Gadda e l’Esquilino

Ereno passati li tempi belli … che pe un pizzico ar mandolino d’una serva a piazza Vittorio, c’era un brodo longo de mezza paggina. La moralizzazione dell’Urbe, e de tutt’Italia insieme, er concetto d’una maggiore austerità civile, si apriva allora la strada. Se po di, anzi, che procedeva a gran passi. Delitti e storie sporche ereno scappati via pe sempre da la terra d’Ausonia, come un brutto insogno che se la squaja. Furti, cortellate, puttanate, ruffianate, rapina, cocaina, vetriolo, veleno de tossico d’arsenico per acchiappa li sorci, aborti manu armata, glorie de lenoni e de bari, giovenotti che se fanno paga er vermutte da una donna, che ve pare? La divina terra d’Ausonia manco s’aricordava più che robba fusse

Come sapete, l’ho ripetuto in parecchie salse, il mio nuovo libro, Tuono d’Estate, è un omaggio al Quer pasticciaccio brutto de via Merulana, di cui cerca di riprendere, oltre alla sperimentazione, sia la dimensione politica, sia quella urbanistica, tra loro molto correlate. Gadda ha avuto un’esperienza politica assai complicata: inizialmente era un convinto nazionalista e interventista, tanto che nel maggio 1915 scese in piazza inneggiando all’entrata dell’Italia nel conflitto contro l’Austria-Ungheria nella prima guerra mondiale. Ardente patriota, partì volontario nei reparti territoriali delle truppe alpine, venendo dislocato nelle zone arretrate del fronte sull’Adamello e sulle alture vicentine. L’ufficiale Gadda venne fatto prigioniero nell’autunno 1917 dopo la sconfitta di Caporetto: deportato a Celle (Hannover, Germania) nella baracca 15c (soprannominata la “baracca dei poeti”), strinse amicizia con Bonaventura Tecchi, Camillo Corsanego e Ugo Betti

Tra il 24 agosto 1915 e il 31 dicembre 1919 Gadda tenne un minuzioso diario, in parte (quella del 1917) andato perduto. Col titolo Giornale di guerra e di prigionia, fu parzialmente pubblicato solamente nel 1955, e, con alcune aggiunte, nel 1965. Solo dopo la sua morte, sarà pubblicata anche la parte relativa a Caporetto e alla prigionia. È una denuncia forte e amara dell’incompetenza con cui era stata condotta la guerra e del degrado fisico e morale della vita dei prigionieri di guerra. L’opera gaddiana riporta in differenti occasioni alcuni dei temi che diventeranno il fondamento delle maggiori: il disordine oggettivo del reale, l’affetto dell’autore nei confronti del fratello, l’orrore della guerra, il disprezzo delle gerarchie.. Per cui, dopo un’esperienza del genere, Gadda si schierò a Sinistra ?

No, divenne un convinto fascista… Gadda, reduce di guerra, nei primi anni venti, vide in Mussolini e l’unica alternativa al caos, all’anarchica, alla dissoluzione definitiva del paese come entità etica e nazionale, oltre che al suo sfacelo economico. Ora, non sappiamo cosa pensasse sul Regime durante il Ventennio, perché in quel periodo si dedicò alla professione di ingegnere: solo nel 1940, quando si trasferì a Firenze, decise di scoprirsi scrittore. E in quell’occasione diede fondo tutto al suo rancore di innamorato deluso

Giornalisti lo hanno parlato a palazzo Chigi, le sue rare opinioni, ghiotti ghiotti, le annotavano in un’agendina presto, presto, da non lasciarne addietro un sol micolo. Le opinioni del mascelluto valicavano l’oceano, la mattina a le otto ereno gia un cable, desde Italia, sulla prensa dei pionieri, dei venditori di vermut. ‘La flotta ha occupato Corfù! Quell’uomo e la provvidenza d’Italia.’ La mattina dopo er controcazzo: desde la
misma Italia

Mussolini da rivoluzionario che avrebbe dovuto cambiare l’Italia, renderla una potenza nel Mondo, si era trasformato in un trombone demagogo, principale responsabile della corruzione e degenerazione del Paese nella migliore tradizione liberale-borghese, incarnata da Giolitti, e al tempo stesso la suprema incarnazione di tutti i vizi di narcisismo retorico, profetismo istrionico, criminosa insipienza, brutale opportunismo, greve supponenza, che incrociamo spesso sui social media e che Gadda aveva identificato come i principali vizi dei suoi connazionali. Piccolo uomo, Mussolini, che, con con una paradossale inversione di ruoli, ho cercato di riprodurre a Milano.

Questa dimensione politica si sposa diceva con l’Urbanistica: pochi lo sanno, ma il Mussolini delle origini, insomma, aveva posizioni molto simile alla prima Lega, quella di Bossi, tanto da scrivere

Roma, città parassitarla di affittacamere, di lustrascarpe, di prostitute, di preti e burocrati, Roma … non e il centro della vita politica nazionale, ma sebbene il centro e il focolare d’infezione della vita politica nazionale … Basta, dunque, con lo stupido pregiudizio unitario per cui tutto, tutto, dev’essere concentrato a Roma–in questa enorme citta vampiro che succhia il miglior sangue della nazione

Poi, preso il potere, decise di monumentalizzarla, a volte con efficacia, a volta con retorica, trasformando l’Urbe uno spazio contraddittorio, sia un centro metropolitano emergente e modernizzato che una città quasi primitiva retrograda, come dimostrato dalle abitazioni inadeguate del sottoproletariato, una sorta di labirinto senza centro e di mostro di Frankenstein, costruito da pezzi di incongrui cadaveri, grottesca e anarchica, che Gadda racconta nelle sue pagine. Il fulcro di questa Roma, il cuore e lo stomaco è proprio l’Esquilino, a cominciare da via Merulana cui viene ambientato er Pasticciaccio, ossia i due crimini, un furto e un omicidio, commessi nel palazzo di via Merulana 219 noto come il Palazzo degli ori. Nella prima edizione del romanzo il civico del mitico palazzo era il 119. Recandosi a via Merulana è possibile vedere la targa apposta nel 1997 ma non all’altezza dei civici in cui ci si aspetterebbe bensì al 268.

Oppure a Piazza Vittorio: a lungo la critica ha identificato il delitto Stern, avvenuto il 24 febbraio 1946 in via Gioberti, come il fatto di cronaca nera da cui trasse spunto Gadda per creare il Pasticciaccio. Le date però non coincidevano poiché la stesura del giallo era già avviata. Più probabilmente l’omicidio romano che ispirò Gadda fu invece quello di Angela Barruca in Belli e del figlioletto di due anni, sgozzati in Piazza Vittorio 70 il 19 ottobre 1945 dalle sorelle Lidia e Franca Cataldi. In quell’occassione, Bonsanti, direttore del giornale Il Mondo, chiese a Gadda di redigere un commento sul tragico evento. Lo scrittore, inizialmente restio si appassionò talmente all’accaduto da raccogliere 50 cartelle di documentazione. Oppure la chiesa dei Quattro Coronati, dove opera Don Corpi, padre spirituale di Liliana Balducci, vittima dell’omicidio, che per omaggiarlo, ho sostituito con don Umberto Terenzi, figura storia di Sant’Eusebio e del Rione. O via Panisperna, dove si trova il salumaro da cui si rifornisce il commendatore Angeloni, prosciuttofilo, inquieto, timido, insicuro e soggetto ai peccati di gola

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