Premessa per i lettori: è un post politicamente scorretto, per cui, se volete, potete anche evitare di leggerlo
Nonostante il mio difetto, di aprire bocca su tutto e tutti, ho evitato di pontificare sulla questione Gaza, visto che la ritengo troppo complessa per essere liquidata dalle poche righe di un post.
Però, dato che il lo sfracellamento di cabasisi da parte di amici e conoscenti ha raggiunto livelli inimmaginabili, alla fine ho deciso di dare la mia chiave di lettura che è tutto, tranne che una verità assoluta.
E’ innegabile che la strategia israeliana, a lungo termine, abbia avuto successo: tutto si può dire, tranne che Gerusalemme sia attualmente accerchiata da nemici capaci di eliminarla.
La stessa Gaza, dal punto di vista militare, è poco più che una seccatura… Allora perchè Israele si ostina a seguire un rituale di escalation e rappresaglie che è di fatto strategicamente poco produttivo, non eliminando gli avversari e danneggiando la sua immagine internazionale ?
Dal punto di vista costi-benefici, sarebbe paradossalmente più utile una guerra asimmetrica, come quella condotta negli ultimi anni contro Hezbollah, ossia una seria di attentati contro i leader politici e militari di Hamas.
Lo stesso vale per Hamas: se non si vuole scendere a negoziati, ci sono mezzi più efficaci per danneggiare il nemico del lanciare a caso razzi di scarsa precisione e poca efficacia.
Sospetto che entrambi i contendenti stiano combattendo una sorta di xochiyaoyotl, la guerra dei fiori: gli aztechi combattevano delle battaglie rituali con vicini, a scopi religiosi, fornitura di prigionieri da sacrificare agli dei e da mangiare in un pasto sacro, e politici.
Questi erano soprattutto:
1) Mostrare la propria potenza agli avversari, per spaventarli in modo da evitare un aumento di intensità nei conflitti. Di fatto è quello che fa Israele. Il mostrare i muscoli a Gaza fa passare dalle mente strane idee a vicini rissosi
2) Aumentare la coesione sociale, con l’invenzione del nemico: senza la guerra continua, i conflitti tra le varie anime dell’ebraismo israeliano potrebbero accentuarsi e senza la scusa della lotta all’entità sionista, Hamas, corrotta e incapace come la maggior parte dei governanti palestinesi non avrebbe nessuna legittimità a governare
3) Assicurare una mobilità sociale e ricadute economiche dovute al bottino: gli effeti del moltiplicatore keynesiano legato alle spese belliche di Israele sono una componente importante della sua economia, mentre Hamas, senza la retorica della guerra continua, avrebbe una forte riduzione degli aiuti che in buona parte riempiono i conti in banca dei suoi leader.
Per cui, per cui siamo al paradosso in cui entrambe le leadership guadagnano più dalla guerra che dalla pace…Se si vuole risolvere la questione alla radice, per evitare anni e anni di stragi inutili, è necessario trovare un modo di rovesciare questo stato di cose.
a parte tutto il resto, mi sembra piuttosto terribile il paragone con le battaglie rituali azteche, considerato che per millenni gli ebrei sono stati discriminati/deportati/ammazzati _proprio_ perché accusati di omicidi rituali, e oggi capita meno di un tempo _solo_ perché hanno dato retta all’idea di Jabotinsky che l’unico approccio utile con gli antisemiti non è discutere ma imparare a tenere in mano un fucile