Dopo un periodo di stasi, legato ai casini al lavoro, alle ultime revisioni di Lithica, che sembra possa uscire a metà giugno e alla raccolta di documentazione per il prossimo romanzo, ricomincio a buttar giù qualche post.
Strano a dirsi, parlerò della vicenda Pao e Linda. Ora, lungi da me demonizzare o irridere l’esperienza del Retake: ho collaborato attivamente con tale esperienza all’ Esquilino e senza timore di essere smentito, posso affermare che la maggior parte dei volontari sono splendide persone, che credono nell’impegno e nella valorizzazione del bene comune.
Il problema che questo calderone di positività è anche una calamita per la peggiore borghesia italiana, priva di orizzonte e incapace di guardare oltre la punta del proprio naso. Proprio l’avere a che fare con loro, con il la pochezza intellettuale e spirituale, mi ha allontanato dal movimento Retake.
Quello di Milano, è un caso, mi si dirà… No, è la testimonianza di un atteggiamento che si replica ogni giorno: è quello di chi si oppone con esposti, per parlare sempre di Milano, alla ricollocazione del «Teatro Continuo» di Alberto Burri a Parco Sempione.
O per parlare dell’Esquilino, che ha definito festa degli “zozzoni” la festa di Primavera di Piazza Vittorio o che guarda con disprezzo gli interventi artistici del Movimento dell’Emancipazione della Poesia.
Atteggiamento che nasce dall’ignoranza, perchè solo persone prive di cultura e senso estetico non sanno distinguere un’opera d’arte, tra l’altro in linguaggio semplice e immediato, da un imbrattamento.
Dalla pigrizia, perché basta navigare con lo smartphone, che non serve solo a pubblicare selfie con il raschietto e la paletto, per avere notizie di un murales citato da libri, documentari, articoli e guide turistiche…
Dalla spocchia, per il rifiuto di confrontarsi con gli abitanti della zona, che raccontavano una realtà diversa da quella da loro immaginata.
Dall’idea che Arte e Poesia siano qualcosa di inutile, fastidioso, da confinare in un museo vuoto o in libro che nessuno legge e non una forza viva che possa irrompere nel Quotidiano, dandogli forma e contenuto.
Dallo scambiare il mezzo, la pulizia, con il fine, ricostruire il tessuto sociale. Da un’idea totalitaria del decoro, in cui il grigiore dell’omologazione deve trionfare sulla diversità del colore, per creare una società di automi, in cui demonizzare ciò che non si comprende.
Per cui il vero retake, la vera lotta contro il degrado non deve cominciare sui muri, ma nelle coscienze: non solo di chi non rispetta il bene comune, ma soprattutto dei talebani che, con la scusa di difenderlo, sfogano sul mondo le loro frustrazioni
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