Il punto sull’Ucraina

Ukrainians take shelter in a metro station for the coming night in Kiev, Ukraine, 24 February 2022. Russian troops launched a major military operation on Ukraine on 24 February, after weeks of intense diplomacy and the imposition of Western sanctions on Russia aimed at preventing an armed conflict in Ukraine. EPA/MIKHAIL PALINCHAK

Qualche giorno fa, ho provato a modellizzare, secondo la Teoria dei Giochi, il processo decisionale che ha portato Putin a preferire alla trattativa, in cui probabilmente avrebbe ottenuto delle ampie concessioni, una guerra. Gli assunti dietro al suo ragionamento sono stati cinque:

Limiti della leadership ucraina, insomma, un ex comico, anche bravo, eletto presidente per avere recitato quel ruolo in una sit-com, beh è una vetta di situazionismo, mai raggiunta neppure dalla bizzarra politica italiana

La debolezza delle forze armate ucraine, che effettivamente, nel 2014/2015 fecero una figura alquanto meschina

La possibilità che la componente russofona dell’Ucraina si schierasse con le truppe russe o per lo meno, si mostrasse neutrale

La rinnovate efficienza delle truppe russe, capace di azioni ambiziose, come l’intervento in Siria

Il “Mourir pour Kiev?” ossia il sostanziale disinteresse dell’Europa a impegnarsi per Kiev, al di là delle proclami e delle belle parole.

Per cui, ha costretto la Stavka, non credo che a Mosca si usi ancora la denominazione dell’Armata Rossa, però non sono aggiornato sui nuovi termini a pianificare un intervento lampo, nella speranza di chiudere la vicende in massimo un paio di giorni. Il modello, paradossalmente, è stato l’Afghanistan.

Quando l’Unione Sovietica avviò quell’invasione, puntò subito a occupare l’aeroporto della capitale Kabul, con un blitz di truppe aviotrasportate che dal 24 al 27 dicembre 1979 atterrarono di sorpresa nello scalo, assicurandosi il perimetro e facendo arrivare in poche ore un totale di 300 aeroplani da trasporto Antonov An-12 e An-24 dai quali sbarcarono 6.000 soldati dell’Armata Rossa. Di concerto, dalla frontiera sovietico-afghana calava una colonna meccanizzata di 15.000 soldati per aprirsi la strada fino a Kabul e dar manforte alla guarnigione avanzata nell’aeroporto.Peraltro, lo stesso 27 dicembre, dall’aeroporto i russi avanzarono fino al palazzo presidenziale afghano con una colonna di ben 700 soldati con blindati camuffati da militari afghani, ma che in verità erano truppe speciali dei nuclei Alfa e Zenit del KGB. Irruppero nella più totale sorpresa nel palazzo, guidati dal colonnello Grigorij Bojarinov, che morì nell’azione.

Adottandola al nuovo contesto, lo Stato Maggiore Russo ha ipotizzato una strategia analoga per l’Ucraina: una serie di attacchi diversi ai confini, un raid dei parà negli aeroporti di Kiev e organizzare l’aviosbarco, una rapida puntata delle colonne corazzate partendo dalla Bielorussa, prendo così di sorpresa i difensori, verso la capitale ucraina. Il tutto avrebbe provocato la fuga a gambe levate di Zelensky, la sua sostituzione con un governo filorusso, che avrebbe messo l’Occidente dinanzi al fatto compiuto.

Per cui, viene effettuato un aviosbarco all’aeroporto internazionale Boryspil di Kiev. Poichè i paracadutisti sono generalmente truppe armate in modo leggero che possono tenere una posizione per un tempo limitato, l’ipotesi è che l’arrivo dei rinforzi corazzati fosse atteso nell’arco di poche ore. Ma Putin e i suoi generali avevano fatto i conti senza l’oste e senza la legge di Murphy.

Con somma sorpresa di tutti, Zelensky si è mostrato un leader coraggioso ed efficace, le truppe ucraine hanno raggiunto in questi anni una dignitosa capacità di combattimento, i russofoni non si sono schierati dalla parte di Mosca, l’Europa oltre alle sanzioni, più o meno aspettate, ha cominciato a spedire armi a Kiev… In più l’aviazione russa ha fallito nell’azzerare le difese ucraine e come suo solito, la logistica russa ha fatto patatrac, con le colonne corazzate che hanno accumulato ritardi su ritardi. A peggiorare la situazione, due scelte compiute dallo Stato maggiore russo, nella convinzione che la guerra finisse in un battito di ciglia: nella corsa contro il tempo, non sono state presidiate adeguatamente le retrovie, soggette quindi ai continui attacchi ucraini, poi, ovviamente nel tentativo fallito, di non apparire come i brutti, sporchi e cattivi dinanzi all’opinione pubblica e non inimicarsi troppo la popolazione locali, hanno rinunciato alla loro tradizionale dottrina operativa, riconducibile allo spiano tutto con l’artiglieria e poi avanzo con i carri armati e la fanteria motirizzata

Per cui, Putin si sta trovando proprio quello che non voleva: una guerra di conquista di un’area fortemente urbanizzato, che rischia di durare qualche settimana, con i fondi che scarseggiano. Kiev, ricordiamolo è una città con una superficie, un’orografia e un numero di residenti paragonabili a quelli di Roma (oltre a tanti importanti siti UNESCO che faranno sembrare ogni offensiva un’operazione dell’ISIS a Palmira), per cui, un assedio tipo Sarajevo, a meno di bloccare lì ad oltranza tutto l’esercito russo, rischiando a sua volta di essere chiuso in una sacca, è poco praticabile. L’altra alternativa è l’assalto al centro urbano, in cui, per citare un mio conoscente

parafrasando i dispacci degli ufficiali tedeschi dal fronte di Stalingrado, potremmo dire che l’armata russa – combattendo casa per casa – dovrà impiegare centinaia di truppe in un giorno solo per la conquista… del salotto di una villetta e sperare di dilagare… fra la cucina e le camere da letto nella giornata successiva

Il che significa un’immane strage da entrambe le parti, che se prolungata, metterebbe in crisi sia il fronte interno, sua l’economia russa. Per cui, o Putin gioca il tutto per tutto, scaricando il rullo compressore dell’Armata Rossa sull’Ucraina, il che renderebbe ancora più complicata la questione della logistica, già oggi tanti reparti russi stanno senza carburante, senza munizione e addirittura senza cibo e i relativi costi di gestione, oppure cerca di trovare una soluzione negoziata oggi a in Bielorussia, che gli permetta di uscire dal casino che ha combinato, salvando la faccia.

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