La mia Palermo

igea

Come ogni anno, sono sceso a Palermo: città che con tutte le sue stranezze, eccessi e contraddizioni, che la rendono uno specchio esatto della vita, mi ha sempre affascinato e contribuisce a nutrire la mia narrativa.

Ne Il Canto Oscuro, una delle comparse è Don Fabrizio Corbera, Principe di Salina, Duca di Querceta, Marchese di Donnafugata, spedito, con la scusa di far d’ambasciatore, in dorato esilio a Roma, corroso dalla nostalgia per la sua Palermo

Oltre ad essere un omaggio a uno dei romanzi che ho più amato, Il Gattopardo, ed essere uno degli archetipi del Principe Padre, di cui condivide parecchi difetti e peculiarità, è uno dei correlativi oggettivi di Andrea: entrambi uomini di grande cultura e statura intellettuale, hanno difficoltà a integrarsi nella società a loro contemporanea, di cui, per pigrizia e disincanto, non condividono miti e valori.

In Lithica, la Palermo liberty dei Florio, di Basile, di De Maria Bergler appare sullo sfondo: è uno dei luoghi della memoria di Andrea, uno dei suoi tanti sogni di fuga dalla realtà e la destinazione di Thomas Edward Lawrence, bloccato a Minorca, che vorrebbe raggiungere il suo sodale Aleister Crowley, nel timore che questo, impegnato a sventare un complotto dei Beati Paoli, possa combinare qualche colossale casino nelle Catacombe dei Cappuccini.

In Navi Grigie, la Palermo borghese di Via Libertà e del Politeama è una delle location del romanzo, assieme all’Esquilino: se questo rappresenta il mondo travolto dalla singolarità, in cui nulla ha più senso, la metropoli siciliana è l’ultimo brandello di vita normale, in attesa di essere travolta dall’Apocalisse.

E il seguito di Navi Grigie, Una Giovane Anima, sempre basato su un’idea di Giorgio Sangiorgi, su cui lavoro a tempo perso, sarà proprio ambientato nel centro storico, tra Capo, l’Olivella, la Kalsa e Ballarò.

In Come un Tuono d’Estate, il romanzo esquilino a cui sto lavorando, è presente una scena, ambientata alla Cala, in cui lo scirocco nella torrida estate palermitana diventa una metafora di come la Storia e la Politica abbiano, per dirla all’Amleto

does make cowards of us all,
And thus the native hue of resolution
Is sicklied o’er with the pale cast of thought,
And enterprises of great pitch and moment
With this regard their currents turn awry,
And lose the name of action.

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