A volte sospetto di somigliare ai personaggi dei libri di Vitaliano Brancati: pieni di sogni, di ambizioni e aspettative, appena devono concretizzarli, però, si lasciano vincere dalla pigrizia, dalla paura del nuovo e dell’abitudine.
Per dirla come il buon vecchio Amleto
così il colore naturale della risolutezza
è reso malsano dalla pallida cera del pensiero,
e imprese di grande altezza e momento
per questa ragione deviano dal loro corso
e perdono il nome di azione
E ciò vale anche per le cose più banali. Per esempio, mi ripeto mille volte di andare qualche giorno a Torino; spesso e volontieri, trovo anche la motivazione, per partire, eppure, in un modo o nell’altro, posticipo, rimanendo prigioniero di Roma.
Per questo ammiro Togaci: ha avuto il coraggio e la determinazione di agire, compiendo ciò che non riesco a fare.
Togaci, a Roma, ha compiuto esperienze straordinarie, diventando una delle mamme dell’esperienza artistica underground. Ha scoperto artisti, lanciato spazi espositivi, aiutato avanguardie a muovere i primi passi, ha creato opere di straordinaria bellezza e spessore.
A contribuito a rendere l’Hula Hoop ciò che è: uno spazio di innovazione e dialogo, dove diversi linguaggi, dalla pittura alla letteratura, si confrontano e si arricchiscono. Il tutto in una realtà folle, in cui la ricchezza di idee convive accanto alla più gretta miopia spirituale, dove, come diceva bene Flaiano nel suo Marziano a Roma, ci si stanca presto di tutto, perchè secoli di storia hanno abituato a ogni cosa.
Nonostante questo, che farebbe tremare le vene e i polsi a tanti artisti e curatori meno dotati di lei, Togaci ha vinto la sua sfida. Molti, a posto suo, si sarebbero cullati sugli allori, tirando avanti, ripetendo e infiocchettando quanto già detto e fatto.
Invece, Togaci ha deciso di rimettersi in discussione, tornando nel suo Piemonte, per fondare un gemello dell’Hula Hoop, uno spazio che funga da ponte tra due realtà, che rappresentano lati diversi della nostra complicata Italia: Roma,magmatica, visionaria, indolente e Torino, elegante, intellettuale, recettiva dinanzi al nuovo.
Spazio aperto in Via Rocciamelone, 7 e che sin dall’inizio, oltre a contestualizzare e ampliare le esperienze romane, ha intrapreso una fruttuosa collaborazione con il MAU di Torino, primo progetto in fase di concreta realizzazione, in Italia, avente come scopo il dar vita ad un insediamento artistico permanente all’aperto collocato all’interno di un grande centro metropolitano, con in più il valore aggiunto di essere iniziativa partita non dall’alto ma dalla base, complice il consenso ed il contributo fondamentale degli abitanti.
Collaborazione che rispecchia una delle grandi ambizioni di Togaci: trasformare l’Arte in un linguaggio democratco, che esca dalla gallerie e dai musei per rovesciarsi in strada e tornare ad essere una componente essenziale dell’ Uomo.
Per questo questo Togaci merita la nostro ammirazione: per il coraggio di inseguire l’Utopia, gettando le basi per costruire spazi di dialoghi e confronto, su cui basare il Futuro.