Castro Ucronico

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Se nella letteratura ucronica il tema del Castro giocatore di baseball è stato abbondantemente sviscerato, tanto che nella cultura popolare americana è diventato oggetto di leggende metropolitane, quello più generale, di Fidel politico alleato degli Stati Uniti è stato meno trattato.

Forse, perché era stata nel 1959, una possibilità concreta, con parte degli USA impazzita per i barbudos. Il New York Times scrisse in un suo editoriale, che Castro era

larger than life

e che proveniva

not only out of another world, the world of fierce Latin passion, but also out of another century—the century of Sam Adams and Patrick Henry and Tom Paine and Thomas Jefferson

E lo stesso Castro sembrava essere favorevole a un accomodamento con Washington tanto da dichiarare, alla commissione affari esteri del Senato Americano, di non avere interesse a espropriare le proprietà USA, che l’influenza comunista sul suo governo fosse nulla e che entro quattro anni, Cuba avrebbe avuto libere elezioni.

Ma Ike, piuttosto che dare retta a Nixon, che definiva riteneva Castro un tipo strano, ma con cui si poteva trattare, preferì fidarsi della lobby dei bananari, con i risultati che sappiamo.

Invece, in un mondo alternativo, avvenire il contrario. Un mondo vengono realizzate le riforme del Partito Ortodosso, un mix di riformismo e populismo, dove Fidel è un dittatore analogo a Joaquín Balaguer, in cui i dollari americani, ricevuti con la scusa di combattere i comunisti, sono impiegati nella scuola, nella sanità e nelle infrastrutture.

Un mondo dove l’Avana è simile a quella descritta da Graham Greene, dove non essendo avvenuta la crisi dei Missili, Kruscev rimane al potere, portando avanti un’evoluzione cinese dell’URSS.

Dove in Africa ci si scanna con meno vigore, il modello riformista trionfa in America Latina e dove Allende è cacciato a pedate dalla Casa Rosada, ma non da Pinochet, ma da libere elezioni.

In cui un romanzo può essere costituito dalle memorie del Che, un mix di Aureliano Buendia, Long John Silver e Colonnello Kurz, scritte nel suo personale cuore di tenebra in Angola…

 

Ma Fidel non c’era, era in cordigliera da mattina a sera

 

E’ difficile parlare di Fidel, perché di fatto, ne esistono tre, sovrapposti e tra loro contraddittori. Il primo, è il Fidel reale.

Il politico del Partito Ortodosso, il quale aveva un programma che si potrebbe chiamare peronista, che dopo il golpe di Batista, seguendo la tradizione latinoamericana, ben descritta da In Cent’Anni di Solitudine, si dedico allo sport locale della revolution.

Preso il potere, sempre seguendo le abitudini dell’area, instaurò un regime militare, cercando di applicare il principi del partito Ortodosso, cominciando a espropriare le proprietà delle principali compagnie statunitensi (la United Fruit in particolare), proponendo risarcimenti basati sulla valutazione fiscale delle proprietà, che per molti anni le stesse compagnie avevano fatto in modo di tenere artificialmente basse.

Cosa che fece arrabbiare alquanto i leader Repubblicani: quando Castro visitò la Casa Bianca, Eisenhower rifiutò di riceverlo, lasciando a Nixon la patata bollente di incontrarlo, per cercare di capire se Fidel fosse comunista e filo-sovietico.

Nixon, che nonostante le sue paranoie, scemo non era, giudicò Castro naif, poco formale, levantino, ma con cui si poteva trovare un compromesso accettabile: ma tra i repubblicani trionfò la linea dura… E per non fare la fine del predecessore, vista l’ostilità di Washington, si gettò dalla parte di Mosca, con lo scopo di farsi mantenere a sbafo.

Scelta furba e rischiosa, che ha trascinato Cuba in situazione, come la crisi dei Missili o l’Operaciòn Carlota, di cui L’Avana ne avrebbe a meno.

