Frans Hals

Nonostante il suo straordinario e indiscusso genio, Frans Hals è spesso citato di sfuggita nei libri di storia dell’arte italiani, perchè oscurato da Rembrandt. Eppure il grande ritrattista di Haarlem, instancabile esploratore della psiche, ne avrebbe di cose da insegnare, a chi ha il coraggio di ascoltarlo.

Frans nacque intorno al 1580 ad Anversa, in un momento molto difficile per la città, figlio mercante di stoffe Franchois Fransz Hals van Mechelen e della sua seconda moglie Adriaentje van Geertenryck: il 4 novembre 1576, i tercios spagnoli ammutinatisi iniziarono a saccheggiare Anversa, portando tre giorni di terrore ed orrori tra la popolazione della città che era uno dei principali centri culturali, economici e finanziari delle Diciassette Province. Sacco che ebbe due effetti collaterali, che provocarono parecchi mal di pancia a Filippo II. Il primo, la recessione economica della zona: i commercianti inglesi, che compravano dalla città essenzialmente stoffe e vestiti, ossia la principale fonte di reddito Hans padre non volendo rischiare visitando la città che ora si trovava in una zona di guerra, cercarono altri collegamenti commerciali con altri porti. Dal 1582, tutto il commercio inglese ad Anversa poteva dirsi cessato, provocando a crisi irreversibile di quello che era il polo culturale ed economico dei Paesi Bassi, il che provocò una diminuzione drastica delle entrate di Madrid, che provocò ulteriori grattacapi alla Corona Spagnola, che aveva già dichiarato bancarotta.

Inoltre, la brutalità dei tercios, facendo tracollare anche la reputazione di Filippo II. Gli Stati Generali, influenzati dal sacco, firmarono la Pacificazione di Ghent appena quattro giorni dopo, unificando le province ribelli con quelle lealiste con l’intento di rimuovere tutti i soldati spagnoli dai Paesi Bassi e porre fine alle persecuzioni degli eretici. Così l’opinione pubblica moderata, favorevole a un possibile compromesso con Madrid, si schierò dalla parte dei ribelli.

La crisi economica, più che simpatie protestanti, Frans in tutta la sua vita fu più o meno un criptocattolico, convinsero gli Hals a prendere armi e bagagli e trasferirsi nella più ricca e tranquilla Haarlem, dove nel 1591 nacque suo fratello Dirk: essendo anche lui un pittore è probabile che la famiglia Hals non avesse particolari antipatie per questo mestiere.

Frans andò a studiare pittore fiammingo Karel van Mander, che aveva soggiornato a Roma e che aveva importato in Olanda uno stile manierista di ispirazione italiana. Karel aveva fondato un’accademia ad Haarlem, in cui di fatto, applicava un metodo di insegnamento straordinariamente moderna per l’epoca: allo studio e alla riproduzione dei quadri degli autori precedenti, sia italiani, sia fiamminghi, associava il disegno dal vivo e inoltre faceva di tutto affinché i suoi allievi trovassero uno stile personale

Karel aveva poi pubblicato un best seller della storia dell’arte dell’epoca, intitolato, con poca fantasia, il Libro della Pittura, composto da tre volumi. Il primo era una traduzione delle vite del Vasari. Il secondo, una sorta di integrazione, comprendente le biografie di pittori fiamminghi e tedeschi. L’ultimo, una sorta di miscellanea, con traduzione de Le Metamorfosi di Ovidio seguita da una spiegazione iconografica e dalla descrizione della collezione d’arte del municipio di Haarlem.

Tra l’altro Frans, dopo essersi diplomato ed essere entrato nell’associazione di categoria dei pittori olandesi dell’epoca, la Gilda di San Luca, nel 1610 fu assunto dal consiglio cittadino, su raccomandazione di Karel, proprio come restauratore di quella collezione che comprendeva le opere di Geertgen tot Sint Jans , Jan van Scorel e Jan Mostaert, tutti ispirati dall’arte italiana, che decoravano la chiesa cattolica di Haarlem.

Questi quadri erano stati sequestrati nel 1578, quando proprio a seguito del sacco di Anversa, era stata abolita da parte dei protestanti la Dichiarazione di Haarle, che concedeva la parità di diritti ai cattolici. Ufficialmente, la collezione divenne proprietà pubblica nel 1625, quando una specifica commissione del consiglio cittadino decidette quali opere potevano essere esposte nel Municipio e quali, troppo “cattoliche romane”, quali invece fossero vendute, a prezzo di favore, a condizione che la rimuovesse dalla città, a Claesz van Wieringen, segretario della sezione locale della Gilda di San Luca e amico intimo di molti consiglieri.

