Bilancio 2017

Mondo senza confini

Prendendo spunto dallo splendido murale di Mauro Sgarbi, “Il Mondo non ha confini” che ha realizzato a Torpignattara al 4° CTP (Centro Provinciale Istruzione Adulti) Via Policastro, 45, che ci invita a non rinunciare mai all’Utopia, con un poco di anticipo, domani partiamo per il Salento e avendo bisogno di staccare un poco dagli affanni del quotidiano, non mi trascinerò dietro il portatile, traccio il mio tradizionale bilancio dell’anno.

Dal punto di vista personale, inutile dirlo, l’evento principale è stato l’incidente di Manu: una sfida che ha rafforzato il nostro rapporto, rendendoci più vicini e ci ha aiutato a comprendere la vera natura di tante persone, al di là della maschera di ipocrisia dietro cui si nascondono ogni giorno.

Al lavoro, beh, non è che sia cambiato molto: non mi sento demotivato, ma irrilevante, con la strana sensazione che tutto ciò che faccio, di giusto o sbagliato, non abbia nessun impatto e valore. Sono invece fiero di quanto fatto con Le Danze di Piazza Vittorio: CarnevalEsquilino e la Festa di San Giovanni sono stati dei successi che cercheremo di replicare anche quest’anno. Lo stesso, per le nostre tante sonate in piazza.

Dal punto di vista artistico, l’anno è stato travagliato: se il progetto di riqualificazione di via Giolitti va avanti senza grosse polemiche, le iniziative nel Mercato Esquilino sembrano avere toccato diversi nervi scoperti.

Sinceramente, per una volta, vorrei capire a quali interessi abbiamo pestato i piedi: però, nonostante i parassiti che in quel caso si sono appropriati del lavoro e dei meriti altrui, se tornassi indietro, non cambierei nulla di quanto fatto per le installazioni di Lionella Masella.

E ritengo di avere combattuto una buona battaglia, contro la signora Giusi Campanini e gli altri consiglieri 5 stelle del I Municipio: non solo perché ho difeso a spada tratta un’opera d’arte, ma ho svelato le ipocrisia di una certa politica, che nasconde dietro i tanti slogan sull’onestà e la democrazia, l’amore per la menzogna, il rifiuto della partecipazione dal basso e la difesa dell’egoismo di pochi a fronte del benessere della comunità.

Per cui, proprio per non darla vinta a cotali soggetti, che sono fortunati per il fatto che, a differenza dell’Atene di Pericle, dalle nostre parti non si pratichi l’ostracismo, continuerò a portare avanti i progetti di street art nel Rione.

Come detto altre volte, mi piacerebbe replicare nel Mercato Esquilino l’esperienza di Muri di Carta, per evidenziare come questo, più che un non luogo, sia una fucina di idee, in cui ogni giorno si costruisce l’Italia del Futuro.

Avrei anche voglia di fare realizzare altri murales, in altre zone del Rione, come ad esempio a via Balilla, per celebrare la sua festa, che esalta la vera anima popolare, anarchica e creativa dell’Esquilino. E infine, organizzare una mostra convegno su quanto realizzato in ambito della street art e sulle sue prospettive future, occasione per fare finalmente esporre la Madonna di Aleppo di Beetroot.

In ambito scrittura, beh, siamo alle solite: ho buttato giù parecchi racconti, alcuni su Andrea e Beppe, che spero di riuscire a fare pubblicare, prima o poi. E sono impelagato nella stesura del mio nuovo romanzo, troppo lungo per partecipare al Premio Urania… Chissà se troverò qualche anima pia di editore, che in futuro voglia pubblicarlo..

Detto questo, buon 2018 a tutti !

Visti dagli Egizi

mennone

Uno dei grossi problemi per determinare l’orizzonte temporale dell’integrazione tra mondo minoico e mondo miceneo è la mancanza di fonti scritte, che possano aiutare a interpretare i dati ottenuti dagli scavi archeologici: la Lineare A è lungi da essere tradotta, la Lineare B sembra dare solo parziali informazioni contabili, i grafomani ittiti e luvi, visto che le vicende non hanno avuto impatto in Anatolia, le hanno ignorate bellamente.