Il suo capolavoro fu dopo il 1989, quando crollata l’Unione Sovietica, Fidel aveva perso tutti i santi in Paradiso: ma la sua intelligenza politica gli permise di sopravvivere.Per cui abbiamo un dittatore sud americano, omofobo, creatore di un regime duro, ma meno sanguinario di tanti suoi vicini.

Il secondo Fidel è il riformatore: dal punto di vista economico, il modello cubano, un mix di stalinismo e assistenzialismo è stato fallimentare: d’altra parte, tranne l’eccezione, molto peculiare di Puerto Rico, che non fa testo, non è che nei Caraibi il capitalismo abbia ottenuto questi risultati encomiabili…

In compenso, i suoi risultati nel campo della sanità e dell’istruzione, sono di tutto rispetto… Anche se in termini di prostituzione non c’è molta differenza tra la Cuba di Fidel e quella di Batista, sicuramente in termini di degrado sociale, non c’è paragone con Haiti.

L’ultimo Fidel è quello costruito nell’Immaginario Pop: grazie alla sua capacità di gestire la sua immagine, è diventato una delle icone del Novecento, trasformando la sua esperienza in un sogno di speranza e vita di migliore, ben diverso dalla realtà concreta dei fatti…

Ma alla fine, solo le Storie sopravvivono al Tempo..

Lella

 

Qualche giorno fa, quando ho saputo delle performance Logos in progress, mi era venuto in mente di partecipare… Ho accennato la cosa a Li er barista che guardandomi, ha detto:

“Embè, che je fai ?”

Io, con ingenuità, me ne sono uscito canticchiando

Te la ricordi Lella quella ricca
la moje de Proietti er cravattaro
quello che c’ha er negozio su ar Tritone…

Non me l’avessi mai fatto ! Ho rischiato l’insurrezione da parte di tutti i popoli e culture del bar, al grido di

“Ma che sei scemo ? Te linciano ! E’ ‘na canzone che esalta er femmicidio… ”

Ora, premesso che conoscendo le organizzatrici, sono abbastanza convinto di non rischiare la mia incolumità fisica, sono sempre più perplesso dell’interpretazione che viene data di questa canzone, che da bambino, sentivo cantare anche nelle sezioni del PCI.

Certo, narra la storia, cruda e tragica, del brutale omicidio compiuto da un amante respinto, ma è qualcosa di più…

Nun c’ho rimorsi e mò ce torno pure… ma nun ce penso a chi ce stà la sotto… io ce ritorno solo a guardà il mare

E’ una bugia che si racconta a se stessi… Lella è un canto di rimorso e di senso di colpa, che assieme al ricordo schiacciano il protagonista, che ossessionato, alla fine esplode, cercando un’empatia, un perdono, che sa di non meritare…

Un inferno in terra, che è degna punizione per il suo femminicidio

 

27-28 novembre “Merano Award Selection Roma” all’Acquario Romano

Esquilino's Weblog

rome1200x630Merano Award Selection Roma

27 – 28 novembre 2016 – Acquario Romano
Piazza Manfredo Fanti, 47 – 00185 Roma

Orari
domenica 27 novembre dalle 14 alle 21
lunedì 28 novembre dalle 12 alle 20

Biglietti
1 day Ticket € 20,00 +1,50 commissione
2 days Ticket € 30,00 + 1,50 commissione
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Comunicato Stampa
MERANO AWARD SELECTION ROMA
COMUNICATO STAMPA 18.11.16
Oltre 500 aziende vinicole selezionate tra nazionali ed internazionali e oltre 100 aziende
italiane di alta gastronomia, sono il cuore della proposta del Merano, ma non solo.
Dopo l’evento che si è svolto a Merano, dal 4 all’8 novembre, arriverà a Roma un incontro
imperdibile, il Merano Award Selection, il 27 e il 28 novembre nell’incantevole location
dell’Acquario Romano, dedicato a operatori del settore e ma soprattutto agli appassionati
del buon vino per conoscere da vicino tutto il meglio del Made in Italy, attraversando tutta
la penisola, con…

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I miei giochi di ruolo

 

Come sapete, in questi giorni sto supportando lo sviluppo di un gioco di ruolo ambientato nel mondo de Il Canto Oscuro: cosa che mi sta facendo riflettere su come il role-playing abbia in qualche modo influenzato la mia scrittura.