Casualmente, le opere da epurare risultarono essere quelle di maggior pregio, che rivendute a collezionisti esteri, resero Claesz smodatamente ricco: lo scandalò che ne seguì, oltre a provocare l’arresto di diversi consiglieri, ebbe come effetto collaterale la restituzione di parte dei diritti ai cattolici. In questo contesto, però, non c’era mercato per soggetti di natura religiosa, per cui Frans, per campare, si dedico ai ritratti. A testimonianza delle sue simpatie religiose, il suo primo cliente è Jacobus Zaffius. che era stato priore del convento De Blinken a Heiloo e parroco di una chiesa ad Haarlem. Jacobus non solo si era rifiutato di consegnare le proprietà parrocchiale al Consiglio Municipale, ma gli aveva anche fatto causa, vincendola. Il Consiglio Municipale, condannato a pagare un indennizzo a Jacobus, non solo aveva fatto orecchie da mercante, ma lo aveva addirittura fatto arrestare. L’avvenimento fece così scandalo, all’epoca, che Guglielmo il taciturno dovette concere l’amnistia a Jacobus e convincere più con le cattive che con le buone Haarlmen a pagare il dovuto. Proprio per celebrare questa vittoria, Jacobus commissionò il suo ritratto.

Nello stesso anno, Frans sposò la sua prima moglie Anneke Harmensdochter intorno. Essendo Frans era di nascita cattolica, tuttavia, quindi il loro matrimonio fu registrato nel municipio e non in chiesa. Sfortunatamente, la data esatta è sconosciuta perché i più antichi atti di matrimonio del municipio di Haarlem prima del 1688 non sono stati conserva. Per sfortuna di Frans, ad Haarlem vi era un suo omonimo, un poco di buono, ubriacone, donnaiolo e famoso per malmenare la moglie: questo provocò diversi grattacapi al pittore, che ogni tanto dovette pagare le multe dell’altro Frans, dall’altra contribuì a costruire la sua leggenda del suo stile di vita dissoluto, poichè gli furono attribuite dai biografi postumi, tutte le malefatte dell’omonimo. Il problema di Frans, che fu sempre alla base dei suoi assilli economici, fu la numerosa famiglia, aveva otto figli, che in qualche modo doveva mantenere. Per questo fu un lavoratore energico, assiduo, infrenabile.

Al contempo, per costruirsi una rispettabilità, entrò sia alla locale camera di retorica, dove si interesso sia al teatro e lavorò a una traduzione dei caratteri di Teofrasto, sia nella guardia civica degli Schutterij, istituita nei Paesi Bassi durante il Medioevo allo scopo di proteggere la città in caso di attacco nemico e per mantenere l’ordine pubblico in caso di rivolta o incendio. Il loro centro di addestramento di solito era un luogo aperto all’interno della città, vicino alle mura cittadine. I gruppi di schutter erano suddivisi per quartiere e in base alle armi usate: arco, balestra o moschetto.

La schutterij operava come supporto del governo locale ed erano le autorità cittadine a nominarne gli ufficiali. Gli ufficiali erano ricchi cittadini appartenenti alla Chiesa riformata. Il capitano non sempre era originario del quartiere e il sottufficiale spesso era un giovane ricco e scapolo (spesso riconoscibile, nei ritratti di gruppo delle schutterijen, dai vestiti particolarmente eleganti e dalla bandiera che porta).

Di solito, essere un ufficiale della schutterij per un paio di anni era necessario per ottenere altre cariche importanti nel consiglio cittadino. I membri dovevano provvedere a comprarsi l’equipaggiamento: un’arma e un’uniforme. Ogni notte una coppia di uomini faceva la guardia in due turni, dalle venti alle due e dalle due alle sei, chiudendo e aprendo le porte della città. Ogni mese gli schutter marciavano in parata sotto il comando di un ufficiale. Una volta l’anno organizzavano un banchetto a base di birra e manzo arrosto. Un pittore locale veniva invitato per ritrarre e immortalare la scena. Il più famoso di questo ritratto è la Ronda di Notte di Rembrandt.

