Come accennato nella puntata precedente, alla morte di Jayavarman V, per l’indebolimento dell’autorità imperiale e per il potere acquisito dagli alti funzionari, si scatenò il caos. Le iscrizioni degli anni successivi, ovviamente da prendere con le molle, si parla di templi danneggiati e generali premiati per avere sconfitto i nemici del re: sono nominati almeno tre re, Udayadityavarman I e Jayaviravarman a sud e Suryavarman a nord
Quest’ultimo apparteneva alla piccola nobiltà terriera, i cui antenati erano assai devoti alla divinità solare Surya; in ogni modo Suryavarman era un colossale figlio di buona donna, che grazie a una complessa serie di matrimoni, alleanze, battaglie e imbrogli, riuscì a impadronirsi di Angkor nel 1006.
Vinta una battaglia finale, Suryavarman consolidò il suo potere chiamando a una dichiarazione di fedeltà i tamvrac (pubblici ufficiali che si occupavano della riscossione delle tasse nelle province) nel nuovo palazzo reale, il quale, purtroppo costruito in materiali deperibili, non è sopravvissuto, ma pare sia stato il primo circondato da mura di laterite, misuranti 600 m per 250, sulle quali si aprivano 5 gopuras, torri monumentali, ricche di ornamenti, che di solito venivano poste all’ingresso dei templi.
Il che potrebbe far pensare come Suryavarman si equiparasse a una divinità indù: in realtà, non si è mai ben capito di che religione fosse veramente: alcuni indizi, tipo il titolo postumo di Nirvanapada, il patrocinio esercitato su templi buddisti e iscrizioni che citano la distruzione di templi induisti, farebbero pensare a una sua osservanza buddista.
D’altra parte, però, è attestata la sua alleanza con potenti famiglie di bramini shivaiti di Angkor e la posa di linga secondo il culto devaraja. È quindi probabile si trattasse di atti volti a punire chi gli si era opposto più o meno apertamente, anche attraverso la depauperazione di templi, e a redistribuire le ricchezze ammassate a favore degli elementi a lui favorevoli.
La sia opera più importante ad Angkor, fu il baray occidentale, il secondo serbatoio d’acqua della città, un immenso bacino idrico artificiale che ha le dimensioni di 8 km per 2,2 km e può contenere più di 123 milioni di litri d’acqua.
Nel 1050, dopo più di quaranta anni di regno, gli successe Udayadityavarman II. Ci sono molti dubbi sul fatto che fosse imparentato con il predecessore e questo di fatto indebolì la sua posizione politica in quel covo di vipere che era la corte Khmer. Sappiamo anche come, durante il suo regno, si scatenarono le numerose rivolte che vennero soffocate con il sangue dal suo generale Sangrama.
In compenso, forse per cercare di rafforzare con la propaganda la sua traballante posizione politica, si dedicò con sommo impegno all’edilizia. Per prima cosa, costruì, per simmetria con quanto fatto da Kavindrarimathana su un isolotto artificiale preesistente del Baray orientale, il Mebon occidentale, su un isolotto del lago artificiale fatto costruire da Suryavarman.
In origine il tempio, dedicato a Visnù, comprendeva una piscina quadrata di circa 100 metri di lato attorniata da una recinzione con tre ingressi per lato, di cui sopravvivono in buone condizioni solo quelli orientali. Al centro svettava una piattaforma in arenaria di circa 9 m di lato, collegata all’ingresso centrale del lato est da una strada rialzata in laterite e arenaria.Gli ornamenti delle torri di ingresso, sormontate da un loto a otto petali, sono bassorilievi di animali entro piccole cornici.
In più, per riprendere la tradizione dei precedenti re, eresse il Baphuon, un tempio-montagna a cinque livelli, dedicato al dio Shiva, che lanciò la moda di una moda di decorazioni scolpite, che alternavano motivi floreali con bassorilievi di piccole dimensioni, con rappresentazioni di miti indù.
Il Baphuon si estende in direzione est-ovest e la base della piramide, rettangolare anziché quadrata come nei templi-montagna precedenti, misura 132 per 107 metri. cinque livelli hanno la stessa altezza, anche questa caratteristica inusuale nei templi khmer. Il recinto esterno misura 360 per 120 metri.
Come dicevo, Caratteristici sono anche i bassorilievi, scolpiti su mattonelle disposte una sull’altra sulle mura del tempio a guisa di piastrelle.
Il suo aspetto colpì profondamente Zhou Daguan, un ambasciatore spedito dall’imperatore Chengzong della dinastia Yuan ai suoi strampalati vicini cambogiani che durante la sua visita dal 1296 al 1297 scrisse della «Torre di Bronzo…un vero e proprio spettacolo sorprendente, con più di dieci camere alla base» che superava in altezza la stessa “Torre d’Oro” (il Bayon).
Zhou Daguan, oltre che dall’architettura, fu colpito anche dalle usanze Khmer. Scrisse infatti che sia gli uomini che le donne non si coprivano il petto, camminavano a piedi scalzi, ed indossavano solo un pezzo di stoffa cinto alla vita.
Le donne comuni non portavano ornamenti, sebbene alcune portassero anelli d’oro o bracciali. Sembra che le donne più belle fossero mandate a servire alla corte del re o della famiglia reale.
Lo colpì molto, da misogino quale era, che tutti i commerci fossero fatti dalle donne. Nelle zone di mercato non c’erano edifici, e le donne vendevano le loro merci su grandi tappeti posati per terra. Sembra che per occupare il proprio spazio al mercato si dovesse pagare un affitto agli ufficiali.
Daguan affermò che la gente Khmer non aveva tavoli o sedie nelle proprie case. Secondo i suoi racconti cuocevano il cibo in pentole di terracotta usate per bollire il riso e per preparare delle zuppe. I mestoli erano fatti con pezzi di noci di cocco e la zuppa veniva servita in piccole ciotole fatte di foglie intrecciate, apparentemente a impermeabili.
Cose descrisse una processione imperiale
Quando il re esce, le truppe sono alla testa della scorta; poi vengono le bandiere, gli stendardi e i musici. A palazzo le donne, da trecento a cinquecento, indossando abiti fioriti e con fiori nei capelli, portano delle candele nelle loro mani e formano un gruppo. Le candele sono accese anche in pieno giorno. Poi vengono altre donne del palazzo reale, portando lance e scudi, poi le guardie private del re, seguiti da carri trainati da capre e da cavalli, tutti coperti d’oro.
Ministri e principi viaggiano sopra degli elefanti e davanti a loro si possono vedere, da lontano, una quantità innumerevole di ombrelli rossi. Dopo di loro vengono le vedove e le concubine del re su delle portantine, dei carri a cavallo o sopra elefanti. Hanno più di cento parasole, tutti ricamati d’oro. Dietro di loro viene il sovrano, in piedi sopra un elefante, con in mano la spada sacra. Le zanne degli elefanti sono ricoperte d’oro.
Tornando al Baphuon, nel tardo quindicesimo secolo fu convertito in tempio buddista; Una statua di Budda alta 9 metri e lunga 70 metri fu costruita sul lato occidentale del secondo livello, cosa che probabilmente richiese la demolizione della torre che sovrastava per 8 metri e che quindi spiegherebbe oggi la sua assenza. Il tempio fu costruito in arenaria su una base sabbiosa e a causa delle sue immense dimensioni si dimostrò presto instabile. Delle grosse porzioni erano probabilmente già collassate al tempo in cui fu aggiunta la statua di Buddha.
Cosa che peggiorò con tempo, facendo crollare nei secoli il tempio…
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