Recensione a Navi Grigie

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Con un poco di ritardo, do visibilità alla bella recensione di Navi Grigie, fatta da Davide Del Popolo Riolo, autore di De Bello Alieno… Arrossisco nell’essere messo al fianco di Ted Chiang, scrittore dal grande spessore culturale e narrativo

In questi giorni ho avuto poco tempo ma, prima che il ciclone mi travolgesse, ho letto due romanzi brevi e mi è venuta voglia di condividere il mio giudizio.
Il primo è di qualche anno fa, ed è Il ciclo di vita degli oggetti software di Ted Chiang. Confesso che non conosco bene Chiang, perché non frequento molto la narrativa breve e lui, a quanto ho capito, non scrive romanzi lunghi.

Ne sono stato però davvero impressionato: non tanto per l’aspetto tecnologico, che mi è parso un po’ superato, anche perché credo che Second life e simili sia passata di moda. Quello che mi ha colpito è invece la profondità della riflessione etica, unita al nitore narrativo ed all’approfondimento psicologico dei personaggi. Sarebbe facile dire che è una riflessione sulle responsabilità che derivano dall’essere genitori, ma secondo me in realtà non è soltanto questo: Chiang ragiona sul dovere di chi crea, su che cosa significa essere maturi, sulla libertà e sulle responsabilità che ne conseguono.

Davvero leggendo questo romanzo mi sono chiesto che senso abbia perpetuare la separazione tra letteratura mainstream e letteratura di genere, perché Chiang qui affronta temi profondi e li svolge con grande padronanza del mezzo narrativo. Sinceramente non conosco bene la letteratura contemporanea Usa, ma dubito che ci siano molti autori oggi in grado di scrivere un’opera del genere.

Di tutt’altro genere è il secondo romanzo breve che ho letto: Navi grigie di Alessio Brugnoli, uscito proprio quest’anno.

Tanto Chiang mi ha colpito per la profondità della riflessione etica e per il rigore narrativo, quanto invece Alessio mi ha sorpreso per l’esplosività pirotecnica delle sue invenzioni. Se Chiang mi faceva pensare ad un capitello dorico, non posso non paragonare Alessio ad uno corinzio.

La Roma che ci descrive ci offre motivi di stupore ad ogni angolo, attraversata com’è da dinosauri domestici tenuti al guinzaglio dai loro fieri proprietari, muridi senzienti e dotati di intelligenza collettiva che formano gruppi musicali, quasi fossero mariachi, uomini di Neanderthal, vegetali assassini e, a questo punto l’elemento meno sorprendente, alieni che atterrano all’Esquilino e che, infatti, nemmeno sorprendono troppo gli abitanti, abituati ormai a tutto.

La seconda parte poi si svolge in una Roma post-apocalittica, in cui tribù umane, post-umane e decisamente non-umane si aggirano tra rovine recenti e vecchie di migliaia di anni, in uno scenario di decadenza che, Alessio ce lo fa capire alla fine, non è frutto di interventi esterni, ma che noi stessi ci siamo procurati.

Eppure anche Alessio, come gran parte degli scrittori di fantascienza, è dotato di un fondamentale ottimismo antropologico, e non rinuncia a farci capire che, nonostante tutto, l’uomo ha in sé le risorse per superare la decadenza, e tornare grande.

8 pensieri su “Recensione a Navi Grigie

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