Purtroppo ho un formazione vetero marxista: questo mi dona uno sguardo sulle cose disincantato sulle cose che molto definiscono cinico. Roma è sempre stata una città a forti diseguaglianze: la crisi economica non ha fatto che polarizzare queste differenze, creando “zone privilegiate” e “zone marginali”.
Nelle prime, il tessuto sociale non solo ha resistito alla crisi, ma ha addirittura sviluppato una capacità di organizzare forti gruppi di pressione, capaci di influenzare direttamente o indirettamente la politica comunale.
Nelle seconde, il tessuto sociale si è invece sfilacciato, rendendo difficile l’aggregazione e la possibilità di far percepire le proprie istanze al Potere.
Veltroni, Alemanno e soprattutto Marino hanno adottato una politica cinica: pur andando al potere con i voti delle zone marginali, nel governare si sono appoggiati alle zone privilegiate.
Queste hanno fatto la parte del leone nella ridistribuzione delle risorse, mentre alle marginali sono stati tagliati selveggiamente i servizi, scaricandovi al contempo tutte le potenziali fonti di conflitto sociale.
Un politica basata sul servilismo nei confronti dell’alta borghesia, del clientelismo nei confronti della piccola e sul disprezzo nei confronti del proletariato che Gramsci non avrebbe esitato a definire fascista.
Come risultato, se i privilegiati sono tenuti lontani dalle tensioni o le gestiscono tramite una flessibilità sociale, queste fioriscono nelle aree marginali: come avviene spesso nella storia, invece di scaricarsi sul Potere, queste tensioni colpiscono i più deboli, l’equivalente del sottoproletariato, perchè i penultimi sono convinti che gli ultimi possano essere un pericolo per quel tozzo di pane che guadagnano con fatica.
L’Esquilino, nonostante i continui piagnistei dei suoi abitanti, per una serie di motivi, dalla sua gentrificazione alla nascita di una borghesia cantonese, appartiene alle aree privilegiate: basti confrontare i fondi del Campidoglio destinati al rione con quelli a Tor Sapienza o i progetti per Piazza Vittorio rispetto a quelli di Piazza del Quarticciolo.
E come risolvere il problema alla radice ? Le reti antirazzismo e sceneggiate varie, appartenendo alla sovrastruttura, non incidono sulla struttura: al massimo servono a tacitare la cattiva coscienza dei privilegiati.
Per agire sulla struttura, è necessaria una nuova politica di equità sociale, con investimenti seri nelle aree marginali, nel tentativo di ricostruire un tessuto sociale: una politica che abbandonando biciclette e pande rosse raccolga l’eredità di Petroselli e di Vetere.
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