In questo vuoto informativo, però vi è un’eccezione alquanto strana, proveniente da un luogo inaspettato: il tempio di Amenofi III. Ora, durante il Nuovo Regno, i sovrani si fecero seppellire nella Valle dei Re tra le montagne di Tebe mentre il loro tempio del culto venne edificato lontano dalle tombe, divenendo vasto ed importante e denominato anche Palazzo o Casa dei Milioni di Anni.

Tempi che non avevano solo un ruolo funerario, ma in cui veniva celebrato il culto del faraone, associato al dio Amon, anche quando era in vita. Ogni anno, infatti, vi veniva celebrata la cosiddetta Bella Festa della Valle, in cui il sovrano, con opportuni riti, evidenziava il suo ruolo di custode dell’armonia terrena e dell’ordine cosmico in conformità ai principi di Maat.

Proprio a causa di questa funzione, questi templi hanno una pianta e una decorazione standardizzata: vi è sempre presente l’incoronazione con il dio Thot che dona al faraone le varie corone, gli scettri e la titolatura completa, i riti giubilari del Heb-Sed, in cui il re d’Egitto rinnovava le energie e il potere nella lotta contro il Caos, le battaglie sostenute a difesa dell’Egitto, i viaggi e le esplorazioni in altri paesi per l’approvvigionamento di materiali rari, le nozze della regina con il dio Amon impersonato dal sovrano oppure il concepimento e la nascita dell’infante reale, dio e figlio del dio.

E Amenofi III, figlio del faraone Thutmosi III, straordinario conquistatore, e della Grande Sposa Reale Meritra Hatshepsut, non ha fatto eccezione. Lui, celebre per l’immensa forza fisica ma anche per la crudeltà, l’impetuosità e il temperamento collerico, poco incline ad interessi culturali e diplomatici e interessato a mantenere le conquiste territoriali del padre, fece costruire il suo Palazzo dei Milioni di Anni nella odierna località di Kom el-Hettan,sulla riva occidentale del Nilo, di fronte a Luxor in Egitto.

Questo tempio era rivolto ad est, verso il Nilo, ed era protetto dai due stranoti colossi di Memnone. Due grandi corti e tre enormi piloni in mattoni di fango portavano alla corte solare. Queste aree aperte contenevano altre statue di Amenofi III, almeno una sfinge della regina Tiy, statue di sciacalli e statue del re sotto forma di Osiride.

La serie di sfingi continuava dal terzo pilone alla corte solare. Questa corte era circondata da colonne di papiri in arenaria e da altre statue di Amenofi-Osiride. Queste statue, risalenti al 1380 a.C. contenevano liste di prigionieri provenienti da terre straniere.

Abbiamo così le seguenti liste:

  • An riporta toponimi di area siriana e delle principali potenze Babilonia, Mitanni, Karkhemish, Hatti, Arzawa) con cui Amenofi III combattè e strinse rapporti diplomatici;
  • Bn città-stato minori dell’area siro-palestinese, sudditi e tributari;
  • Cn con toponimi dell’area siriana e fenicia, anch’esse nell’orbita egiziana;
  • Dn toponimi non ancora ben identificati, che alcuni identificano con varie tribù del deserto;
  • En, la lista Egea, quella che ci interessa, in cui a destra vi sono due “prigionieri” recano l’indicazione “ Keftiw”, il nome tradizionale dei cretsi e “ Tanayu”, i Danai di omerica memoria, mentre a sinistra si leggono i toponimi: Amnisos, Micene, Tebe beotica, Messenia, forse usata per indicare Pilo, Nauplion, Kythera, Amnnisos e Lyktos

Cosa possiamo dedurre da questo elenco ? Per prima cosa, date le duplicazioni e il fatto che un soldato egizio da quella parti non si è visto neppure per sbaglio, è probabile che l’elenco possa descrivere i tragitto di un’ambasciata. Secondo, come all’epoca, di poco antecedente all’ultima distruzione di Cnosso e al passaggio del centro di potere a Chania, gli Egiziani percepissero Creta ed Ellade ancora come realtà distinte.

