Operazione Europa

PalestrinaPalazzoBarberiniPozzo

Da poco è uscita per Elara Libri Operazione Europa, un’antologia, curata da Pier Luigi Manieri in cui autori attivi sulla scena della narrativa di SF italiana e da creativi di aree concomitanti come il cinema, il fumetto, l’animazione e persino il videogioco e la musica, hanno provato a immaginare un’Europa prossima ventura.

Antologia a cui ho partecipato, la cui pubblicazione è forse stata sottovalutata dagli addetti ai lavori, ma mi ha affascinatcome progetto narrativo, dato che riprende e attualizza uno schema nobile della letteratura italiana, le novelle racchiuse una cornice narrativa, che funge da loro filo logico.

Oltre a farmi riflettere su come un sogno, nato dal trattato di Roma, mostri sempre più crepe, incapace di rispondere con efficacia alle sfide di una società liquida e post-industriale, mi ha permesso di rivisitare tutto il mio immaginario pop, figlio di telefilm e fumetti.

E soprattutto riprendere una sfida che mi ha sempre affascinato: scrivere narrativa fantastica ambientandola nelle città di provincia, mostrando come ciò infici, ma rafforzi, le suggestioni dell’immaginario.

Il mio racconto è infatti a Palestrina, in cui futuro e rovine si affiancano, nella speranza di straniare il lettore

Il Barocco in Lithica

Ivo

Ogni tanto, qualcuno legge e recensisce Lithica; stavolta è il turno del buon Giampiero Stocco, che ringrazio per l’attenzione e che approfondisce il suo discorso sul suo blog

Intenso e ricco come la sostanza della Roma che è la sua città e la sua ispirazione, ma anche come un romanzo di Lovecraft, con qualche goccia di Poe e molto Stephenson. Questo è Lithica di Alessio Brugnoli. Un’opera non sempre facile o scorrevole, ma ricchissima di sfumature e particolari, godibilissima nel subplot di Beppe e Zerlina, quello che io personalmente ho più apprezzato, un po’più “pietrosa” appunto, o litica nelle parti che rendono omaggio ai classici del fantastico di cui sopra. Spesso ci si perde tra una fontana e una piazza fantasma alla Segno del Comando, ma si apprezza il tentativo di “summa” fantastica in chiave romana. E anche la cote’ steampunk, l’atmosfera verniana di sottofondo non guasta. Un bel 7,5 alle intenzioni, che diventa un sette pieno a lettura ultimata.

Giampiero ha ragione nel definire Lithica contorto, barocco, forse dispersivo: ma è una scelta stilistica ben voluta e ricercata. In una fantascienza italiana che negli ultimi anni si è assopita in romanzi quasi standardizzati, in cui lo stile si appiattisce e si è persa ogni volontà di sperimentazione linguistica, a volte è necessario osare.

Creare dei rizomi, delle reti di citazioni postmoderne che avvolgono il lettore, costringendolo, come dice il mio Ugo, a leggersi un’enciclopedia per capirci qualcosa, dilatare i tempi, è una ribellione alle trame lineari, ai personaggi fotocopiati e alla lingua da doppiatori.

Bisogna ritrovare il coraggio di osare: poi il rischio, come ovvio, è che non tutte

Sempre a proposito di coraggio, Davide Del Popolo Riolo riprende un vecchio discorso

A suo tempo ho fatto ad Alessio i complimenti per il coraggio: non è facile scrivere il seguito del proprio primo romanzo e farlo completamente diverso. Ambientarlo ancora a Roma, con un nuovo caso per il principe Conti e il valletto sarebbe stata una soluzione molto più “facile”. Alessio invece ha scelto una strada più rischiosa e ardua, e questo secondo me è molto apprezzabile

Come già accennato, riscrivere uno stesso romanzo, con piccole variazioni, senza rimettersi in discussione è una mancanza di rispetto sia nei confronti del lettore, che merita di leggere sempre qualcosa di nuovo, sia nei confronti di se stessi, bisogna rimettersi in discussione, sia nei confronti dei personaggi..

Se questi funzionano, con i propri pregi e difetti, perché non provarli in un altro contesto ?

L’Aureliano Buendia della politica italiana

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Incrociai Pannella un paio di anni fa, in una delle tante feste di Piazza Vittorio. Può sembrare ridicolo, ma la prima cosa che pensai vedendolo fu un

“Ammazza quanto è alto !”

Poi mi resi conto che quell’uomo, dal volto pieno rughe, emaciato, dai capelli bianchi raccolti in un codino e con due mani che sembravano palanche, mi accompagnava con le sue battaglie da quando ero nato.

Alcune le ho condivise, altre no, forse diverse le ignorate. Però, anche se non l’ho mai votato, gli rendo onore. Perchè Pannella è stato l’Aureliano Buendia, capace di participare a 32 rivoluzioni, di perderle tutte e di trovare il coraggio di intraprenderne una trentatreesima.

