Sotto certi aspetti, l’attività edilizia di un imperatore khmer, per un simbolismo che in parte ci sfugge, legato al suo essere garante dell’ordine cosmico, è articolabile secondo uno schema a tre fasi: nella prima si edificano le opere pubbliche, per provvedere al benessere dei sudditi, nella seconda il tempio dedicato ai genitori divinizzati, per ribadire la sua legittimità a regnare, mai troppo scontata e infine la costruzione del tempio montagna, per affermare il suo diritto al potere assoluto, essendo la sua figura emanazione del Divino. Ovviamente, Jayavarman VII non si sottrasse a tali obblighi. Nella prima parte del regno, anche per sanare i danni della lunga guerra contro i Cham, costruì le dharmasala, ponti e strade ed il proprio baray, lo Jayatataka.
Nella seconda si dedicò alla realizzazione del Ta Prohm, dedicato alla madre in forma divinizzata di Prajnaparamita, dea della saggezza e madre in senso metaforico dei Buddha e del complesso del Preah Khan, dedicato al padre. Mancava soltanto da costruire il tempio montagna, a cui, però si associava anche un’esigenza, come dire, assai più concreta: le vicende belliche avevano ridotto ai minimi termini, a causa di incendi e saccheggi, la vecchia capitale Yasodharapura: Jayavarman, così, colse l’occasione per cogliere due piccioni con una fava.
Fondò infatti una nuova capitale, Angkor Thom, incentrata sul suo tempio montagna, il Bayon, situata sulla riva destra del Stung Siem Reap , un affluente del Tonlé Sap, a circa 400 metri dal fiume e a un 1,7 km da Angor Wat. Dato che Jayavarman era abituato a pensare in grande, fece costruire mura alte 8 metri, circondate da un fossato largo 100 metri, lunghe 3 km e in grado di racchiudere un’area di 9 km².
Le mura sono di laterite, rinforzate da terrapieni, con sopra un parapetto Ad ognuno dei punti cardinali corrisponde un’entrata, dalla quale partono strade verso il Bayon posto al centro della città. Poiché il Bayon non ha mura proprie e neanche fossati, quelli della città rappresentano per gli archeologi le montagne e l’oceano che circondano il Monte Meru del Bayon. Un altro cancello (il ‘Cancello della Vittoria’) si trova 500 m più a nord del cancello orientale; la ‘Via della Vittoria’ corre parallela alla via orientale verso la ‘Piazza della Vittoria’ e il Palazzo Reale a Nord del Bayon.
I visi sulle torri alte 23 metri ai cancelli della città (che sono stati aggiunti successivamente alla struttura principale) somigliano a quelle del Bayon, e propongono gli stessi problemi di interpretazione. Potrebbero rappresentare il re in persona, o il Bodhisattva Avalokiteśvara, o i guardiani dell’impero ai quattro punti cardinali, o una combinazione di queste interpretazioni. Una via rialzata attraversa il fossato in corrispondenza ad ogni torre di ingresso, formando un ponte Nāga. Alcuni di essi sono stati restaurati, seppur non completamente nel loro aspetto originale. Zhou Daguan riferisce che su ogni lato vi erano 54 gigantesche statue che reggevano serpenti a nove teste (i Nāga), su un lato deva, sull’altro asura.
George Coedès suggerì diverse interpretazioni degli ingressi: l’arcobaleno della mitologia induista, che unisce il mondo degli dei a quello degli uomini, come, secondo tradizione, la raffigurazione del mito della zangolatura dell’Oceano di Latte per estrarre l’Amrita, l’elisir dell’immortalità, quale augurio di vittoria e prosperità.
La montagna utilizzata come “frullino” sarebbe quindi il cancello stesso, oppure il tempio-montagna del Bayon (vista anche l’assenza di fossato intorno al tempio), allargando così il simbolismo religioso all’intera città. Un’altra possibilità, suggerita da Boisselier, è che il tutto simboleggi la vittoria di Indra sui demoni, con le sculture in pietra a simboleggiare yakṣas a guardia di futuri attacchi a sorpresa, come quello dei Cham. La presenza di due elefanti tricipiti (la forma di Airavata, cavalcatura di Indra) potrebbe essere un indizio a favore di questa ipotesi
Gli ingressi veri e propri misurano 3,5 per 7 metri, ed originariamente erano chiusi da porte di legno. cancello meridionale è oggi di gran lunga il più visitato, visto che è per i turisti l’ingresso principale alla città. Ad ogni angolo della città ci sono dei piccoli templi, denominati Prasat Chrung (Santuario dell’Angolo), costruiti in arenaria nello stile del Bayon e dedicati ad Avalokiteshvara. Sono a forma di croce con una torre al centro ed orientati verso est. Piccole strutture adiacenti ad essi custodivano steli di pietra che riportano iscrizioni elogiative di Jayavarman, che descrivono l’imperatore come lo sposo e la città come sua sposa.