Che poi Creta sia stata dominata da una dinastia micenea indipendente dalla Grecia o da principi locali miceneizzati, è difficile dirlo. Terzo, dato il numero di luoghi citati, minori di quelle delle altre liste, da l’impressione come il potere in Grecia fosse in qualche modo accentrato: se poi all’epoca esistessero due stati, uno nel Peloponneso, con capitale Micene e uno a nord, con capitale Tebe, o un’unica entità statuale, non abbiamo modo per affermarlo.

Quarto, nella lista non è citata Atene: il che farebbe pensare, come, all’epoca, il sinecismo attico non fosse ancora avvenuto, altro dato coincidente con quanto affermato dalla cronologia tradizionale degli storici antichi.

Frank Castle

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Come sapete, sto diventando un drogato di Netflix e appena posso, mi guardo a oltranza le serie più assurde e improbabili, finché. all’improvviso, mi ritrovo a fare da spettatore attonito e rincrenito di qualsiasi cosa che riguardi anche lontanamente i supereroi

Per cui, approfittando delle ferie natalizie, mi sono fatto una full immersion di Punisher e la I stagione di Agent of Shield

Ora, non sono mai stato un grande amante di Frank Castle. L’ho sempre ritenuto un buon comprimario, utile a fare deflagrare le contraddizioni dei vigilantes di turno, ma le sue avventure in solitario non mi hanno mai appassionato.

Perché alla fine si rischia sempre la solita solfa, del giustiziere della notte che ammazza i cattivi… E il tono narrativo grottesco, alla Garth Ennis, all’inizio diverte, ma alla lunga diventa stucchevole. Però, nonostante questi pregiudizi, The Punisher mi è piaciuto.

La trama, benché non sia il massimo dell’originalità, però non ricalca i soliti stereotipi. La cosa più importante, poi, è come sono caratterizzati i personaggi: Jon Bernthal tratteggia non un uomo in cerca di vendetta, ma una persona spezzata, pieno di sensi colpa, ma che, nell’unico modo che gli è stato insegnato, cerca una redenzione.

Per Agent of Shield, beh, a dire il vero, l’avevo visto a spizzichi e bocconi su Rai 4, ma proprio per questa discontinuità, non l’avevo né capito nè apprezzato tanto. Invece, nella modalità concentrata, in cui mi sono affezionato ai personaggi e ho apprezzato le sottotrame, beh, debbo dire come mi stia piacendo.

E’ un prodotto pop, che diverte e sollecita il piccolo appassionato di fumetti nascosto in ognuno di noi…

Stan Lee: le dieci regole per il successo

KippleBlog

Stan Lee, uno dei più grandi fumettisti della storia nonché editore e produttore cinematografico e televisivo, ha ottenuto un successo artistico che in pochissimi possono vantare. Proprio per questa ragione, chi meglio di lui può dare i consigli giusti per ottenere successo come fumettista (e non solo)? Il seguente video è un collage di interviste fatte al grande fumettista ed illustrano le dieci regole d’oro per il successo secondo Stan Lee.

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Buon Natale

 

E’ la Vigilia ed è il giorno in cui si è più banali del solito… E io non faccio eccezioni…
Buon Natale a tutti: alle tante persone che mi vogliono bene e che mi sono state accanto in quest’anno complicato e anche ai troppi che, per un motivo o nell’altro, mi hanno trattato male… A loro auguro di ravvedersi e di riflettere sulle loro azioni…

Per tutti, proprio tutti un happy day,,,

Saturnalia

Saturno

Qualche giorno fa, nel giardino Confucio, un artista esquilino ha voluto ricordare a modo suo i Saturnalia, provvedendo, cito testualmente, a

” la togatura dell’albero sacro al dio Saturno (Shani) secondo la tradizione vedica”

albero sacro che sarebbe un ficus religiosa

Invitando poi i partecipanti

“a portare all’albero doni deperibili”

e

“annodare i propri auspici (nastrini neri) ai rami“.

Premesso che ognuno libero di elaborare le performance artistiche che vuole, anche se, diciamola tutta, questa non brilla di particolare originalità, quello che mi colpisce, trascurando i dubbi sulla conoscenza da parte dei romani del ficus religiosa, è il profondo fraintendimento culturale che vi è dietro.

I Saturnalia, infatti, hanno poco a che vedere con una dimensione cosmologica, come il nostro Natale, non coincide con la manifestazione del Divino nel Mondo, né con i rito agrari legati alla natura generatrice.