E con le sue sfide, folli, improbabili e visionarie, ha cambiato l’Italia. Di quanti, non dico dei soloni che lo sbeffeggiano su FB, ma dei tanti politici con cui ha incrociato le lame, si può dire altrettanto ?

Critica ?

corto-maltese-pratt

Nel mio mestiere, c’è un detto che dice

“Nessuno è mai stato licenziato per aver scelto un router Cisco o uno storage EMC”

Un invito ad andare sul sicuro, anche a scapito del risparmio o di prestazioni inferiori a quello di altre tecnologie. Situazione simili l’ho trovata nel mondo dell’Arte. Al di là di tutti i giri economici che vi sono dietro, è assai più semplici recensire un pittore che ha dietro una galleria nota o un buon curatore, che uno dell’ambiente underground.

Perchè nel secondo caso bisogna sporcarsi le mani, rimettersi in discussione, confrontarsi con il nuovo e con il diverso, rischiando anche di prendere cantonate, cosa che spesso accade.

Cosa che accade sempre più di rado e secondo me, questa mancanza di osare, di esplorare i lati oscuri ed eretici della ricerca, l’adagiarsi sul noto e sul presunto sicuro, è una della cause della progressiva perdita di forza propositiva dell’Arte Italiana, che ogni anno si provincializza sempre di più.

Un fenomeno simile temo che si stia realizzando nel mondo della Fantascienza Italiana: si scrivono saggi, più o meno profondi o eruditi, alcuni anche divertenti e ben fatti, ma che riguardano sempre i soliti noti: perchè manca il tempo, perchè manca la voglia, perchè ci abbiamo altro da fare nella vita e come dice Li er barista

“Legge ‘n libro novo me abbotta”

Insomma, le scuse per giustificare ciò abbondano. Però, se per alcuni è lecito che la critica si limiti a definire un corpus di auctoritas, con cui riempirsi la bocca all’infinito, cambiando solo l’ordine in cui vengono citate, per me invece è il suo fallimento.
Perché compito del critico non è guardarsi dietro le spalle, quello lo fa lo storico, ma intuire cosa si agita oltre l’orizzonte.

Roma e Fantascienza ?

Li Bai

In questi giorni, sono stato tentato di scrivere due righe su un articolo di Domenico Gallo, su come la fantascienza italiana ha descritto Roma, ma a causa del caos lavorativo e dell’impegno che sto mettendo nel portare avanti “Come un Tuono d’Estate” (a proposito, grazie a Mauro Valentini per gli spunti che mi ha fornito), ho sempre esitato.

Poi, ieri è nato mio nipote… Che emozione vedere quel bambino, così pacato, ma dallo sguardo tanto vivace, che somiglia così tanto a mia sorella infante… Insomma, ho avuto bel altro a cui pensare.

Però, visto che la condivisione dell’articolo, associato a una battuta scherzosa, ha scatenato un bel dibattito, non posso esimermi dal confronto.

Dal mio punto di vista l’articolo di Gallo, ben scritto e documentato, rappresenta la sua personale visione del rapporto tra Roma e Fantascienza italiana.

Alcune tesi le ho trovate condivisibili, altre meno, probabilmente non avrei citato Un Marziano a Roma tanto per far numero e perchè Flaiano fa figo e da un’aria di rispettabilità alla fantascienza, ma avrei parlato, partendo dalla vicende di re Farouk e dal Taccuino del Marziano, di come l’autore partendo dalla cronaca spicciola abbia creato un apologo disincantato sul tentativo fallito di una città provinciale di atteggiarsi a capitale internazionale, un elogio della disillusione, in cui si anticipa Warhol sul tema dei quindici minuti di celebrità e sul potere dei media di indirizzare l’opinione pubblica, in cui per citare l’autore

La parola serve a nascondere il pensiero, il pensiero a nascondere la verità.

O piuttosto che l’Urbe scontata e banale di Verso, forse avrei parlato di quella visionaria e trascendente di Battisti, o quella dei racconti underground del collettivo Li Bai, dal nome del poeta, fatto da ragazzi cinesi, immigrati di terza generazioni, che mischiando il cantonese al romanesco, creano una realtà fuori di testa.

Però in finale è una questione di letture e gusti: la questione vera è che la visione è quella dell’individuo Gallo… Potrebbero esserne ben altre e ben diverse dalla sua, di interpretazione sul rapporto tra Fantascienza e Roma e che potrebbero, citando un diverso pattern di autori, altrettanto argomentate.

Forse ci vorrebbe un libro, non un semplice articolo, per sviscerare il tema… Ma la vera questione, quanto è sensato spacciare una visione parziale, per quanto autorevole, con un’interpretazione globale ?

Non è che perdendosi i pezzi, guardando al passato, invece al presente, come sembra mostrare l’articolo di Gallo, la fantascienza non si fossilizzi in una sorta di canone, rinunciando a qualsiasi vitalità eversiva ?