Bone

bone

Uno degli effetti collaterali delle coliche renali è il tempo che sono riuscito a dedicare alla lettura di Bone. Avevo comprato quel tomo, stiamo parlando di più di 1300 pagine, a un’edizione di Più Liberi, Più Libri, nello stand della BAO, dopo una lunga discussione con un tizio che voleva appiopparmi Neonomicon di Alan Moore, che ritengo una delle opere meno riuscite del bardo di Northampton, non per i contenuti sessuali, che lo rendono simile a un fumetto erotico anni Settanta, ma per l’incapacità della sua scrittura citazionista e postmoderna, a differenza di quanto fatto con altri scrittori ne La Lega degli Straordinari Gentlemen, non è riuscito a entrare in risonanza con le radici profonde dell’orrore cosmico di Lovecraft.

Comunque, alla fine, più per togliermelo dalle scatole che per convinzione, afferrai il primo volume che mi era a portata di mano, per l’appunto Bone. Volume parcheggiato da anni nella mia libreria, più per pigrizia del sottoscritto che per mancanza di tempo, se si vuole, quello si trova sempre, finché in questi giorni costretto a letto, l’ho preso tra le mani…

E ne sono felice : Bone è un’infinita, fluviale favola, gestita con straordinaria capacità narrativa e grafica da Jeff Smith, che ha l’increbile dono di fare apparre come semplice, immediato, ciò che in realtà è complesso in maniera incredibile

Dal punto di vista grafico, Smith riesce in una stessa tavola a far convivere stili grafici totalmente differente, senza che ciò appaia disarmonico all’occhio del lettore e creando delle vignette di immensa suggestione ed equilibrio, in cui nessun particolare è di troppo, la perfetta incarnazione del Metron ariston, ottima è la misura, di Cleobulo di Lindo.

Dal punto della narrazione, Smith oltre a gestire un ampio numero di sottotrame e a passare con una facilità impressionante da un registro comico a uno drammatico, ha il dono di creare dei personaggi di cui ci si innamora, a cominciare dai cugini Bone: Fone Bone, il più inquadrato, serio e romantico dei tre, sempre pronto ad aiutare gli altri e fare la cosa giusta, con una smodata e incompresa passione per Moby Dick, Smiley Bone, sempliciotto, di buon cuore e sempre allegro, un anarchico fool elisabettiano, e Phoncible P. Bone detto Phoney, avido e astuto, sempre in cerca di un modo per far soldi, che è il motore immobile della storia.

Alla fine, rimangono due rimpianti: che la lettura sia cominciata così tardi e che sia finata così presto

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