Di follia (dell’esperienza maturata come obiettore di coscienza in un ex ospedale psichiatrico) son piene le mie pagine, dai racconti ai romanzi. Ne è pieno anche il mio computer, saturo di materiali abbozzati che ho deciso di pubblicare qua, perché evidenziano la difficoltà di scrivere della follia senza cadere in luoghi comuni o in stupidi romanticismi, o addirittura in inutili sensazionalismi, che è davvero la cosa peggiore che si possa fare davanti al dolore degli altri.
Spesso, come in questo primo estratto, la condizione degli ex manicomi (il processo di smantellamento e il conseguente abbandono degli spazi) diventa materia per riflettere su altro, su ciò che accade al di fuori delle mura, in quello che per contrapposizione si definirebbe il “paese civile”.
Fumiamo così tanto che abbiamo la punta delle dita gialle di nicotina, in certi casi persino le unghie, ma non è che ci sia poi molto altro da…
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