Di solito per ogni cento abitanti tre appartenevano alla schutterij. Nel XVI, XVII e XVIII secolo i mennoniti olandesi furono esclusi dal servizio nella schutterij e invece di prestare il servizio pagavano una tassa doppia. I cattolici potevano entrare nelle schutterijen solo in alcune regioni. Le persone che erano al servizio della città (come il pastore, i medici, l’insegnante, il sagrestano, i portatori di birra, i portatori di torba) e gli ebrei della città non dovevano prestare il servizio. I portatori di birra e di torba dovevano servire come pompieri.

Frans essendo menbro della milizia fu la prima scelta nell’eseguire il ritratto e vi si buttò a capofitto, nel tentativo di utilizzarlo come pubblicità della sua abilità artistica

Affinché questo ritratto di gruppo fossero efficaci, soddisfasse i clienti ed evitasse che lo aspettassero fuori di casa, Frans si è trovato a risolvere un insieme di problemi. Per prima cosa, dovette mediare mediare tra le esigenze dei suoi conoscenti, che ricordiamolo, pagavano una quota inerente alla commissione del ritratto, che dipendeva sia dal suo ruolo, sia dalla sua posizione e l’esigenza di rappresentare il gruppo come un insieme. Per cui, da una parte dovette uscire scemo per assegnare i posti, dall’altra dovette dare evidenza sia alle esperienze comuni che trasformavano i singoli in un gruppo, sia allo status dei soggetti del ritratto, fondamentale in una cultura calvinista, dove l’ascesa sociale era considerata come un “segno” della benevolenza divina

Frans ha affrontato e risolto efficacemente questi nodi problematici, dipingendo una simmetrica divisione in due sottogruppi, ciascuno dei quali occupa metà dello spazio pittorico. Questi due gruppi sono collegati tra loro dalle diagonali formate dallo stendardo sulla destra e dalle teste di alcuni personaggi sulla sinistra, che si incrociano al centro sotto la finestra nel gesto del locandiere che porge un bicchiere. I due sottogruppi sono riuniti in un tutto unico dalla figura con il cappello, seduta con un coltello in mano davanti ad un piatto pieno di aragoste: il capitano Gilles de Witt. Un portabandiera, il secondo da sinistra, con la mano sinistra priva del guanto porge un bicchiere vuoto e al rovescio al locandiere, cosa inusuale per il suo ruolo. Il colonnello indossa una fusciacca arancione di foggia diversa da quella degli altri; come negli altri ritratti, il colonnello è raffigurato seduto e con il bicchiere sollevato, al centro del gruppo di sinistra e mentre si rivolge con un gesto teatrale al portabandiera con il cappello in mano, alla sua sinistra. Anche qui si può individuare un “genius loci”, una figura carica di affettività e bonarietà, nel personaggio con la barba, magnificamente dipinto nel sottogruppo di sinistra, disposto sotto al braccio disteso del portabandiera che porge il bicchiere al contrario all’oste, colto mentre volge l’intera figura, con lo sguardo e la mano tesa verso il centro della tavola. E anche in questo ritratto parte fondamentale di “immagine marca” la svolgono le fusciacche indossate da tutti gli ufficiali ed i portabandiera, e gli stendardi.

Uno degli aspetti più interessanti dei ritratti di questo periodo è che i componenti del gruppo raffigurato sono tutti identificati con nome e cognome, come in una moderna fotografia di gruppo; si cerca così di rappresentare l’insieme senza che il singolo perda la sua identità. Anche se i personaggi sono impegnati in una relazione tra loro hanno la consapevolezza della presenza dello spettatore, qualcuno lo guarda esplicitamente, come a rompere la quarta parete teatrale.

L’espressione dei singoli personaggi è in relazione con la presenza degli altri membri del gruppo, cioè dell’essere nel gruppo. Se questi personaggi fossero ritratti singolarmente sarebbero resi in un atteggiamento diverso, con caratteristiche diverse: dubito ad esempio che l’ebbrezza alcolica evidente nei visi dei personaggi ritratti sarebbe apparsa in maniera così evidente nel caso di ritratti singoli. In più, nella speranza di guadagnare qualche commissione in più, Frans si impegnò a rappresentare la tovaglia damascata di Haarlem, i cuscini di broccato sulle sedie e le alabarde appese alla parete e lo sfondo alberato, mostrando i suoi notevoli talenti come pittore: ritrattistica, natura morta e paesaggio.

