Le Terme Surane

Nel 1934-1935 alcuni scavi realizzati sotto la chiesa di S. Prisca sull’Aventino portarono alla scoperta di un complesso piuttosto ampio di abitazioni risalenti al I secolo d.C.. Inizialmente questi resti furono ritenuti l’abitazione privata del futuro Imperatore Traiano (domus privata Traiani), identificata invece successivamente nelle strutture rinvenute poco distante nel sottosuolo della Piazza del Tempio di Diana. Alla luce di studi più recenti si ritiene invece che si tratti della casa e delle Terme di Lucio Licinio Sura, politico e generale molto influente sotto Traiano, di cui era amico e consigliere. Ciò sarebbe anche confermato dalla Forma Urbis Severiana, che in quest’area, adiacente al Tempio di Diana, indica la presenza delle Terme Surane

Alcuni bolli laterizi fanno risalire la costruzione dell’edificio, dotato anche di un quadriportico, al 95 d.C.. All’incirca intorno al 110 d.C. quest’ultimo fu chiuso e trasformato in abitazione. Nello stesso periodo un’altra casa posta subito a sud di questa venne invece ingrandita con la costruzione di un ninfeo. Alla fine del II secolo fu realizzata un’ulteriore abitazione a due navate sulla quale si impiantò l’attuale chiesa.

La tradizione vuole far risalire quest’ultima casa all’abitazione dei coniugi ebrei Aquila e Prisca, che qui accolsero i Santi Pietro e Paolo; all’interno di essa sarebbe nata una ecclesia domestica e successivamente il vero e proprio titulus paleocristiano. Sempre alla fine del II secolo si fa risalire la realizzazione del mitreo, che si impiantò all’interno del quadriportico, a suo tempo già trasformato in abitazione, e che si trova nel sottosuolo subito dietro l’abside dell’attuale chiesa.

Ma chi era questo Sura ? E che caratteristiche avevano le sue Terme ? Lucio Licinio Sura, nato probabilmente a Barcellona, era uno dei principali consiglieri di Traiano, anche se inizialmente, a sentire Dione Cassio, i rapporti non cominciarono sotto i migliori auspici. A quanto pare, si era sparsa la voce che Lucio stesse complottando contro l’Imperatore.

Per mettere a tacere le voci, Traiano si presentò a cena a scrocco da Lucio , congedando la sua guardia del corpo e mangiando tutto quello che gli venne servito. Offrì perfino la gola al rasoio del barbiere personale Lucio per farsi radere la barba. Questo rafforzò il legame tra i due: Lucio fu console suffetto nell’anno 97, divenne in seguito governatore della Germania inferiore nel 98/99, dove rimase fino a poco prima di partire per la Dacia nel 101. Egli fu infatti presente in entrambe le guerre daciche condotte dall’imperatore nel 101-102 e 105-106. Fu console per tre volte: nel 97, nel 102 e nel 107.

Alla sua morte, Traiano ordinò in suo onore un funerale di stato oltre ad ordinare che una sua statua fosse posta nello stesso Foro. La sua figura è, peraltro, immortalata nel marmo della Colonna Traiana in Roma (scolpita tra il 107 ed il 113), mentre discute con il suo imperatore. Ora, le Terme Surane sorgevano sul Clivo Publicio che iniziava dalla Porta Raudusculana delle Mura serviane, l’attuale Via del Clivo dei Publicii, immediatamente a sinistra della Chiesa di Santa Prisca , sul grande Aventino dove si trova Villa Cavalletti; recentemente sono stati trovati resti al di sotto della nostra Accademia Nazionale di Danza

Queste terme, alimentate dall’Acqua Marcia, avevano un ruolo ben diverso ben diverso dalle contemporanee Terme di Traiano: non erano destinate alla grande massa dei romani, ma a un pubblico più ristretto e ricco. Scelta che si ripercosse nella pianta del complesso, che conosciamo grazie alla Forma Urbis: invece di ispirarsi al modello proposto dagli architetti di Nerone, era costituito dal balneum e da una serie di ambienti allineati in modo rettilineo tra loro comunicanti e da uno spazio aperto porticato sui 3 lati, forse destinato alla palestra. Dal lato dei giardini, le Terme di Sura strapiombavano la pendenza dell’ Aventino verso il Circo Massimo.

Accanto alle Terme, vi erano due templi: il primo, ben noto, era quello di Diana, fatto costruire da Servio Tullio come Santuario Federale dei Latini. Questo tempio era tempio ottastilo con due ordini di colonne lungo i lati, simile in pianta all’Artemision di Efeso. Le mura perimetrali della cella sono tuttora custodite all’interno di una delle sale di un ristorante. Il tempio era circondato da un portico a due ordini di colonne.

L’altro tempio è di incerta identificazione: un’ipotesi lo associa a quello della Luna, che però andò distrutto ai tempi del grande incendio neroniano e non fu mai più ricostruito, per cui appare difficile che sia rappresentato nella Forma Urbis. Più probabile, è l’identificazione con il tempio di Vertumno, che fu costruito da Marco Fulvio Flacco dopo la conquista di Volsinii (Bolsena) nel 264 a.C. Secondo l’uso romano dell’evocatio, era necessario infatti riparare il dio protettore della città sconfitta, titolare anche di un santuario federale della Lega delle dodici città etrusche. Nel tempio, secondo le fonti, furono collocate pitture raffiguranti il console Flacco quale trionfatore.

Ora, vuoi o non vuoi, le Terme Suriane contribuirono alla gentrificazione dell’Aventino: l’avere una clientela di lusso, convinse Gordiano III a restaurarle, come testimonia una iscrizione ritrovata in loco e forse pertinente ad un architrave. Processo che tra l’altro ebbe un e un nuovo impulso nel IV e nel V secolo, quando le proprietà entrano a far parte dei grandi patrimoni immobiliari delle più note famiglie senatorie, quali quella di Vettius Agorius Pretestatus per il IV secolo o Cecina Decius Albinus per il V secolo e che non fu interrotto neppure dalla presa di Roma da parte di Alarico nel 410 a.C. tanto che Cecina Decio Aginazio Albino, praefectus Urbi, nel 414, amico del poeta Claudio Rutilio Namaziano, provvide a restaurarle.

Però, le cose cose cambiarono progressivamente: dinanzi agli elevati costi di manutenzione e al crollo del mercato immobiliare delle dimore di lusso, visto che il potere politico si stava trasferendo a Ravenna e a Costantinopoli, le famiglie senatoriali cominciano a donare le loro proprietà sull’Aventino, che diventano sede di oratori e monasteri, che cominciano a riutilizzare gli edifici antichi, cambiandone destinazione d’uso. Così verso la fine del V secolo, le terme divennero una sorta di ostello per pellegrini.

Con l’abbandono medievale del colle, anche questo cadde in rovina, tanto che la casa del Bernini, che era vicino a Sant’Andrea delle Fratte al centro di Roma, fu costruita con i materiali provenienti dai loro resti.

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