Gli Di indigetes del pantheon latino avevano invece una dimensione immanente, legata alla dialettica tra Natura e Cultura. Secondo la Storia Sacra dei romani, su Roma regnò per primo Giano con la sua compagna Camese che aveva la sua arce sul Gianicolo, che infatti veniva anche chiamato Regio Camesene. L’insediamento si estendeva su tutte e due le rive del Tevere a comprendere il Campidoglio, altra rocca che Giano avrebbe in seguito ceduto a Saturno, giunto nei suoi vagabondaggi nel Lazio

La rocca di Giano aveva il nome di Antipolis, quella di Saturno si chiamava Saturnia. Durante il regno di Saturno Roma sarebbe stata abitata da Siculi e questi verranno più tardi scacciati dagli Aborigeni e dai loro alleati Pelasgi. Gli Aborigeni che conquistarono il Palatino si sarebbero da allora in poi chiamati Sacrani mentre i Pelasgi fondarono sul Campidoglio i culti di Saturno e di Dis Pater. Secondo una versione alternativa i Sacrani avrebbero cacciato Liguri e Siculi dal Settimonzio.

l primo re degli Aborigeni è Pico che avrebbe sposato Canes, una figlia di Giano, e, a differenza dei precedenti sovrani, non risiede più a Roma ma sposta la sua reggia a Laurento. Successore o discendente di Pico è Fauno, il sovrano che accoglierà gli Arcadi di Evandro sul Palatino e il gruppo di genti del Peloponneso e della Troade condotto da Ercole a fondare una nuova arce sul Monte Saturnio. In questa stessa fase a Roma risiede Caco, figlio di Vulcano e, secondo alcuni autori, servo di Evandro, essere mostruoso che verrà ucciso secondo gran parte della tradizione da Ercole.

Una storia sacra, come si vede, in cui si celebra la contrapposizione tra eroe civilizzatore e il suo doppio, colui che rappresenta la libertà anarchica al di fuori della communitas: però i latini, pur facendo vincere l’eroe civilizzatore, sottolineavano come ognuna delle sue conquiste avesse un prezzo da pagare.

L’agricoltura di Saturno, la religio di Pico, lo ius gentium di Eracle, la fondazione della città da parte di Romolo erano sì passi necessari per la costituzione della Res Publica, ma anche delle perdite, delle rotture dell’ordine primigenio, basato sull’equilibrio tra Uomo e Natura.

Nei Saturnalia, in cui si riproponeva un tempo sacro, fuori delle regole di quello ordinario, si celebrava questa realtà primigenia, antecedente alla diffusione dell’agricoltura e alla creazione della Civiltà, in cui tutte le convenzioni del quotidiano erano sospese: non viene celebrato Saturnus, ma il tempo ante Saturnos.

Tempo sacro, la cui fine è scandita dal rito dell’accensione della ceri e dell’apertura delle porte dei granai, le ianua, e la distribuzione del farro alla cittadinanza: da una parte, per citare Macrobio

hoc principe ab incomi et tenebrosa vita quasi ad lucem et bonarum artium scientia editi sumus (le candele stanno a significare che grazie a quel principe ci elevammo da una vita informe e oscura alla luce e alla conoscenza delle arti liberali)

Dall’altra si ristabilisce il domino di Giano, il signore del divenire e del Tempo Ordinario, con i suoi ritmi e regole.

Stargate: Origins, il primo teaser trailer

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Stargate: Origins segna il ritorno di una delle saghe televisive di fantascienza più amate. Dopo avervi mostrato le prime immagini, oggi vi presentiamo il primo teaser trailer. A giudicare dal teaser, Stargate: Origins manterrà la stessa leggerezza che ha caratterizzato la franchise in passato (cosa che potrebbe piacere ad alcuni fans e ad altri no). Attenzione, però: Stargate: Origins non andrà in onda sul piccolo schermo. Si tratta infatti di una webseries che andrà online il 15 febbraio 2018. Ecco il primo teaser trailer:

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L’Esquilino è sempre avanti

Mauro

In questi giorni, il comune di Milano ha lanciato una bella iniziativa: imitando quanto fatto a Palermo, ha lanciato il Maua, il Museo di Arte Urbana Aumentata, una galleria a cielo aperto, fuori dal centro di Milano, che consta di oltre 50 opere di street art animate con altrettanti contenuti virtuali fruibili attraverso la realtà aumentata.

