
Come citato in un altro post, la casa editrice Delos ha appena lanciato la collana di narrativa Ucronica, dedicata alla Storia Alternativa. Per inaugurarla, con un’opera di prestigio e di valore, è stata scelta la novellette L’Oro di Napoli scritta da uno dei più importanti scrittori della Fantascienza italiana, Donato Altomare.
Per i pochi che non lo conoscessero, Donato ha vinto due volte il premio Urania, nel 2001 con il romanzo Mater Maxima, e nel 2008 con il romanzo Il dono di Svet, cinque volte il premio Italia una volta il Premio della critica Ernesto Vegetti.
Approfittando della sua gentilezza e disponibilità, ho colto l’occasione per farci raccontare sia il suo rapporto con l’Ucronia, sia approfondire le tematiche della sua novella.
Buongiorno Donato, come descriveresti a un lettore casuale, con vaghe idee su cosa sia l’Ucronia, la tua novellette L’oro di Napoli?
L’Ucronia è un sogno. Quante volte ci siamo chiesti, nel nostro piccolo, come sarebbe stata la nostra vita se certe vicende avessero preso una strada diversa? Quante volte siamo tornati indietro con la mente a quell’incontro o a quel comportamento o a quell’abbandono? Non ditemi che non avete mai provato a immaginare cosa sarebbe successo se non aveste lasciato quel ragazzo/quella ragazza, o se aveste deciso per un’altra facoltà o lavoro, oppure se quel fatidico giorno che ha segnato la vostra vita fosse andato diversamente? Ecco, questo direi a un lettore per spiegargli cosa intendo io per Ucronia. Aggiungerei però che le mie storie affrontano problemi certo più grandi dal punto di vista storico. Se l’Ucronia è creata sul mio personale passato, solo chi mi conosce a fondo potrebbe apprezzarla, per cui bisogna immaginare un evento ‘mutato’ di un momento storico (ma anche economico, scientifico, ecc.) di rilievo, insomma, qualcosa che quasi tutti conoscono. Come sarebbe oggi la realtà se i tedeschi avessero vinto la guerra? Argomento più volte trattato anche da grandi autori (Dick, Spinrad, ecc.). O se Napoleone fosse riuscito a riorganizzare il suo esercito una volta fuggito dall’isola d’Elba? O se semplicemente il radar non fosse stato inventato durante la guerra? È un divertimento che però abbisogna di solide basi di conoscenza.
Perché la scelta di trattare le vicende del Risorgimento, argomento che a scuola è spesso trascurato o insegnato male, con i protagonisti, che, a seconda delle mode, sono santificati e demonizzati?
Come ben si sa, la storia la scrivono i vincitori. Credo che sia un bene che a scuola si trascuri, o si insegni male, l’Unità d’Italia in quanto nei testi ‘ufficiali’ la verità viene accuratamente nascosta dietro immagini falsamente eroiche. L’incontro a Teano tra Vittorio Emanuele II e Garibaldi, immortalato in ogni occasione, dai quadri ai francobolli, non avvenne proprio come ce lo descrivono. Fonti autorevoli ci dicono (ma questo ce lo racconta anche velatamente la storia ufficiale) che Garibaldi non piacesse per nulla al Sovrano e che a Teano ci fu un rapido saluto (secondo alcuni neanche questo) e Vittorio Emanuele II non volle neanche pranzare con Garibaldi. Ovviamente la storia ufficiale ha mutato quel gesto scrivendo che Garibaldi preferì mangiare con i suoi uomini piuttosto che col Re, ammantando quel gesto di umile grandezza, che Garibaldi certo non possedeva.
Che ne pensi dei revisionisti neo borbonici?
