturare la Villa Imperiale, le aveva fatte trasferire in magazzino, in attesa della fine dei lavori. Purtroppo per lui, venne Costantino a rompergli le uova nel paniere.
All’epoca fu interpretata come Venere-Iside, in questi anni invece si sta affermando un’ipotesi alternativa: la statua come ritratto di Cleopatra.
Gli indizi sono numerosi: la presenza del serpente, richiamo all’ ureo, segno del potere regale dai faraoni ai Tolomei. Il vaso cui è appoggiato il panno di cui si è servita la bagnante per asciugarsi è di tipo egizio, posto su una cassetta di profumi ornata di rose, sacre ad Iside come ci racconta Apuleio nelle Metamorfosi.
Alcune imperfezioni fisiche, che danno l’idea di una donna reale, che ha appena affrontato una gravidanza. O il prognatismo del labbro inferiore, tipico della famiglia dei Tolomei
La statua dall’Esquilino risulta essere copia del tempo di Claudio (figlio di Antonia Minore, nata a sua volta da Antonio, futuro compagno di Cleopatra) dall’immagine dedicata da Cesare nel Foro che da lui prendeva nome, accanto al simulacro di culto di Venere Genitrice. Tra l’altro, dati i recenti risultati degli scavi archeologici, come gli elementi della base del monumento equestre di Cesare, che cavalcava un Bucefalo plasmato da Lisippo per Alessandro o le statue di Cesarione identificate recentemente, fa pensare che i timori di Bruto e Cassio non fossero così campati in aria..
Fu poi trasferita negli Horti Lamiani dal buon Caligola, nel suo tentativo di fondare la legittimità del suo potere, ricollegandosi alla regalità faraonica
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