Il Museo universitario di Chieti, dedicato alle Scienze, ha una storia abbastanza recente: nacque infatti nel 1994 come Museo di Storia delle Scienze Biomediche, situato nella vecchia sede di Farmacia, nel neoclassico Palazzo De Pasquale. Il 21 gennaio del 1998, il museo fu spostato in una sede più ampia del campus universitario di Madonna delle Piane, per poi essere definitivamente collocato nella sede di Piazza Trento e Trieste, nel Palazzo Opera Nazionale Dopolavoro “Arnaldo Mussolini”, che venne costruito sopra gli ottocenteschi bagni pubblici, intorno al 1934 dall’architetto Camillo Guerra.
Guerra realizzò uno spazio multifunzionale, destinato all’attività culturale, che divenne csimbolo del fascismo architettonico a Chieti, caratterizzato da una doppia scalinata monumentale, e le scale a chioccola si torcono intorno al profilo svettante di due enormi fasci littori laterali, simboli del regime.
Nel 1945, fu assegnato all’E.N.A.L. (Ente Nazionale Assistenza lavoratori). L’istituzione operò fino al 21 ottobre 1978 quando la Legge n. 641 ne determinò lo scioglimento. Nel seminterrato vi era la sede del cinema teatro Garden Cine che fu chiuso il 30 giugno 1980 perché i locali non rispondevano alle norme di sicurezza. Oggi vi trova sede l’auditorium del Museo.
Nella sua specificità, il museo universitario contribuisce a caratterizzare l’Ateneo “G. d’Annunzio” costituendo “luogo della memoria” e spazio espositivo dedicato alla conoscenza ed alla divulgazione delle Scienze Naturali e della Storia della Scienza, con particolare vocazione verso gli aspetti biologici e medici che emergono dalla ricerca archeologica, medica, antropologica e paleontologica, ma anche con specifiche sezioni dedicate alla Storia Naturale ed alla Storia della Scienza.
Per questo, è caratterizzato da una serie di interessanti collezioni, a cominciare da quella originale, proveniente dalla Facoltà di Farmacia, composta da materiali paleontologici, antropologici e storici legati alla storia della medicina e del popolamento concessi – per la maggior parte – in prestito temporaneo illimitato dalla Soprintendenza Archeologica dell’Abruzzo, grazie ad una convenzione con il Ministero dei Beni Culturali.
Questo ha permesso di realizzare delle sezioni sulla Storia del popolamento umano in Abruzzo, sulle mummie, in cui è conservata anche la riproduzione di due mammut, la storia delle malattie, l’origine dell’uomo e la storia della vita.
La prima collezione privata numerosa a portare materiale naturalistico al museo è stata quella del docente Adriano Antonucci di 2951 pezzi che comprendeva una serie di reperti preistorici, una collezione di sabbie, reperti paleontologici del sito di Palena, rocce e minerali e una collezione malacologica, che aprì le porte al nuovo indirizzo museale con apertura alle scienze naturali, donata nel 2006.
A queste si aggiunsero le donazioni di numerose scuole teatini – come il Liceo Classico “G. B. Vico”, fondato nel 1640 dagli Scolopi, il liceo “Isabella Gonzaga” e il Pontificio Seminario Regionale abruzzese-molisano “San Pio X” – hanno trasferito al museo il loro patrimonio storico-scientifico (dal XVII al XX secolo) costituito da strumentari scientifici, campioni naturalistici, preparati anatomici e libri.
La collezione degli strumenti di fisica del Liceo Classico “G.B. Vico” di Chieti ha una notevole importanza perché è, probabilmente, la più antica tra le collezioni di strumenti scientifici ad uso didattico presenti nella città di Chieti. Il materiale proveniente dal “Gabinetto di Fisica” è costituito da diversi apparecchi, alcuni dei quali furono sicuramente ereditati dagli Scolopi che fondarono la scuola nel 1640. Infatti, a questo periodo risalgono una bussola della prima metà del ‘600 ed una sfera copernicana in legno e carta della seconda metà del ‘600.
Il Gabinetto di Fisica, concepito come autonoma collezione di strumenti per esperienze in questa disciplina, nasce tuttavia solo nella prima metà dell’Ottocento; fino ad allora la fisica, denominata “Filosofia naturale”, veniva insegnata dal docente di filosofia.
Con il riordino delle istituzioni scolastiche ad opera del neo-nato Regno d’Italia, le collezioni scientifiche-didattiche delle maggiori scuole crebbero nei numeri e nell’importanza. A quest’epoca risalgono i pezzi più pregevoli del Liceo.
Invece, l’Isabella Gonzaga, ha donato una straordinaria collezione di erbari, costituiti da tavole acquistate alla Paravia dalla stessa scuola e da tavole realizzate da alcuni docenti e di una ricca raccolta di animali, prevalentemente tassidermizzati o conservati in formalina. Raccolte che ci permettono di avere un’idea di come è mutata l’ecologia italiana negli ultimi duecento anni.
Il museo ha attirato anche diverse donazioni come quelle dei coniugi Helen e Paul Critchely – che hanno donato un intero ambulatorio medico ricco di attrezzature del primo Novecento; le collezioni di Flavio Bacchia, di Cucurullo e di Luigi Capasso, direttore del Museo, la collezione di tartarughe artistiche, una collezione di dipinti di Aligi Sassu, entrambe donate da Alfredo Paglione e l’ultima – recentemente inventariata – di Giuseppe Colamonaco, ricevuta il 12 marzo 2015 dalla vedova Anna Maria Pesce.
Giuseppe Colamonaco, medico di base, sin da giovane scoprì la passione per la malacologia e con costante e rinnovata passione raccoglie personalmente un’enorme quantità di materiale malacologico, soprattutto lungo le coste del basso Adriatico e del Mar Ionio. La collezione viene da lui accresciuta con materiale raccolto da altri ricercatori e/o acquistato nel corso degli anni.
L’alto rigore scientifico con cui gli esemplari sono stati selezionati ne fanno un compendio di assoluto valore. È composta di oltre 4.400 esemplari per un totale di 777 specie tra bivalvi, scafopodi, gasteropodi, cefalopodi e poliplacofori. Attualmente ne sono stati inventariati 2.528.La raccolta Colamonaco si caratterizza, infatti, per il grandissimo numero di esemplari in perfette condizioni e dalle dimensioni fuori dal comune: al suo interno si riscontrano 20 esemplari di dimensioni eccezionali, che hanno conseguito la qualifica di record mondiali.
Del 2015 è la donazione del gallerista milanese Alfredo Paglione (di cui il Museo già possedeva la collezione di tartarughe artistiche e di dipinti di Aligi Sassu) composta da 436 opere. Per il museo quindi si aprirà – se sarà in grado di trovare una sede adeguata – una nuova avventura, che apre le sue porte alle arti figurative e che offrirà alla città di Chieti un luogo per le arti contemporanee.
La ringraziamo molto per la recensione puntuale e ben documentata.