
Villa Sofia, uno dei principali presidi ospedalieri di Palermo, rispecchia pienamente tutte le contraddizioni di questa città, capace di porre punte di eccellenza e casini epocali gli uni accanto agli altri. Persino la storia è assai diversa, rispetto a quella di un normale ospedale e si collega con quella del vino Marsala.
John Woodhouse nel 1773 aveva cominciato a esportarlo in Gran Bretagna come alternativa a basso costo dello Sherry e del Porto: dopo qualche anno, il vino liquoroso siciliano ebbe una sorta di boom, sia per l’adozione del metodo soleras, che ne equiparava la qualità a quella dei concorrenti iberici, sia per il blocco continentale voluto da Napoleone, che mise in crisi le esportazioni da Spagna e Portogallo.
La Sicilia borbonica non ne era soggetta, di conseguenza il Marsala si trovò senza concorrenti: i vini siciliani divennero una potenziale miniera e d’oro e ci fu una sorta di corsa da parte degli investitori inglesi per approfittarne. Tra questi vi era Benjamin Ingham, che, oltre ad ampliare i suoi interessi commerciali anche nel campo dell’olio, dell’ortofrutta e delle stoffe pregiate, si trascinò dietro i nipoti, prima William e poi Joseph Whitaker, che diedero origine alla seconda grande famiglia imprenditoriale panormita, dopo i Florio, che animò la Palermo Liberty.
Nel 1850 Joseph Whitaker senior acquista dai marchesi di Mazzarino un lotto di terreno con un fabbricato nella Piana dei Colli, confinante con la tenuta Real Favorita, con la proprietà dei Bordonaro e col parco del principe di Castelnuovo, che chiamò “Villa Sofia” ; un romantico omaggio all’amata moglie Eliza Sofia Sanderson.
La tenuta dei marchesi di Mazzarino, però, era a uso agricolo: per renderla una villa di rappresentanza, Joseph Whitaker senior decise di ristrutturarne il baglio, trasformandolo in un fastoso edificio con prospetto loggiato neopalladiano. Finiti i lavori, i Whitaker presero armi e bagagli e trasferirono la residenza della sua famiglia da Via Bara, dove abitava sopra l’ufficio della ditta Ingham a Villa Sofia.
Nel frattempo, Joseph si appassionò al giardinaggio e decise di trasformare l’agrumeto e il vigneto della tenuta in un giardino all’inglese, affidandone il progetto, la creazione e la cura al tedesco Emilio Kunzmann, straordinario paesaggista, cui si deve anche l’impianto degli altri giardini dei Whitaker, a Via Bara, a Malfitano e a villa Sperlinga.
Kunzmann concepì un parco con forme irregolari e sinuose, vaste aiuole con cipressi, palmizi, essenze esotiche, importate appositamente dall’oriente, che verranno poi adottate in tante altre ville patrizie palermitane e che diverranno in epoca liberty una delle cifre distintive della città.
Alla morte di Joseph ed Elisa Sophia, si stabiliscono nella villa il figlio Robert (detto Bob) (1856-1923) e la moglie Clara Maude Bennet (1860-1929). Ed è sotto la loro gestione che l’edificio si arricchisce di una torre neomedievale, progettata da William Beaumont Gardner e di una “cavallerizza”, pregevole opera di gusto prettamente anglosassone. Mentre all’interno Ernesto Basile dà forma aulica al vestibolo e allo scalone principale, con decori attribuiti a Salvatore Gregorietti e Francesco Naselli Flores e vi aggiunge un corpo basso di servizio con bifore neorinascimentali.
Una vetrata al sommo dello scalone raffigura Robert in veste di guerriero medievale. Il parco continua ad essere curato da Kunzmann, che vi impianta serre per la coltivazione dei fiori, fra cui un delizioso giardino di inverno di architettura neonormanna, che simula la fontana del grande vestibolo della Zisa, anch’esso attribuito a Naselli Flores. Divengono famose alcune specie di orchidee che vi vengono coltivate.
Con le tre signore Euphrosine Manuel di Via Cavour, Tina Scalia di Malfitano e Maude Bennet di Villa Sophia alla fine dell’Ottocento le tre dimore dei Whitaker divengono il centro della vita mondana palermitana, tanto da accogliere come ospiti il re d’Inghilterra Eduardo VII, sua moglie Alessandra e la principessa Vittoria il 24 aprile 1907. L’evento è ricordato da una lapide affissa sul muro della terrazza che recita
“HERE, ON APRIL 24, 1907, KING EDWARD VII, QUEEN ALEXANDRA, AND PRINCESS VICTORIA, HAD TEA AND RESTED FOR A SHORT HOUR.”
Purtroppo, tra le dimore dei Whitaker, questa fu la più sfortunata: nel 1953, alla Croce Rossa Italiana, per trasformarla in una sede di rappresentanza. Poco dopo la compravendita, fu invece destinata a ospedale. Erano gli anni del Sacco di Palermo, in cui la Mafia, utilizzando gli stessi slogan con cui oggi si riempie la bocca Roma fa Schifo, radeva al suolo la Palermo liberty per costruirvi sopra pessimi palazzoni: villa Sofia non si salvò da questo massacro.
Nel 1963, grazie alla donazione di Luigi Biondo (1872 – 1967), all’interno della proprietà della Villa ebbero inizio i lavori per la costruzione di un “ospedale geriatrico per i vecchi di ambo i sessi, cronici, incurabili, paralitici, che negli ospedali non li accettano”, come lui stesso annotò. Questo fabbricato a cinque piani, dedicato ad “Ospedale Geriatrico”, oggi è denominato Padiglione Geriatrico”, è un pugno in occhio, che turba i volumi dell’edificio liberty.
Ed ancora grazie ad una donazione di Luigi Biondo, si deve la costruzione dell’edificio a due piani, all’interno della proprietà della Villa, sorto come “Ospedale Pediatrico e Traumatologico”, oggi “Padiglione Pediatrico Luigi Biondo”. Negli anni successivi, seguirono altri padiglioni, il parco fu trasformato in un parcheggio e furono abbandonate a se stesse abbandonati al degrado i manufatti di servizio, fra cui la preziosa serra neonormanna e la coffee-house.
Solo negli ultimi anni, si procedento a un lento, ma graduale recupero…