Quando accenno a Sant’Eustachio, c’è sempre qualche simpaticone che pensa che sia il santo protettore dei baristi e dei bevitori di caffè. In realtà, pur essendo un personaggio leggendario, si parla di lui solo dal 1200 in poi, non essendo citato né nel Deposito Martyrum né nel Martirologio Geronimiano e la sua storia a troppe somiglianze con quella di alcuni bodhisattva da non fare pensare a una vicenda analoga a quella di Baarlam e Iosafat, in cui qualche nestoriano dalle idee confuse e pieno di entusiasmo, decise di rendere Siddartha un santo cristiano.
In ogni caso, la leggenda di Eustachio è troppo bella per non essere raccontata: si chiamava Placido ed era un generale romano. Un giorno, andando a caccia, capitò sulla rupe della Mentorella, dove è adesso è il santuario, in cui sono sepolti i cuori di papa Innocenzo XIII Conti e di Athanasius Kircher, vide uno splendido cervo: lo cominciò a inseguire, finché, all’improvviso, apparve una croce luminosa tra le corna dell’animale e sopra di lui la figura di Cristo che gli domandò:
«Placido perché mi perseguiti? Io sono Gesù che tu onori senza sapere».
Una persona normale avrebbe avuto un coccolone, ma Placido decise di convertirsi assieme a tutta la famiglia: si fece battezzare, ricevendo il nome di Eustachio (dal greco Eustáchios, “che dà buone spighe”); la moglie quello di Teopista (dal greco théos e pístos, “credente in Dio”); i figli, uno Teopisto e l’altro Agapio (dal greco Agápios, “colui che vive di carità”).
Dimessosi dall’esercito romano, come Giobbe fu perseguitato dalla sfiga: perse prima i beni, poi la moglie e infine i figli. Finchè, visti i problemi con i Parti, Adriano lo richiamò in servizio. Dopo le vittorie, però, gli fu ordinato di sacrificare a Giove Ottimo Massimo.
Eustachio si rifiutò, come d’abitudine venne torturato e portato al Colosseo, per essere divorato dai leoni, i quali, però, poco convinti del suo buon sapore, rifiutarono di divorarlo. Così, per dare un nuovo e opportuno spettacolo alla plebe di Roma, Adriano lo fece morire arroventato vivo nel Toro di Falaride.
Ora, essendo avvenuta la conversione di Placido in quello che sino agli anni Venti era territorio di Poli, ne è divenuto il santo protettore. E per celebrarlo, la prima domenica successiva a al 20 settembre, li viene organizzata la festa dell’ospitalità.
La mattina, con la processione, vengono rievocate le vicende di Eustachio. Il pomeriggio, dalle tre e mezza in poi, ogni vicolo fa a gara per offrire ai visitatori ogni genere di cibo: dai primi piatti tipici della cucina locale ai fagioli, ai vari tipi di secondo e di contorno, polenta, formaggi, porchetta, dolci e vino a iosa.
Ora, alla spicciolata, è probabile che le Danze di Piazza Vittorio organizzino una gita, per divertirsi e fare un poco di musica: anche se mi sarebbe piaciuto accompagnarli, per mostrare loro i luoghi dei miei romanzi, data la convalescenza di Manu, mi tocca dare loro buca… Però, in ogni caso, spero che si divertano e che brindino alla mia salute
posso fare il bastian contrario d’ufficio? ok, vado, grazie 😀
Adriano perseguitava i cristiani?? ma perché? al suo tempo si cominciava ad averne notizia di quella setta, ma le persecuzioni non erano ancora cominciate, o no? il fatto che in epoca antica non si avesse notizia di quest’Eustachio la dice lunga, secondo me, e comunque chissà quanti funghetti buoni nascono dalle parti della Mentorella 😀
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