Al centro di tutto, come detto, il Bayon, con la sua moltitudine di visi sorridenti, scolpiti sulle quattro facce delle guglie a sezione quadrata che si elevano sempre di più man mano che ci si avvicina alla massiccia torre centrale, l’ultimo grande tempio di stato ad Angkor e l’unico a essere concepito come tempio buddista. La somiglianza dei visi posti sulle torri del tempio con le statue del re hanno portato molti studiosi a concludere che i visi sono, almeno in parte, delle rappresentazioni di Jayavarman VII; una seconda possibilità è che rappresentino Avalokiteśvara, il bodhisattva della compassione. Il tempio è orientato verso est, cosicché i suoi edifici sono situati sul lato ovest all’interno dei recinti che si allungano in direzione est-ovest. Poiché il tempio si trova esattamente al centro di Angkor Thom, le strade che partono dagli ingressi posti ai quattro punti cardinali della città portano direttamente qui.
Dentro il tempio stesso ci sono due recinti a gallerie (il secondo e il terzo recinto) ed un terrazzo più in alto (il primo recinto). La galleria più esterna mostra nel muro più esterno una serie di scene sia storiche che della vita di tutti i giorni, ma c’è molta incertezza nel definire quali siano gli eventi storici rappresentati e come i diversi bassorilievi siano correlati tra loro. Partendo dal gopura orientale e procedendo in senso orario, i soggetti sono: un’armata Khmer in marcia (che include anche alcuni soldati cinesi), seguita dai carri con le provvigioni; delle scene domestiche; nell’angolo a sud-est, una scena del tempio; nel muro meridionale, una battaglia sul Tonle Sap tra gli Khmer e i Champa, con sotto altre scene domestiche; una esibizione navale; scene di palazzo; navi Chăm, seguite da una battaglia di terra vinta dagli Khmer, e poi la vesta per la vittoria; una parata militare (include sia Khmer che Chăm); nella galleria ovest, dei bassorilievi rimasti incompiuti mostrano un’armata che marcia nella foresta, segue una disputa e una battaglia tra gli stessi gruppi di Khmer (Freeman and Jacques sostengono che questa potrebbe rappresentare una rivolta che ebbe luogo nel 1182); una processione reale; nella galleria nord, di nuovo incompiuti, il re che si intrattiene e poi ancora battaglie, una delle quali mostra i Khmer battuti dai Chăm; nell’angolo a nord-est un’altra armata in marcia, e nella galleria est, una battaglia di terra vinta dagli Khmer
Dato che Jayavarman VIII, a metà del tredicesimo secolo, convertì il tempio all’induismo, la struttura fu soggetta a una seria di modifiche: furono demolite le sedici cappelle dedicate al Buddha nel cortile esterne e sostituiti i bassorilievi con altri raffiguranti scene, tra l’altro poco chiare, della mitologia induista.
Una galleria subito a nord del gopura più orientale ad esempio, mostra due scene collegate che sono state spiegate come la liberazione di una dea da dentro la montaglia (Glaize), oppure come un atto di iconoclasma da parte degli invasori Chăm (Freeman and Jacques). Vicino a questi, una serie di pannelli che mostrano una re che combatte con un serpente e muore. Più chiari sono i disegni della costruzione del tempio di Viṣṇu (a sud del gopura occidentale) e la scena del mescolamento del Mare di Latte (a nord del gopura occidentale).
La galleria interna è quasi completamente occupata dal terrazzo superiore, rialzato ad un livello ancora più alto. A questa altezza il visitatore è circondato da torri a forma di viso, ciascuna con due, tre o più comunemente quattro dei famosi visi sorridenti. Le torri sono posizionate lungo la galleria più interna (agli angoli e agli ingressi), e sulle cappelle sul terrazzo superiore. Altri visi sono intagliati nella torre centrale. Come la galleria più interna, il corpo centrale era inizialmente a forma di croce ma fu in seguito riempito e reso circolare. Si eleva per 43 metri sopra il livello del suolo. L’immagine originale di Buddha del sacrario centrale fu rimossa e distrutta da Jayavarman VIII, ma è stata oggi restaurata e può esser vista in un padiglione nella parte nord-est del tempio.