A margine delle riflessioni di Davide Del Popolo Riolo su Navi Grigie, vi è stato un breve commento di Pier Luigi Manieri, che mi ha fatto arrossire.
Alessio Brugnoli ha il merito di scrivere. Merito che non è mai abbastanza riconoscere. Se ne frega da un pezzo delle classificazioni, specie quelle di genere. Ma cos’è la letteratura mainstream e la letteratura di genere? Alessio è narratore. Nel senso più intimo e più esteso del termine. Dà corpo a suggestioni che sono le sue e che nell’atto di esteriorizzarle, offre con un’efficacia che non è banale. Non cerca sovrastrutture lascia invece che il flusso, ininterrottamente si propaghi e il risultato sono queste follie che acutamente vengono definite “pirotecniche”.
I suoi romanzi sono un giro di giostra su un ottovolante coi freni saltati. Sono un Caproni in picchiata. Sono il mix lisergico di un René Magritte combinato con Giacomo Balla e Andy Warholl. Uno stile surreale e aeropittorico, lievemente pop e certamente d’ispirazione verniana. Inoltre ha il raro merito di non vergognarsi di guardare in casa propria. Le avventure all’Esquilino sono un autentico colpo d’ala.
Parole che mi hanno fatto riflettere sulla natura della fantascienza: spesso si dice che sia una letteratura di idee, ma questo, secondo me, significa depotenziarla.
Se uno vuole idee, non legge certo un romanzo, ma un saggio. La fantascienza è una letteratura di visioni: non mette in sequenza aridi ragionamenti, ma ispira vertigini, che costringono a guardare con altri occhi il Presente