No, non infierirò su Marino: sono sempre stato un suo avversario, non ho mai apprezzato il suo modello di sviluppo e gestione della città, ho avuto sempre forti dubbi sul suo spessore umano, intellettuale e morale e ho considerato la politica culturale della sua amministrazione degna di una scimmia sotto un trip lisergico.
Non voglio maramaldeggiare. Perchè la sua parabola rappresenta, al di là dei sui meriti e demeriti personali, una perfetta metafora della politica italiana: autoreferenziale, chiusa nei suoi egoismi di casta, incapace di proporre soluzioni ai problemi del quotidiano.
Casta che, per legittimarsi, non si basa più sulle ideologie o sui programmi concreti, ma si affida a uomini immagine, per abbagliare l’elettore e nascondere dietro un carisma, più o meno fondato, la mancanza di idee.
Uomini immagine che vengono usati come parafulmini, distraendo l’opinione pubblica con le loro inadeguatezze dalle colpe generali di un sistema politico arretrato e feudale, e scaricati, come capri espiatori di fallimenti più grandi di loro…
Marino è stato proprio questo: esaltato all’inizio dal PD, è stato poi buttato a mare, affinché la classe dirigente che lo ha usato potesse ricostruire una propria verginità.
Delle macerie che tale operazione ha lasciato, non sembra importare loro nulla… Tanto il compito di nasconderle, sarà del prossimo salvatore della Patria… Un circolo vizioso da cui non se ne può uscire, se non ripensando radicalmente gli strumenti della politica, della partecipazione e della gestione condivisa del bene pubblico.
Non leader impovvisati, ma impegno comune e condiviso… Perchè come diceva Gassman in un vecchio film di Magni, Scipione detto l’Africano
Scipione è grande, invece le repubbliche, pe’ sta’ in pace, devono esse’ fatta di gente piccola
Gente piccola che però si deve impegnare ogni giorno, nel costruire una società più umana e vivibile..