
Il personale impiegato all’interno dello domus Augusta, il palazzo imperiale del Palatino, era ovviamente assai numerosi e comprendeva un certo numero di camerieri di condizione servile e/o liberta che, mantenendo la tradizione delle domus patrizie dell’età repubblicana prestavano servizio nel le stanze da letto, ovvero i cubicula, termine da cui deriva il nome con cui sono conosciuti i cubicularii. Le loro principali mansioni consistevano nel fornire assistenza all’imperatore e ai membri dello suo famiglia nelle varie azioni quotidiane e nel sorvegliarne il sonno durante lo notte. Grazie alla stretta vicinanza al princeps, essi costituivano un’élite nell’ambito della numerosa e variegata familia Caesaris, oltre che nel gruppo sociale di appartenenza, godendo di una condizione privilegiata rispetto alla stragrande maggioranza degli schiavi e dei liberti . Al di là delle citazioni degli storici latini, che parlano dei cubicularii che fecero carriera, la principale fonte sulla loro condizione socio economica sono le tante iscrizioni sepolcrali che sono state trovate a Roma, che ci permettono sia di evidenziarne la relativa agiatezza, sia l’organizzazione burocratica.
Sappiamo infatti, come fossero così organizzati: al gradino più basso vi ero lo schiera dei semplici cubicularii, a una posizione intermedio il decuria cubiculariorum, al vertice l’a cubiculo, titolo che, almeno a livello epigrafico, sembro affermarsi o partire dallo metà del I secolo d.C. in sostituzione di quello di supra cubicularios. Tra i vari livelli si impose ben presto una differenziazione anche sul piano giuridico: dal periodo immediatamente successivo all’ età neroniana i cubicularii veri e propri erano schiavi, mentre gli altri, cioè quelli di grado superiore, prevalentemente liberti. Se ci fate caso, questa organizzazione ricalca quella militare dell’epoca, con il cubicularius equivalente del legionario, il decuria del principales, a cubiculo del centurione.
Tra i cubicularii vi erano anche gli equivalenti degli immunes, i soldati con compiti amministrativi: in questo caso vi erano impiegati preposti al vettovagliamento, ali’ assistenza medica e al disbrigo delle pratiche burocratiche: tra questi spiccavano l’a frumento cubiculariorum, che si occupava del l’approvvigionamento di grano, l’ab aegris cubiculariorum, ovvero il medico o l’infermiere a loro disposizione, l’a veste cubiculariorum, cioè il guardarobiere addetto alla fornitura delle divise, lo scriba cubiculariorum, ossia il segretario incaricato principalmente di registrare le nuove reclute. La cronologia restituita dalle epigrafi che li annoverano suggerisce che l’ introduzione di queste figure di supporto, sollecitata forse dall’incremento del numero dei camerieri impiegati o corte, dovette avvenire in un momento successivo alla prima età imperiale in connessione con una maggiore specializzazione del servizio. L’organizzazione del personale prevedeva inoltre la ripartizione in due stationes, i luoghi dove erano alloggiati, che però non sono mai stati identificate archeologicamente, ipotesi confermata dalla presenza di un impiegato definito a locis cubicularium stationis, che doveva fungere da usciere: sempre in analogia con l’organizzazione militare, i cubicularii erano articolati in decurie, il cui capo era definito decurio cubicularium. Insomma, quando ci si mettevano gli antichi romani, come fantasia nei nomi facevano concorrenza ai nostri giapponesi!
Non sappiamo se i cubiculari imperiali fossero riuniti in un collegia: la duplice menzione dello carica di decuria, senza alcuna specificazione, in riferimento rispettivamente a un cubicularius e a un numero indefinito di scribae cubiculariorum genera il sospetto che essa fosse esercitata nell’ambito di uno qualche associazione professionale, sorto forse a scopo funerario, secondo una prassi molto comune tra i membri della familia imperiale. Per cui è probabile che alcuni dei colombari associati alla familia imperiale, potessero essere proprio destinati ai cubicularii, che come accennato, erano assai numerosi.
Sebbene tutti i componenti dello servitù del cubiculum fossero legati al principe da un rapporto di fiducia, peraltro tradito non di rado, ero il loro capo, l’a cubiculo, a trarre maggior beneficio e prestigio dallo svolgimento del suo ruolo, che associava mansioni prettamente domestiche, assimilabili o quelle di un moderno maggiordomo o di un gran ciambellano di corte, alle funzioni di rappresentanza per conto del suo padrone. Ne troviamo uno rara conferma letteraria nello Legatio ad Gaium, in cui Filone d’Alessandra, che racconta l’ambasciata degli ebrei egiziani a Caligola, parla di Helicon, il suo a cubicola di origine egiziane, evidenziando come fosse sempre al fianco dell’imperatore, anche in occasioni pubbliche, in cui fungeva da guardia del corpo.