Iniziativa finanziata tramite il Bando alle Periferie e condotto e gestito da un largo partenariato comprendente la cooperativa sociale Bepart (capofila), il centro per la cultura e la creatività BASE Milano, la casa editrice Terre di Mezzo, la scuola di fotografia Bauer, il laboratorio di design PUSH. e la Fondazione Arrigo e Pia Pini.

I murale del MAUA sono state selezionati dagli abitanti dei quartieri, in un esperimento avanzato di curatela diffusa che ha previsto l’individuazione collettiva e partecipata delle opere e una discussione comune sul loro significato percepito e sul loro valore per le strade della città. Le opere sono state documentate da studenti e associazioni di quartiere, insieme ai professori della scuola CFP Bauer e da ognuno dei 5 quartieri, al termine dei workshop di fotografia sono state selezionate 10 opere maggiormente rappresentative.

50 giovani animation designer hanno poi elaborato le immagini durante un workshop di realtà aumentata e prodotto 50 contenuti digitali inediti che oggi animano le opere selezionate.

Oggi le opere del MAUA sono liberamente fruibili consultando la mappa completa in basso, sull’app Bepart o ancora sul catalogo cartaceo in distribuzione gratuita presso BASE Milano da giorno 17 dicembre 2017

Vabbè, idea carina, bravi i palermitani, i milanesi so’ sempre avanti, ma noi dell’Esquilino che ce frega, potrebbe dire Li er Barista… In realtà, diciamola tutta: con un’iniziativa dal basso, senza la grancassa mediatica, senza chiedere soldi alle istituzioni, che hanno preferito portare avanti una politica clientelare, piuttosto che pensare al benessere della collettività, nel nostro Rione abbiamo realizzato ben prima un’iniziativa analoga, sia di curatela partecipata, sia di associazione della realtà aumentata alla street art.

Un’iniziativa ispirata a Blade Runner, che mostra quanto l’Esquilino, il rione più americano di Roma, come dice bene Tommaso Pincio, sia la realizzazione concreta delle visione dei Cyberpunk e un crogiolo del futuro, e che dovrebbe essere valorizzata e promossa, senza tenere conto degli intrighi di chi per interesse personale e invidia, ha provato a mettere i bastoni tra le ruote, dimostrandosi, alla prova dei fatti, per citare Sciascia

quaquaraquà: che dovrebbero vivere come le anatre nelle pozzanghere, ché la loro vita non ha più senso e più espressione di quella delle anatre…

e dei consiglieri 5 stelle del I Municipio, che, sulla vicenda, hanno preferito portare avanti una politica miope e clientelare, piuttosto che guardare agli interessi della collettività

E data l’inconsistenza della loro opposzione, l’anno prossimo, continueremo con i nostri progetti di Street Attack, continuando a portare l’Arte e la Vita nei luoghi del nostro Rione

Religione Politica

sith

Ho un caro amico, elettore grillino, una bravissima persona, con un piccolo difetto: crede a qualsiasi teoria complottista, dalle scie chimiche ai Superiori Sconosciuti, diffusa sul web, con l’eccezione della Terra Piatta.

Ad esempio, è convintissimo che la Disney, ridisegnando il nostro immaginario, porti avanti una sorta di complotto massonico di egemonia globale e che il Movimento 5 Stelle sia in prima fila nel contrastarlo: in quest’ottica, ha dato un’interpretazione alquanto bizzarra e originale de Gli Ultimi Jedi, considerandolo un attacco finalizzato a minare la credibilità della giunta Raggi.

Ora, trent’anni fa, quando queste cose giravano al massimo nella comitiva di amici, ci si faceva una risata al bar: ma ai tempi di social media, lui si è creato una corte di estimatori, che lo considerano un fine e colto intellettuale. Nulla di tragico, anzi, con questa tipologia di grillini, se non si fa caso alle loro affermazioni strampalate, ci si può discutere tranquillamente: ad esempio,sono i primi a dire, dando però la colpa alla CIA, come la pista ciclabile di Santa Bibiana faccia schifo.

