Può sembrare strano,ma nel secolo IX Gaeta, posta a metà strada tra Roma e Napoli, era, come Amalfi e Napoli, una specie di avamposto occidentale e Stato satellite dell’Impero bizantino, stretta tra i territori controllati dal vescovo di Roma e la contea longobarda di Capua. Poco più di un castrum, un avamposto fortificato, in quegli anni intraprende una rapida crescita sia economica, sia politica, che le fa raggiungere, nei documenti dell’epoca il rango di civitas. Il tutto grazie a quello che i latini avrebbero definito un homo novus, Docibile. Di lui, ahimè, sappiamo ben poco.
È probabile che Docibile non facesse parte della classe di proprietari terrieri a Gaeta, in quanto non troviamo traccia di lui né come attore né come testimone nelle carte gaetane antecedenti alla sua salita al potere. Il titolo che assume prefecturius, derivato da præfectus prætorio, sembrerebbe indicare una sua origine non gaetana, in quanto prima del suo arrivo il titolo è assente dalla documentazione locale, mentre già in uso a Napoli e ad Amalfi. Il fatto che, quando cadde prigioniero dei pirati saraceni, fosse riscattato dagli amalfitani, fa pensare che fosse in qualche modo imparentato con le famiglie dominanti in quella città
Altro dettagli interessanti provengono dal suo testamento, in è posta grande attenzione ai beni mobili – monete auree, sete, tessuti – e alle abitazioni nel centro cittadino di Gaeta, all’interno delle mura, più che alle proprietà terriere: il che fa pensare come provenisse da una famiglia mercantile, con una grande disponibilità finanziaria ma con un patrimonio fondiario tutto da costruire.
Ora, prima della sua ascesa al potere, alla guida di Gaeta vi fossero gli ipati Costantino e Marino, rispettivamente figlio e nipote di un certo Anatolio comes; da alcuni documenti dell’epoca si evince che suocero di Docibile era un certo Bono. Allo stesso modo si chiamava anche il fratello dell’ipato Costantino; dato che il nome non risulta essere molto diffuso nella Gaeta dell’epoca, è assai probabile che corrispondano alla stessa persona. Per cui, alla morte di Costatino, nel 866, Bono, data la minore età del nipote Marino, abbia tentato organizzato un colpo di stato, ma che sia stato a sua volta gabbato del genero.
Comunque sia andata, Docibile si trovò in una situazione complicata, figlia della pressione araba sul Sud Italia; il prefecturius, dati forse anche i suoi rapporti commerciali con Balarm, assieme al dux di Napoli decise di negoziare un accordo con i saraceni. Cosa poco gradita da papa Giovanni VIII: i motivi, ovviamente erano tutt’altro che religiosi. I mercenari e i pirati arabi avevano preso la poco gradita abitudine di saccheggiare le domuscultae, le aziende agricole che i papi avevano fondato nel ducato romano per arginare la crisi di approvvigionamenti dell’Urbe, dovuta alla confisca dei latifondi da parte dell’Impero Bizantino, come strumento di pressione per le numerose controversie religiose dell’epoca.
Per cui, contenere la pressione saracena era fondamentale a affinché Roma non subisse una carestia; di conseguenza, Giovanni VIII, scomunicò Docibile, accusandolo di essere un vile collaborazionista. Con pessimi risultati: gli stati campani, vivendo di commercio con la Sicilia e il Nord Africa, avevano interessi economici e obiettivi geopolitici opposti è intorno all’875 avevano fatto pace con i Saraceni,.
Nell’876 il papa si recò a Capua ed ottenne che Salerno, Capua e forse anche Amalfi abbandonassero il loro atteggiamento tollerante. Con lo stesso obiettivo nel marzo e nell’aprile Giovanni VIII mandò lettere e ambasciatori a Gaeta e nel giugno si incontrò personalmente con Docibile a Traetto. In pratica, in cambio dell’appoggio di Docibile nella lotta contro i musulmani, Giovanni VIII lo avrebbe riconosciuto come legittimo signore di Gaeta. Docibile ringraziò il Papa, abbandonò il titolo di prefecturius per assumere quello di ipata, in linea con la tradizione locale e associò al potere il figlio
Giovanni, fondando una dinastia.
Poi tornò tranquillamente a commerciare e a tenere rapporti amichevoli con i saraceni. Giovanni VIII non la prese bene: in una lettera circolare del settembre 879 il papa minacciò loro quindi la scomunica, senza ottenere nulla. Per cui, si decise a usare le maniere forti, convincendo il conte Pandolfo di Capua a dichiarare guerra a Docibile. Pandolfo non se lo fece ripetere due volte e occupò con un colpo di mano Formia: Docibile, invece di arrendersi, data la sua ricchezza, arruolò un contingente di mercenari arabi provenienti colonia di Agropoli presso Salerno, cacciando così i capuani.
In più, per convincere Pandolfo alla pace, le truppe saracene di Gaeta saccheggiarono Teano. Visto il fallimento del bastone, Giovanni VIII fu costretto a ricorrere alla carota: propose a Docibile la nomina a rectores della domusculta di Traetto, a cui facevano capo tutti i i possedimenti papali nelle diocesi di Formia e Minturno e del ducato di Fondi, sempre in cambio dell’impegno a lottare contro i Saraceni.Per il Papato, a prima vista tale cessione non sembrava un grande sacrificio: per le guerre e i saccheggi degli anni precedenti, quelle terre erano deserte e abbandonate. Inoltre Docibile, in quanto rectores, avrebbe dovuto versare un tributo annuale per la gestione di quelle terre, dominica pensio.
Docibile, tutt’altro che intenzionato a sganciare moneta nelle casse pontificie, si rese conto che quella potenziale sola, poteva essere un’enorme fonte di ricchezza per la sua famiglia, se solo si fosse trovato un modo per rendere produttivi quei latifondi. Per cui accettò la proposta e per qualche anno fece finta di combattere i Saraceni: ma alla morte di Giovanni VIII, fece il suo colpo gobbo. Conclusa la pace con i vari signori della guerra musulmani presenti in Sud Italia, decise di trasformare i mercenari in contribuenti.
Nel 883 Invitò i Saraceni di Agropoli a stabilirsi a Traetto: in cambio delle terre, avrebbero pagato regolari tasse a Gaeta e fornito truppe in caso di guerra, sia contro i loro corregionali, sia contro il Ducato romano, sia contro gli altri staterelli campani.I Saraceni di Agropoli non se lo fecero ripetere due volte e in poco tempo si trasformarono in abili agricoltori e commercianti, facendo navigare Gaeta nell’oro, cosa che però alimentò le mire espansionistiche dei conti di Capua, che nel 900 si impadronirono anche di Benevento.
Per fronteggiarle, da una Docibile rafforzò le alleanze con gli altri staterelli campani, con un’accorta politica matrimoniale: due figlie Magalu ed Eufemia erano sposate rispettivamente con il gastaldo Rodiperto di Aquino e con un prefecturius di Napoli. Dall’altra sfruttò al meglio le spade dei suoi nuovi sudditi; così nel 903 Atenolfo di Capua e Benevento fu definitivamente sconfitto.
Ora non si conosce bene neppure la data di morte di Docibile: si sa che è compresa tra il 906, quando fa testamento e il 914, quando il figlio Giovanni viene ricordato per la prima volta come suo successore.In ogni caso, il mercante avventuriero di Amalfi, dai pochi scrupoli e dal tanto pelo sullo stomaco, sempre pronto a gabbare il prossimo, ma assai più tollerante e saggio di tanti nostri politici contemporanei, ne aveva fatta di strada..