Credo di aver cominciato a giocare, come immagino molti con D&D, intorno al 1987 o giù di lì, nella modalità entra stanza, se c’è un mostro piccolo prendilo a mazzate e poi arraffa tutto quel che trovi, altrimenti scappa.

Il che immagino sia stato la causa primaria del blocco psicologico che provo nello scrivere il fantasy: tutte le volte che provo a buttare giù un qualcosa che, anche alla lontana, contenga draghi,nani ed elfi, mi sento un idiota e smetto

Negli anni Novanta, cominciai a giocare a Cyberpunk 2020: il che ha contribuito sia al mio amore per la fantascienza, visto che proprio per interpretare meglio il mio personaggio cominciai a leggere i romanzi di Sterling e Gibson, cosa che mi portò a scoprire La Macchina della Realtà e poi lo steampunk, e a molti dei miei futuri interessi professionali.

E continuo a pensare che quasi raggiunta quella data, il mondo descritto in quel GDR, in un modo eccentrico, si è realizzato: certo, all’Esquilino mancano i grattacieli, ma il melting pot di Blade Runner è una realtà concreta. Corriamo su e giù per il cyberspazio, anche se costituito da social media, e siamo sempre connessi alla realtà virtuale, non con un’interfaccia neurale, ma con un banale telefonino. E le lame di ceramica, invece che per la mortale katana del mio personaggio, sono usati nei coltelli che uso ogni sera per tagliare le verdure…

Dopo Cyberpunk_2020, passai, come molti a Vampire: The Masquerade, travolto, credo che questo sia il termine giusto in una fluviale avventura ambientata all’Esquilino, cominciata nel periodo etrusco, quando il mio gangrel ebbe qualche problema con un paio di gemelli troppo intraprendenti e terminato con il Gehenna, in cui scappava inseguito da un paio di antidiluviani, cercando di salvare le penne al suo compagno di stanza, un malkavian convinto di non essere un vampiro, ma un kriptoniano…

E in parallelo, mi dedicai, per il mio amore per Lovecraft, al buon vecchio Call of Cthulhu e sotto certi aspetti, il mio Lithica non è che una avventura sottoposto a una cura di steroidi…

Infine, mi dedicai a Paranoia, che, per chi non lo conoscesse, immaginate un mondo creato da Kafka, Stalin, Orwell, Huxley, Sartre e i Fratelli Marx… E forse, proprio dalle nottate passate a giocare partite demenziali e a bere birra, è nato l’umorismo folle che ogni tanto fa capolino tra le mie pagine…

Aper’a ballo

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Quest’anno, per motivi logistici e organizzativi, le Danze di Piazza Vittorio terminano alle dieci di sera i laboratori presso la Scuola Di Donato.

Tuttavia, per dare l’occasione a tutti di avvicinarsi al mondo delle danze popolari e per divertirsi assieme, dalle 19.00 alle 20.00, vi sarà un “Aper’a ballo” libero e gratuito.

In parallelo, per i secchioni e i canterini, sempre dalle 19.00 alle 20.00 vi sarà il laboratorio Radici ed emozioni nel canto popolare tenuta dalla competentissima Maria Serena De Masi, che riuscita nell’improba impresa di far cantare il sottoscritto.

In più, sempre in quella fascia oraria, vi sono i laboratori e lezioni individuali di tamburello, con gli ottimi Davide Conte e Mario Puorro, e di organetto, con il saggio Madana Rufo.