Nel maggio 1615, Frans rimase vedovo: così assunse la giovane figlia di un pescivendolo, Lysbeth Reyniers, per prendersi cura dei suoi figli che mise incinta e sposò nel 1617 a Spaarndam, fuori Haarlem per evitare lo scandalo. La numerosa famiglia di Frans, tra l’altro, gli impose anche un modo di lavorare che era un unicum nei Paesi Bassi dell’epoca. I contemporanei come Rembrandt trasferirono le loro famiglie secondo i capricci dei loro clienti, ma Hals rimase ad Haarlem e insistette affinché i suoi clienti venissero da lui. In più, all’attività di pittore dovette associare un’infinità di altri mestieri, dal banditore d’aste al perito per cause in tribunale.

Sempre nel tentativo di guadagnare qualche soldo in più, visto che la pittura di genere stava avendo un boom tra i collezionisti, si avvicinò tra il 1620 e il 1630 ai caravaggisti di Utre ht, soprattutto nella rappresentazione di mezze figure a grandezza naturale: nascono cosi “ritratti” di attori, bevitori, musici, ispirati alle commedie popolari. L’accostamento ai pittori di Utrecht fu soprattutto tematico, perchè Frans non fu mai interessato alla ricerca di contrasti drammatici di chiaroscuro, ottenuti con la luce artificiale, comune ai caravaggisti olandesi; predilesse invece una luminosità diffusa e reale, talvolta con effetti di “plein-air”.

Tra questi ritratti spicca quello della zingara, raffigurata al centro del dipinto con il corpo rivolto a sinistra ma lo sguardo a destra verso l’esterno. Ha un’espressione felice e maliziosa e non sembra essere consapevole del ritrattista e di essere osservata. Ha il volto robusto e rubicondo un po’ adolescenziale. La fronte è larga spaziosa e coperta da alcuni ciuffi di capelli scomposti che ricadono anche intorno agli occhi. Il naso popolare e piccolo la bocca sorridente e sottile. Gli occhi sono grandi e molto espressivi. Gli zigomi ampi e distanziati. Sotto il mento sfuggente il collo è nudo. La camicetta che indossa ha una scollatura molto ampia che lascia esposti i seni molto prosperosi. I capelli sono lunghi, ricadenti dietro le spalle ma non composti in un acconciatura. Oltre alla camicetta indossa un grembiule stretto alla vita. I tessuti sono poveri e un po’ sgualciti.

Nonostante tutto il suo lavoro, il dover mantenere la famiglia lo fece stare perennemente in bolletta: i uoi creditori lo portarono più volte in tribunale, e vendette i suoi averi per saldare il suo debito con un fornaio nel 1652. L’inventario dei beni sequestrati menziona solo tre materassi e cuscini, un armadio, un tavolo e cinque quadri. Rimasto indigente, nel 1664 ricevette dal comune una rendita di 200 fiorini, a testimonianza della stima di cui godeva.

Frans morì ad Haarlem nel 1666 e fu sepolto nella chiesa di San Bavone della città .Dopo la sua morte, la sua vedova chiese aiuto e fu ricoverata nell’ospizio locale, dove morì in seguito. Negli ultimi decenni Frans non dipinse quasi più scene di genere e si dedicò solo al ritratto: la sua pennellata divenne ancora più audace ed essenziale, manifestando anche nei ritratti ufficiali la libertà tipica delle scene di genere. La sua pittura si fece più semplice e severa, sostituendo i colori splendenti del periodo precedente con effetti quasi monocromatici, mentre i personaggi sorridenti si immergono in austera meditazione. Questo processo si approfondì nell’ultima stagione del pittore in opere di allucinante potenza evocativa.

Nonostante sia stato spesso paragonato a Rembrandt, Frans mantiene una propria originalità al di là del suo più illustre contemporaneo. Nella scelta delle atmosfere, innanzitutto, Frans ha sempre privilegiato la luce del giorno e i riflessi del sole sulle ombre argentate, mentre Rembrandt è famoso per i propri studi di contrasti notturni ed il proprio utilizzo di innaturali e ricercati effetti di luminescenza. Si può affermare, in un certo senso, che i due autori siano in qualche modo complementari: stilisticamente Rembrandt costituisce un’ombra laddove Frans si concentra sulla luce, mentre la scelta dei soggetti li vede ricoprire i due ruoli opposti.

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