Sul gruppo di fantascienza che bazzico su FB c’è stata, con qualche imprevisto, una colta e civile discussione sul Futurismo, da cui sono saltati fuori diversi spunti interessanti.
Il primo è relativo alla relazione tra Futurismo e Fascismo: sicuramente Mussolini ha preso idee e suggestioni da Marinetti, ma il Secondo Futurismo era una tale coacervo di idee e posizioni differenti che è una forzatura parlare di un’equivalenza uno a uno.
Vi erano futuristi fascisti, come lo stesso Marinetti, per convinzione o per desiderio di prebende: ma vi erano anche futuristi, tipo Dottori, che consideravano il fascismo come una pericolosa deriva bolscevica e sinistrorsa della politica italiana, altri, come Fillia, erano socialisti, altri erano comunisti o anarchici.
Caraccioli, futurista e dirigente di Bandiera Rossa, fu ad esempio fucilato alle Fosse Ardeatine.
Il secondo è sulla relazione tra Futurismo e Fantascienza… Sembra strano, ma negli anni Venti, a differenza di oggi, alla Fantascienza veniva data dagli intellettuali italiani grande dignità: per non citare i futuristi che scrissero diversi romanzi sci-fi, vi si dedicò anche il buon Dohuet, utilizzando quella forma di narrativa come strumento per diffondere le sue tesi sulla guerra aerea.
Fantascienza, quella dei futuristi che ebbe risonanza internazionale : ad esempio Metropolis fu ispirata da Raun, un’opera teatrale del Futurista Ruggero Vasari, scritta nel 1924 e pubblicata nel 1933 e le scenografie di Otto Hunte, Erich Kettelhut, Karl Vollbrecht furono copiate dai disegni di Sant’Elia.
Narrativa, a cui si sommano le suggestioni figlie di tanti manifesti, da quello dell’Aeropittura a quello sulla Ricostruzione futurista dell’Universo, la cui eredità si perse a seguito della damnatio memoriae che colpì nel 1946 il movimento, impoverendo la fantascienza italiana che si sradicò, dimenticando le sue radici
Paradossalmente le diverse eredità del futurismo (la teosofia di Marinetti, la cibernetica di Depero, l’anelito cosmico di Prampolini, il vitalismo tecnologico e transumano dell’aeropittura) hanno ripreso vigore sul finire degli anni Novanto, costituendo un forte retroterra culturale del Connetivismo
Mah, a dire il vero la questione:Futurismo come espressione del Fascismo, è superata oltre che stucchevole e forse priva di senso. Al di là delle opinioni personali che contraddistinsero questo o quel protagonista dell’unica avanguardia del 900 ( non solo Marinetti sposò l’ideologia ma lo stesso Balla, vale a dire, due dei firmatari del Manifesto), è nelle intenzioni, nell’estetica, nella dialettica che il Futurismo è speculare. Si pensi all’attrazione verso il volo, le grandi imprese di Balbo e D’Annunzio da una parte e l’aeropittura dall’altra. Si guardi alla visione propulsiva e a quella del dinamismo che animavano entrambi. A ciò si può aggiungere l’epica del conflitto, mai sentita una lettura futurista? SBAMM!!! BABABABABAAAAAAA!!!! Ruggiscono le mitraglie! Ma credo che per i futuristi parli meglio di ogni altra cosa, il loro Manifesto che recita al punto: 1 Noi vogliamo cantar l’amor del pericolo, l’abitudine all’energia e alla temerità.
Non so in che altro modo lo si possa intendere….
Che i due ambiti italiani fossero contigui è dimostrato anche da quella cappa di silenzio e negazione che lo ha ammantato per decenni.
Per gli stessi motivi, energia, pericolo, velocità, FUTURO, non poteva non essere terreno fertile per la fantascienza. Interroghiamoci piuttosto se tanta eredità sia stata degnamente raccolta sia in termini qualitativo contenutistici, sia numericamente.
Voster semper voster
il buon pier luigi non poteva condensare meglio i concetti sopra espressi, su cui mi trovo d’accordo. in ogni caso, è ora di andare oltre, non si può guardare indietro a 100 anni fa, anche se il messaggio futurista rimane attuale.
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