Domanda inquietante. Penso che è ormai troppo tardi, qualcosa bisognava farla subito dopo l’Unità d’Italia, non per disunirla, ma per migliorare la situazione del Sud che, da potenza a livello mondiale per economia, produzione e Illuminismo, si è trovato a essere ridotta alla stregua dei paesi del Terzo Mondo. Depredato, saccheggiato, sottoposto a balzelli pesantissimi, il Sud ancora oggi non riesce a risollevarsi. Chi non mi crede vada a leggere un po’ di storia vera e non quella “inventata”. Negli anni seguenti l’Unità d’Italia ci fu un tentativo di ritorno dei Borboni, organizzando i briganti, molti dei quali erano stati soldati borbonici “gettati sul lastrico” dal neonato Regno d’Italia, ma non sortì alcun effetto. No, sul versante neo borbonico, non penso oggi si possa fare qualcosa.
Io vado oltre, e penso invece che si deve modificare la geopolitica italiana e la nostra Nazione debba diventare una sorta di Stati Uniti Italiani. Oggi, col problema della pandemia, stiamo vedendo che ogni giorno nascono contrasti tra le regioni e il Governo Centrale. Contrasti dovuti a l’eterno problema: le realtà delle regioni sono così dissimili tra loro che pensare di unificarle in un qualsiasi provvedimento è, al minimo, ottimistico. Bisognerebbe dare alle regioni maggiore autonomia e fare in modo che ciascuna si faccia carico del proprio futuro. Perché ciò che può essere giusto per il Piemonte, potrebbe non esserlo per la Calabria e viceversa. Ovviamente sono due regioni prese a caso.
Secondo il tuo parere, dato che in una carriera letteraria ricca di successi e di soddisfazioni, ha spaziato in tutti i generi letterari del fantastico e della fantascienza, quali sono le peculiarità e le difficoltà nello scrivere un’Ucronia? È più importante il realismo o il desiderio di spiazzare e divertire il lettore?
Io ho grande rispetto del lettore. Dico sempre che gli scrittori sarebbero inutili se non ci fossero i lettori. Questa affermazione va ben oltre la sua apparente banalità, porta a chiederci cos’è più importante in una storia. La risposta è facile: l’abilità della scrittura è sempre nel giusto equilibrio. Non si può fare a meno del realismo, perché altrimenti invece che di Ucronia si dovrebbe parlare di fantastico in generale, ma, al contempo, bisogna sorprendere il lettore con una buona dose di originalità per “costringerlo” a non abbandonare la lettura, a staccarsi dal libro col desiderio di riprenderlo al più presto e di “vedere come va a finire”. Credimi, non è affatto facile. Spesso mi mandano romanzi o racconti da leggere. Io leggo tutto, con i miei tempi perché faccio mille cose, e ogni volta cerco di spiegare dove sono gli squilibri nella narrazione, cosa manca e cosa è di troppo. E lo faccio non come scrittore, ma come lettore onnivoro.
Che consigli daresti a un esordiente che volesse dedicarsi a questo genere letterario?
È indispensabile studiare l’evento. Poi studiare e studiare ancora. Bisogna conoscere a menadito ogni aspetto dell’evento che ci interessa perché, se lo vogliamo mutare, non possiamo non conoscere bene quello che è realmente avvenuto. Si pensa che scrivere una storia alternativa è semplice, basta dire il contrario di quello che è accaduto. Non è così, perché in un evento storico ci sono troppi elementi in gioco. Ne L’oro di Napoli, non ci sono soltanto Vittorio Emanuele II e Francesco II, ma ci sono altre figure, da quelle gigantesche, come Maria Sofia di Baviera a quelle assolutamente modeste, come l’operaio incaricato di riparare il Banco di Napoli. Entrambe sono determinanti a riprova che per mutare la storia non è necessario essere un re, ma basta anche un umile operaio. Un lettore ha commentato questa mie novellette dicendo che si tratta di un semplice divertissement, niente di particolare se non un modo per far trascorrere al lettore qualche minuto di spensieratezza. Probabilmente ho toccato tasti a lui fastidiosi, non ha neanche la minima idea di quanto ho dovuto studiare per scrivere l’Oro di Napoli, quel ch’è veramente accaduto, intendo, ma, nel suo commento, un po’ saccente, ha detto una cosa giusta: non voglio fare lezioni di storia a nessuno, ma dare una lettura piacevole e giustamente colta, perché alla fine il lettore dev’essere soddisfatto.
