Con un poco di ritardo, butto giù qualche riga dedicata a due autori, a prima vista diversissimi, che in qualche modo hanno accompagnato il mio immaginaria, creando una sorta di lente, qualcuno potrà dire deformante, con cui vivo e interpreto il Sud Italia: Camilleri e De Crescenzo.
A prima vista, i due, per il genere, la qualità della scrittura, i temi che trattano, hanno ben a che vedere. Eppure, sotto un’apparente alternità, molto hanno in comune. Benché entrambi vedano la loro ampia produzione cannibalizzata, presso il grande pubblico, dai loro personaggi maggiormente pop, Montalbano e Bellavista, la loro ampia produzione è un qualche accomunata dalla creazione di un Meridione, con le ovvie differenze storiche, economiche e culturali esistenti tra la Sicilia e Napoli, tanto fascinoso quanto edulcorato.
Entrambi hanno costruito un territorio immaginario, in cui le contraddizioni, i drammi e la violenza del Reale risultano edulcorati, occasioni che i protagonisti, con la loro sagacia, sfruttano per celebrare il trionfo del Kosmos, di un ordine paradossale e totalizzante, in cui i difetti dei protagonisti, la pigrizia di Montalbano o il totale rifiuto del senso pratico di Bellavita, diventano virtù.
La Sicilia non è la Luna, non c’è sempre il sole, il barocco, le melanzane ripiene e la pasta con le sarde, e le corna, sempre immaginate, sussurrate, ma mai rese evidenti. Come Napoli, non è il presepe, il capitone, la smorfia o il poeta squattrinato.
Una semplificazione ed edulcorazione che si riflette, in maniera differente, nel pastiche linguistico parlato dai loro eroi. Montalbano e Bellavista parlano in una lingua immaginaria,filtrata,compressa tra altre,cui si ispira senza mai essere o Dialetto o l’Italiano, tanto esotica, quanto comprensibile ai più.
Perché in fondo, ed è questa la loro grandezza, Camilleri e De Crescenzo non vogliono raccontare ciò che ci appare come Vero: vogliono ricreare un Mondo, nuovo e più ampio, in cui ognuno di noi vuole riconoscerci.
Per questo la loro Vigata e il loro rione Santità è molto più reale, del Porto Empedocle e della Napoli che incrociano ogni giorno le nostre vite