Dalle ore 20.00 alle 22.00, invece, come al solito vi sarà il laboratorio delle Danza popolari italiane e straniere..

Ben venga “l’urletto di dolore” di Sorrentino, ma l’Esquilino non è solo Piazza Vittorio!

Esquilino's Weblog

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Dopo le esternazioni del famoso regista Paolo Sorrentino  la sindaca  Raggi   ha risposto e  sono stati sbloccati per Piazza Vittorio quasi 3 milioni di euro dalla quota che era stata  destinata a quelle opere del Giubileo  che non sono state mai eseguite   e addirittura  qualche imprenditore, pare,  intenda farsi carico di progetti di riqualificazione e di gestione della piazza. Però vorremmo far notare che   Piazza Vitttorio più che di interventi costosi avrebbe bisogno  di un’energica ripulita , un’attenta sorveglianza  e la  gestione   oculata di tutti quei servizi  che in ogni parco  o giardino pubblico dovrebbero funzionare senza problemi, dalla pulizia alla salvaguardia del decoro urbano, dai bagni pubblici all’illuminazione, dall’area giochi ai recinti per i cani, dalla lotta allo spaccio di sostanze stupefacenti  al controllo  dell’abusivismo commerciale. Però sarebbe ora…

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Logos in Progress

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Sabato 26 a partire dalle ore 11 e fino alle 13, il rione Esquilino vuole dare il suo contributo alla ricorrenza della Giornata Mondiale contro la Violenza sulle Donne (del 25/11),offrendo una performance-istallazione di arte pubblica partecipata affidata all’ideazione e coordinazione dell’artista Barbara Lalle, con la collaborazione dell’architetto e docente Antonio Romano e dell’organizzatrice eventi e district reference Paola Morano, il patrocinio del Municipio I Roma Centro e grazie anche al supporto dell’associazione Crescere con l’Arte e vari intellettuali del rione e non solo.

Questa volta la performer costruirà, con la collaborazione e partecipazione dei cittadini, un totem che sia commemorativo per tutte le donne vittime di violenza e al tempo stesso d’ ispirazione alla sana pratica di usare le parole al posto delle mani.

Proprio per questo Barbara Lalle e i cittadini useranno per la costruzione, come fossero mattoni e in effetti lo diventeranno, dei libri portati in dono dai partecipanti. Saranno in numero tale che non possa essere più difficile trovare le parole che a volte mancano e che, in assenza delle quali, alcuni uomini si riversano sulle pagine tristi della violenza.

La costruzione del totem inoltre sarà accompagnata da letture dedicate alle donne, senza fare menzione della violenza che si vuole e si deve esorcizzare. I lettori proverranno da diversi ambiti: attori professionisti, docenti, professionisti e cittadini di diverse nazionalità a rappresentanza dell’essenza multietnica del rione Esquilino.

La performance verrà eseguita all’interno del giardino di Piazza Vittorio, nei pressi dell’area dell’anfiteatro.

I partecipanti sono invitati a portare un libro da lasciare in dono per l’esecuzione della performance.

Piazza Vittorio

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Andrea Segrè, che non sapevo abitasse a Piazza Vittorio, ha scritto uno splendido articolo, che condivido in pieno, su cos’è il rione Esquilino e su cosa non dovrebbe diventare.

Come raccontato tante volte, ciò che è adesso, non è frutto di un’improvvisa disgrazia o di misteriosi complotti, ma di un processo economico e storico, causato dallo spopolamento del centro storico di Roma, che poteva portare alla gentrificazione totale o alla sua trasformazione in una banlieue, ma per un mix di casualità e per l’impegno costante di tanti cittadini, dubito che esista nell’Urbe una rete sociale tanto attiva quanto pervasiva, si è invece trasformato in una realtà, certo con tanti problemi, che in verità si trascinano da decenni, ma ricca di stimoli e di vitalità.

