
Uno delle perle nascoste di Palermo è il il Palazzo del Conte Federico, ancora abitato dalla famiglia nobiliare, e trae le sue origini da Federico d’Antiochia, uno dei figli del grande Imperatore Federico II. Palazzo che sorge dietro le antiche mura della città punica, tra l’omonima Piazza Conte Federico e la via dei Biscottari, nel quartiere antico di Ballarò; questa strada, un tempo di grande importanza nella viabilità della Palermo antica, è una delle vie dei mestieri presenti in città, infatti qui si trovavano molti forni a legna.
Alla fine della strada, nei pressi dell’arco dei Biscottari, si trova un’edicola votiva dell’Ecce Homo particolarmente famosa per la figura smagrita e malconcia del Cristo, che ha fatto nascere il popolare modo di dire “Pari l’Ecce Homo di li Viscuttara”, che sta ad indicare una persona dall’aspetto particolarmente sciupato o malaticcio.
In origine, sul luogo del palazzo, vi sorgeva l’antica porta araba di Bab al Sudan, la Porta dei Negri, perchè nelle sue vicinanza, vi era il mercato coperto in cui venivano venduti gli schiavi africani, che fu utilizzato, data la necessità di mano d’opera servile per le piantagioni di canna da zucchero, sino a metà Cinquecento. Porta che si trovava di fronte ai Haddadin, ossia alla strada o contrada dei “fabbri.
L’ultima citazione del mercato degli schiavi risale infatti al 1549, quando un atto di compravendita, si usa come riferimento per la posizione della casa
“edificium morum nigrorum in quarterio albergarie, in contrata hospitalis“.
Con il tempo, il nome arabo della porta fu trasformato in Busaudan, Sautin, Busuldeni, Busuemi, Busué. La porta era difesa da una torre chiamata dello Scrigno, perchè probabilmente vi erano custodite le paghe della guarnigione, che fu ristrutturata in epoca normanna, sveva e aragonese. A riprova di questi restauri, vi sono due bellissime finestre, una stupenda bifora chiaramontana impreziosita da ricchi intarsi di pietra lavica, e l’altra d’epoca aragonese, dove si trovano gli stemmi autentici della città di Palermo, degli Svevi, e degli Aragonesi, visibili dall’interno
Con la costruzione delle mura rinascimentali, l’area perde qualsiasi valenza difensiva, tanto che la porta e le torre furono cedute come parziale rimborso agli Olivetani dello Spasimo, visto che erano di fatto stati sfrattati dalla loro sede originale proprio per la costruzione dei bastioni difensivi: Olivetani che utilizzarono la struttura come Ospizio per i Poveri.
A metà del XVII secolo, i frati, in grave difficoltà economica, vendettero l’ospizio a Gaspare Federico e Balsamo, conte di San Giorgio, il quale commissionò una prima ristrutturazione del complesso. Successivamenteil conte Nicolò Federico e Opezzinga,e commissionò ai pittori Vito D’Anna e Gaspare Serenario gli affreschi dei saloni, e all’architetto Venanzio Marvuglia la decorazione delle parti esterne del cortile, e il grande scalone in marmo.
Superato l’androne d’ingresso, si apre un ampio cortile interno tra i più belli e meno conosciuti di Palermo, con quattro prospetti finemente decorati in pietra da intaglio, opera del grande architetto Giuseppe Venanzio Marvuglia nel 1750, ed attraverso uno scenografico scalone in marmo rosso si sale al piano nobile.
Davanti all’ingresso principale spiccano due spegnitorce in marmo rosso, usati dai portantini all’arrivo al piano, prima di entrare nei saloni. Poi, in grandiosa successione, si apre la sequenza di saloni e sale di rappresentanza, dove si rivivono le varie epoche, attraverso le quali é passata la storia di questo palazzo.
Nella Sala blu e nella Sala degli stemmi ammiriamo i soffitti a cassettoni in legno dipinto, risalente al XV secolo; la Sala verde vanta delle porte in oro zecchino, uniche nel loro genere; la Sala rossa, inoltre, presenta gli affreschi di Vito D’Anna, pittore palermitano considerato uno dei massimi artisti del rococò siciliano; Infine, la Sala delle armi custodisce tutti gli strumenti bellici che furono usati nelle varie battaglie che coinvolsero Palermo.
Il fulcro della visita è però il grande Salone da Ballo, che è stato anche il tempio massonico più importante a sud di Roma e, proprio in questa sala, Giuseppe Garibaldi ricevette il 33° grado della massoneria, il più alto, oltre che sostegno ed aiuto dai fratelli massoni alla sua impresa di unificazione dell’Italia. Altri importanti massoni che si sono ritrovati in questa sala sono Giuseppe Verdi, Vincenzo Bellini, Richard Wagner.
Tutti quanti si dilettarono a suonare il pianoforte a coda, su cui Wagner compose alcune parti del Parsifal.
Ricordiamolo, ne ho parlato in dettaglio in altri post, che il compositore tedesco trascorse a Palermo l’inverno 1881-82, soggiornando inizialmente al Grand Hotel et des Palmes insieme con la moglie Cosima, alcuni dei suoi figli e una “piccola tribù” di collaboratori, domestici e nurse. In quel periodo ha completato la sua ultima opera (Parsifal), ha scritto una breve Elegia per pianoforte datata Palermo 26 dicembre 1881, ha preso parte ad alcuni concerti e ha persino posato per un celebre ritratto di Pierre-Auguste Renoir (oggi al Musée d’Orsay di Parigi).
Fratello massone fu anche Gaspare Serenario che nel magnifico affresco realizzato sulla volta del Salone, raffigurante Il Trionfo della Purezza tra le Virtù sul Tempo, si divertì a nascondere molti simboli della massoneria (un triangolo con un occhio – posto sulla testa della Purezza – ed ancora un vecchietto con la clessidra in mano, il compasso, il gallo, il sole dei medaglioni con raggi triplici). L’affresco è impreziosito dagli stucchi dorati di Giacomo Serpotta (una delle figure allegoriche presenti reca in mano il serpente, simbolo dell’artista) mentre il magnifico pavimento riporta lo stemma dei Conti Federico, costituito dall’aquila sveva. La grande tela di fine XVI secoche trionfa al centro della parete principale è probabilmente opera del pittore Annibale Carracci e rappresenta “Gesù e la Cananea”.
Lo storico palazzo, ben tenuto dagli attuali proprietari, il conte Alessandro Federico e la sua famiglia, prima del Covid, ora non ho idea se le cose siano cambiate, era visitabile tutti i giorni, tranne il mercoledì, dalle 11,00 alle 16,00. Le visite guidate durano un’ora e il biglietto costava, se non ricordo male, 10 euro, ma li merita tutti.