Nelle discussioni avute in questi giorni sul concerto dei Rolling Stones a Circo Massimo, spesso ho sentito dire
“Ce ne fossero di più de eventi così. Bisogna riportà la cultura a Roma”
E tutte le volte comincio a grattarmi la teste, perchè, ma è un mio limite, ho una diversa idea di cultura.
L’ho sempre vista come come l’insieme degli strumenti intellettuali, nati dalla riflessione e dall’esperienza condivisa, tramite cui una società interpreta il Mondo circostante e costruisce la sua identità.
Questi strumenti, che all’inizio possono nascere anche per motivi futili, forse Omero o chi per lui era il Keith Richards dell’epoca, devono trascendere il Presente e il sentire individuale, per sedimentarsi nel tempo, in modo che ogni generazione possa dare loro un valore, depurandoli dal particolare e rendendoli universali…
Con tutto l’affetto che ho per i Rolling Stones, non mi sembra proprio il loro caso: magari tra un paio di secoli, se ci si ricorderà ancora di loro, le cose cambieranno, ma a oggi mi sembrano appartenere più al dominio dell’Effimero che a quello della Cultura
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