L’Esquilino è uno spazio urbano e un luogo mentale e culturale, dove in soli dieci metri puoi passare a fare due chiacchiere con er Cambogia e poi con il regista di culto, un cui in dieci giorni si organizza un busker festival di beneficenza sotto i portici e in mezza giornata, si chiude una strade per vedere assieme una partita.

Un mix di miseria e nobiltà, di saggezza e follia, che vivono accanto e si arricchiscono a vicenda, in cui le contraddizioni di Roma, città barocca e cialtrona, sacra e sensuale, paesana e universale, sono portate all’eccesso.

Una complessità vitale antitetica all’omologazione imbalsamata voluta dai radical chic, che nasconde la fame del Nulla dietro la parola decoro.

E così applaudo alle parole del buon Filippo D’Ascola, ingegnere e artista di strada

Piazza Vittorio è più sporca, povera, bistrattata di Monti che le sta accanto, allo stesso modo oggi Reggio è stata classificata ultima città italiana per qualità della vita.

E’ per questo che amo Piazza Vittorio come amo la mia città, perché capisco l’importanza di un indicatore come la sicurezza del lavoro, molto meno il fatto che la “qualità della vita” di una città, di una comunità, dipendano dal patrimonio familiare medio o dalla quota di export rispetto al PIL. A Monti e a Bolzano ci sarà la qualità, ma posso assicurare che a Reggio e a Piazza Vittorio abbiamo in abbondanza quella cosa che si chiama Vita.

 

L’Associazione Donne di carta presenta: “NEL TUO CUORE C’E’ LA PIOGGIA” – Under Soul

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Mercoledì 23 novembre, ore 19.00

Drugstore Gallery: Pittura, Scrittura e Voci, Via Portuense 317

Mariarosaria Stigliano, pittrice. Marisa Fasanella, scrittrice. Le persone libro di Donne di carta. Un viaggio tra pitture e pagine dette a memoria. Un cammino in cui s’intrecciano le confessioni delle autrici sulla genesi della propria opera con una parola “altra”, più simile al gesto, con cui Maria Rosaria Ambrogio, l’archeologa, racconta le forme di un passato: la necropoli del Drugstore Gallery.

Il paradiso dei morti, l’inferno dei viventi. La scommessa è accostare in un montaggio inedito forme espressive diverse: pittura, parola scritta ma detta, parola orale mai scritta, scoprendo che ogni poetica crea un taglio di luce sul mondo. Segno, voce, pietra.

“Interessata alla transitorietà della figura umana in contesti urbani, relitti industriali ed interni di stanze, Maria Rosaria Stigliano sviluppa una personale tecnica pittorica in cui la superficie è graffiata da una combinazione di grafite, olio e smalti industriali.”

NarrAzioni di matita.

“Si dovesse riassumere in una formula la cifra stilistica di Marisa Fasanella, si potrebbe parlare di «espressionismo potenziale». […] una scrittura «predisposta all’urlo e alla violenza dei contrasti», ma che poi si raffredda preferendo «l’allusione ambigua all’enunciato diretto»:così accade in Nina, originale prova della scrittrice calabrese.”

NarrAzioni di parole. Solitudini invincibili, atmosfere da fiaba nera, macerie del cuore e del tempo: parole ombra e ombre di figure umane. Termina qui il Ciclo NarrAzioni, ideato da Donne di carta con la complicità e la sensibilità delle funzionarie della Soprintendenza, dott.ssa Laura Cianfriglia e dott.ssa Carmela Ariosto, che hanno accolto le proposte della nostra Associazione con cura e con attenzione. E un grazie speciale all’artista Bruno Parretti, che ha voluto accompagnarci.

Con il Patrocinio di Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e paesaggio per il Comune di Roma

Prenotazioni e info: info@donnedicarta.org – 338.290.73.96