Nella città precipita il silenzio
e non sentono i carri bestemmiare
le strade dipinte di ghiaccio e fango
Le sogno incatenate nella luce
fredda e eterna che cancella nere ombre
liberando gli spazi dagli affanni
Dipingerò la felina merlettaia
che si gode il sole nella stradina
dove abita la mia lattaia impicciona
pronta a inventarsi epifanie di amanti.
Mi somiglia dando forma a sublimi
inganni e vite possibili e ignote
Giù nell’osteria la suocera smette
di imprecare con quell’ultimo ubriaco
saziandosi la sua aspra fame d’oro
I tanti debiti l’affosseranno
e sprecherà le mie cose lo sento
di me non rimarrà traccia e memoria
Mi trema il pennello e si secca l’olio
se troppo ascolto il suono di pensieri
Mio figlio travestito alla turchesca
sbadiglia e incerto non rimane fermo
rendendo il tutto più lento e complesso
Tra poco la mamma verrà a portarlo
a letto, per navigare nel sonno
Se mai finirò il suo acuto ritratto
che ne penserà chi lo terrà in mano
quando saremo polvere e miseria ?
Il suo volto sarà qualcosa d’altro
e non saranno che flebili voci
soffi di vento, ignare opinioni
che il sogno muore dietro al sognatore