Come promesso, cerco di parlare un poco di più di fantascienza. Nei giorni scorsi si è dibattuto su quella che, scherzando, abbiamo chiamato fantascienza coatta, ossia il tentativo di recuperare sia il sense of wonder delle origini, sia una forza espressionista, capace di spiazzare il lettore.
Questo come si piazza nella mia scrittura ?
Ne Il Canto Oscuro e in Lithica, è difficile parlare di “coattismo”, perchè l’obiettivo era ed è riscrivere, in una sorta di delirio postmoderno, la narrativa di fine Ottocento: sia quella alta, è interessante notare come tanti paludati recensori non si siano accorti delle parodie di Flaubert e di Guy de Maupassant, il che pone qualche dubbio sulla loro conoscenza delle basi della letteratura, sia quella bassa; in Lithica si farà il verso a Verne, a Salgari e Conan Doyle, tanto che il buon Mycroft avrà il suo momento di gloria, sfuggendo all’ombra del fratello.
In Noccioline da Marte, invece, ho utilizzato un approccio più psichedelico. Forse le opere più “coatte” che sto partorendo sono quelle in collaborazione con il buon Giorgio Sangiorgi, sia per la modalità di scrittura, che ricorda quella dei gloriosi tempi di Amazing Stories, sia nelle forma e nei contenuti, in cui mi confronto con i temi della fantascienza classica, giocando però con le sperimentazioni linguistiche, con il montaggio e con ambientazioni inusuali…
Speriamo che il risultato sia divertente
L’ha ribloggato su The Connective World.
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