Per cui, senza esporlo a pubblico ludibrio, non ho velleità da Signor Distruggere e applicando il principio del non fare agli altri ciò che non vorresti sia fatto a te, ossia vedere i propri post commentati da sconosciuti saccenti, l’ho preso bonariamente in giro su FB. Non l’avessi mai fatto: un gruppo di esaltati grillino, che neppure conoscono il mio amico, ha cominciato con la solita canea, accusandomi, date le loro difficoltà nel leggere e comprendere l’italiano, di avere diffuso una fake news sul Campidoglio.

Ora, mi verrebbe da liquidare il tutto con un solenne pernacchione: però, dato che non si butta mai nulla, tutta questa polemica è utile per una piccola riflessione sul Grillismo, inteso come Religione Politica, cosa ben diversa dalla Religione Civica, l’insieme di valori e simboli, comuni a tutte le forze politiche, tramite cui una comunità costruisce ogni giorno la sua identità.

La Religione Politica, per citare il pensiero del professor Emilio Gentile, che l’ha studiata a fondo, è fondata sul monopolio dell’irrevocabilità del potere, la sacralizzazione di una ideologia o di un movimento politico, il monismo ideologico, la subordinazione obbligatoria e incondizionata del singolo e della comunità ai suoi codici di comandamenti, nell’ambizione di essere autosufficiente nel definire il significato e lo scopo dell’esistenza umana

A differenza della Religione Civile, la Religione Politica non è inclusiva, ma esclusiva: ma bisogno di un nemico per serrare le fila dei suoi adepti e per attribuire a un suo complotto i fallimenti. L’attività politica è quindi concepita, vissuta e rappresentata attraverso credenze,miti, riti e simboli che si riferiscono ad una entità secolare sacralizzata – la “Nazione”, lo “Stato”, la “Razza”, la “Classe”, il “Partito”, il “Movimento” – che ispira fede, devozione e coesione tra i suoi fedeli.

La Religione Politica prescrive un codice di condotta e uno spirito di dedizione per la propria difesa, usufruendo di una tradizione inventata o attraverso una rappresentazione mitica e simbolica di una storia sacra regolarmente aggiornata nella rievocazione rituale degli eventi e delle gesta compiute nel corso del tempo scelto da una comunità di “prescelti”.

La Religione Politica non accetta la convivenza con altre ideologie e movimenti politici, nega l’autonomia dell’individuo costringendo l’osservanza dei suoi comandamenti e la partecipazione al culto e alla liturgia della politica per l’adorazione dell’entità collettiva sacralizzata, attraverso il culto delle figure in cui viene materializzata. Essa, inoltre, santifica la violenza come un arma legittima nella lotta contro i nemici e come strumento di rigenerazione del legame con i suoi seguaci.

In Italia abbiamo avuto un precedente tragico, ai tempi del fascismo: ora grazie a Dio, siamo nell’epoca del ridicolo: lo scopo dell’esistenza è twittare Kasta e Honesta, tradizione inventata è la lotta a Mafia Capitale, il nemico è il Piddi e la violenza è scrivere un commento indignato, per poi scappare con la coda tra le gambe, se qualcuno gli risponde per le rime…

Si, siamo molto più fortunati dei nostri nonni…

Mortal Engines: il primo stupendo trailer della nuova saga distopica prodotta da Peter Jackson

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Mortal Engines, diretto da Christian Rivers, è il titolo della nuova saga distopica dietro alla quale si nasconde il nome di Peter Jackson. Dopo colossal come Il Signore degli Anelli e King Kong, Jackson questa volta sembra aver deciso di dedicarsi al genere distopico con un film che immagina un mondo dove le città si muovono su ruote gigantesche e quelle più grandi – come Londra nel trailer – danno la caccia a quelle più piccole. Basato sulla serie di libri di Philip Reeve, lo script di Mortal Engines è stato infatti scritto da un team d’eccezione che include, oltre appunto allo stesso Peter Jackson, anche Fran Walsh e Philippa Boyens che con Jackson avevano scritto Il Signore degli Anelli. Vi lasciamo al trailer. Buona visione!

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