La carica di a cubiculo permetteva a chi lo rivestiva di acquisire facilmente influenza e potere e costituiva spesso un eccellente trampolino di lancio per l’assunzione di più alti incarichi nell’ambito dello burocrazia statale. La frequenza con cui quest’ultima circostanza si verificava ha indotto alcuni studiosi, fra gli ultimi S. Demougin, a postulare l’esistenza di un vero e proprio cursus honorum riservato ai liberti imperiali, che, attivato verso la fine del I secolo d.C., avrebbe contemplato fra i vari gradi l’incarico di a cubiculo e previsto come coronamento la dirigenza degli uffici dello ratio, ossia del patrimonio privato dell’imperatore. Più cauto è G. Boulvert, il quale respinge l’ipotesi di una reale carriera “amministrativa” per gli ex-schiavi imperiali, ritenendo preferibile parlare di uno gerarchia di posti. I dati ricavabili dalle epigrafi relative ad alcuni dei più illustri o cubiculo imperiali che trovarono successivamente impiego nel settore dell’amministrazione sembrano avvalorare quest’ultimo tesi; l’analisi delle carriere descritte rivela l’assenza di uno sviluppo lineare, scandito da tappe fisse e ordinate, mostrando che i singoli percorsi professionali potevano essere molto diversi fra loro, pur muovendo da un comune punto di partenza. Altro interessante aspetto che emerge dallo studio della documentazione epigrafica è l’estensione delle competenze del vertice dei cubicularii nel corso del Il secolo d.C., testimoniato dall’ accorpamento del cubiculum e della memoria, cioè della segreteria personale del princeps, ad opera di Adriano Questo provvedimento, revocato già da Settimio Severo nell’ambito del processo di sostituzione dei liberti responsabili degli officia palatina con procuratori di rango equestre, prelude all’ulteriore allargamento della sfera di controllo dell’a cubicala o meglio del suo erede, il praepositus sacri cubiculi, che si verificò nello torda età imperiale, quando questi assunse lo direzione di tutto il personale operante aa corte. In virtù della ridefinizione del suo ruolo egli ottenne pure un innalzamento di rango, divenendo clarissimus entro lo metà del IV secolo, successivamente spectabilis, poi illustris, per essere infine equiparato ai prefetti e ai magistri militum.
Per finire, forniamo un paio di esempio di queste carriere: Nicomedes, schiavo di origine greca, fu affrancato e scelto come a cubiculo da L. Aelius Caesar, successore designato di Adriano, morto prematuramente nel 138 d.C. In seguito a questo lutto che colpì la famiglia imperiale, egli assistette nella crescita il figlio del suo patrono, il futuro Lucio Vero, in qualità di nutritor, cioè di genitore adottivo, di fatto ma non di diritto. Sotto il regno di Antonino Pio, per intercessione di Lucio Vero, divenutone il figlio adottivo Nicomedes venne insignito dell’onore dell’ equus publicus, che sancì il suo ingresso nell’orda equestris, formalizzato tramite l’assegnazione di un pontificato minore accessibile ai soli cavalieri, ovvero il sacerdozio di Caenino, un’antica città del Latium vetus. I successivi incarichi di rango equestre da lui assunti furono quelli di procurator ad silices, funzionario sexogenorius che sovrintendevo ai lavori di costruzione e manutenzione delle strade dello città, e di praefectus vehiculorum, il responsabile della gestione del traffico cittadino. Dopo lo morte di Antonino Pio nel 161 e l’ascesa al trono di Lucio Vero, in qualità di correggente di Marco Aurelio, gli fu affidata la cura copiarum exercitus, ossia il compito di provvedere all’approvvigionamento
delle truppe impegnate nella guerra contro i Parti . I meriti raggiunti nell’esercizio di tale funzione furono all’origine del conferimento di uno serie di onorificenze militari, quali l’hasta pura, il vexillum e la corona muralis, che ne fanno uno dei soli tre liberti decorati finora noti. A conclusione della sua intenso attività ricoprì il ruolo di procurator summarum rationum, che fu forse il primo a rivestire dal momento che la sua istituzione è posteriore al trionfo di Marco Aurelio e Lucio Vero sui Parti, celebrato nel 166 d.C.
Altrettanto degna di nota è la rapidissima escalation sociale di M. Aurelius Cleander, il cameriere personale di Commodo, che divenne prefetto del pretorio, uno delle cariche che costituivano l’apice del cursus honorum equestre. A causa delle enormi ricchezze accumulate, durante un tumulto sorto in occasione di una carestia fu linciato dalla plebe.