L’Ucronia è solo un gioco intellettuale o aiuta a comprendere meglio il nostro Presente?
L’Ucronia è un gioco intellettuale che parte proprio dal nostro Presente. Noi conosciamo la realtà che ci circonda, sia quella che ci riguarda direttamente, sia quella che ci interessa della macro-storia. Quando, alla fine della lettura di una Ucronia, ci guardiamo nuovamente intorno, vediamo ciò che ci circonda con occhi diversi e pensiamo che nel nostro prossimo futuro, e non certo nel passato, possiamo determinare gli eventi. Basta riflettere bene e non farsi trascinare da imbonitori o falsi profeti. Non si tratta di comprendere meglio il presente, ma di immaginare meglio il futuro e cercare di dare del nostro meglio in ogni occasione. L’Ucronia è un ‘grillo parlante’ che ci rammenta come, anche il gesto più semplice che facciamo, può avere importanti ripercussioni nel nostro futuro, per cui pensiamo ci bene e, come ho detto spesso a mio figlio: ‘usa il cervello, non la pancia’.
In futuro, scriverai nuove Ucronie? Quali periodi storici affronterai?
Ne ho scritte tante e continuerò certo a farlo. Il primo ‘tentativo’ è un racconto: “Centro ristrutturazione temporale” che si trova anche su Delos. Una storia un po’ ingenua, ma che è prodromica alle altre. Qui ho fatto l’operazione contraria: la storia ‘vera’ è un’altra, ma accade qualcosa che la sconvolge, trasformandola in quella che è oggi la nostra realtà. Anche qui ho avuto bisogno di studiare la Prima Guerra Mondiale. La storia alternativa più importante è il Premio Urania del 2008, il mio secondo Premio Urania, “Il dono di Svet”. Sono partito dai 13 giorni del 1962 nei quali, a causa delle crisi di Cuba, siamo stati a un pelo dalla terza guerra mondiale. Il sommergibile con testate nucleari che scortava le navi russe con le parti dei missili da portare a Cuba aveva l’ordine, in caso di scontro, di lanciare i suoi ordigni. E fu lì lì per farlo, ma un ufficiale russo lo impedì e salvò il mondo. Io mi sono posto una semplice domanda: cosa sarebbe successo se il sottomarino russo avesse lanciato i suoi razzi con testate atomiche sugli USA? Ne è venuto fuori un romanzo a episodi di notevole complessità, ma leggibilissimo anche da parte di chi era digiuno di storia.
Ho scritto altri racconti del genere, e un altro apparirà nella stessa collana de L’Oro di Napoli. Si tratta de “La Trappola di Bardia”. Nel 1941 l’Italia era ben salda nell’Africa Settentrionale e gli inglesi, aggrappati allo stretto di Suez, erano preoccupatissimi di un eventuale assalto delle nostre truppe per cacciarli via dall’Egitto. Le guidava Italo Balbo, un pilota e stratega straordinario. Ma… la storia vera è amara. L’aereo di Italo Balbo fu abbattuto nei cieli di Tobruk da un incrociatore italiano che lo scambiò per un aereo nemico e lui morì col suo equipaggio. Il comando delle forze italiane in Africa Settentrionale passò a comandanti da operetta che portarono l’esercito all’annientamento per una serie di errori che l’ultimo dei soldati non avrebbe mai fatto. Io mi sono posto la domanda: Ma se Italo Balbo NON fosse stato ucciso? Tutto ciò che poi segue non è invenzione pura, ma si basa anche su siti storici e battaglie realmente avvenute. Un altro ‘divertimento’ che mi è costato mesi di faticosi studi.
Insomma, l’Ucronia, o la Storia Alternativa, vuole anche essere un ammonimento: la storia la facciamo noi, per cui cerchiamo di non subordinarla a noi stessi, ma di avere una prospettiva più ampia e ragionata, in modo che non si torni ogni tanto a pensare a cosa sarebbe stata la nostra vita se quel giorno avessimo deciso diversamente.