
Le battaglie avvenute fino al 394 a.C. non modificarono la situazione politico-militare della Grecia. Infatti, mentre Sparta manteneva l’iniziativa terrestre, gli alleati avevano il controllo dei mari; la coalizione non era riuscita a sconfiggere in una battaglia campale gli Spartani, ma non potevano attraversare la Grecia centrale senza combattere. Per ovviare a questo problema, Sparta tentò di indurre Corinto e Argo a uscire dalla coalizione e dal conflitto; gli alleati, invece riuscirono a preservare il loro fronte unito, mentre Atene e Tebe consolidavano il proprio dominio rispettivamente nell’Egeo e in Beozia.
Dinanzi a questo stallo, i persiani, che avevano recuperato il controllo della Ionia, temendo che la politica spartane potesse avere successo, riaprirono i cordoni della borsa, finanziando l’alleanza anti spartana. Così, nel 393 a.C., Conone e Farnabazo navigarono verso la Grecia continentale costeggiando le coste della Laconia dove conquistarono l’isola di Citera, base utile sia per controllare i progressi della ricostuzione della flotta spartana, sia per saccheggiere le coste del Peloponneso
Poi, lasciato sull’isola un presidio, ripiegarono verso Corinto ove Conone distribuì i fondi concessigli dal Gran Re ed esortò gli altri alleati ad aver fiducia nell’aiuto persiano. Oltre a questo, Farnabazo mandò Conone, con ingenti fondi e parte della flotta, ad Atene affinché arruolasse operai e manodopera utile alla ricostruzione delle Lunghe Mura da Atene al Pireo, un progetto che era stato avviato da Trasibulo l’anno prima. La costruzione, completata anche con l’ausilio dei rematori, rafforzò il prestigio di Atene la quale poté riconquistare in breve tempo le isole di Sciro, Imbro e Lemno dove furono poste alcune clerurchie
Ora, le poleis greche, e specialmente Atene, cercavano di controllare i territori alleati con l’invio di cittadini-soldati (i cleruchi). Le cleruchie greche avevano finalità simili a quelle delle colonie romane: si trattava di comunità autonome, situate nel territorio di un alleato, le quali erano legate alla madrepatria da vincoli di eterna alleanza. Atene creò un gran numero di cleruchie a partire dal V secolo a.C., specialmente nei territori degli alleati appartenenti alla Lega delio-attica, soprattutto se si erano verificate delle ribellioni. Le cleruchie erano localizzate in posizioni strategiche, in quanto il primo fine era quello di sorvegliare gli alleati riottosi.
Le cheruchie si distinguevano dalle apoichie, le colonie in quanto la creazione delle apoichie aveva luogo su territorio della polis ottenuto in seguito a una conquista, mentre le cleruchie venivano stabilite sul territorio di un alleato, di solito su un territorio confiscato in seguito a una rivolta. La distinzione tra apoichia e cleruchia in base alla modalità di origine non è tuttavia sempre possibile: certe cleruchie sono state fondate talora su richiesta dell’alleato, che si assicurava così l’aiuto militare ateniese in caso di minaccia nemica. La creazione di una cleruchia sul territorio di un alleato portava spesso alla riduzione del tributo dovuto in precedenza ad Atene
Atene concedeva ai propri cleruchi solo l’usufrutto, non la proprietà, di una cleruchia; i cittadini ateniesi, pur lontani dalla madrepatria, avrebbero conservato comunque la cittadinanza ateniese. La concessione di lotti di terra per sorteggio permetteva a cittadini indigenti, membri dell’ultima classe del sistema timocratico di Solone (i teti), di passare alla classe superiore degli zeugiti, i cui membri servivano nell’esercito come opliti La deduzione delle cleruchie fu uno dei mezzi con cui Pericle cercò nello stesso tempo di consolidare l’autorità di Atene e di provvedere al fabbisogno delle classi meno abbienti. La funzione delle cleruchie era pertanto triplice:
riduzione della pressione demografica nell’Attica, facendo espatriare i cittadini più poveri (i teti);
promozione sociale dei teti nella classe dei zeugiti, i quali servivano nell’esercito come opliti: si aumentavano significativamente in tal modo gli organici militari della città di Atene;
controllo territoriale in aree d’importanza cruciale per l’impero ateniese, trasformando gli insediamenti coloniali in altrettante guarnigioni militari.
La funzione militare delle cleruchie non si limitava al controllo dei principali alleati di Atene, ma comprendeva anche la sorveglianza delle vie di comunicazione, in particolar modo la sorveglianza della “via del grano”, il percorso delle risorse alimentari dalla Scizia minore ad Atene, d’importanza vitale per il rifornimento della città: le cleruchie di Sciro, Lemno, Imbro, e del Chersoneso costituivano altrettante tappe di questa strada. Altre cleruchie erano stabilite a Nasso, Andro, Mitilene, Potidea, Salamina, Sinope, Amiso, Milo, Brea, nella Calcide, in Tracia, ecc.
Le cleruchie non erano di solito ben accette dagli alleati, innanzitutto perché le guarnigioni di cleruchi costituivano l’esempio manifesto della perdita della libertà. Dopo la disfatta di Atene nella guerra del Peloponneso, i cleruchi se ne tornarono nell’Attica e le cleruchie vennero tutte smantellate: ricostruirle, significava, anche simbolicamente, riaffermare il ruolo centrale della città nella politica greca
Nel frattempo, a Corinto scoppiò una guerra civile tra la fazione democratica e quella oligarchica, in cui i primi – con l’appoggio degli Argivi – cacciarono i secondi dalla città. Gli oligarchi allora si diressero verso la base spartana di Sicione per implorare aiuto, mentre Ateniesi e Beoti promisero sostegno ai democratici. Poco tempo dopo, con un attacco notturno, gli Spartani e gli esuli conquistarono Lecheo, il porto di Corinto sul Golfo omonimo e, la mattina seguente, sconfissero l’esercito democratico che tentava di riprendere le posizioni.
Nel 392 a.C., gli Spartani inviarono un ambasciatore, l’eforo Antalcida, presso il satrapo Tiribazo per informarlo dell’intenzione di Conone di ricostruire l’impero ateniese, l’obiettivo era di convincere il re di Persia a non appoggiare più la coalizione antispartana.
Gli Ateniesi, appresa la notizia, inviarono da Tiribazo lo stesso Conone e chiesero anche agli alleati Argo, Corinto e Tebe di inviare ambascerie al satrapo.Ne derivò una conferenza: gli Spartani proposero una pace basata sull’indipendenza di tutti gli Stati; gli alleati respinsero tale proposta poiché Atene desiderava mantenere le conquiste, Tebe il controllo della Beozia e Argo si proponeva di assimilare Corinto.
Fallita quindi la conferenza, Tiribazo, allarmato comunque delle intenzioni di Conone, lo pose in arresto e fornì segretamente a Sparta una somma di denaro affinché riarmasse una flotta. Conone fuggì o fu liberato ma morì probabilmente a Cipro pochi mesi dopo. Nello stesso anno, a Sparta, fu tenuta una seconda conferenza di pace, anche questa senza esito, poiché le proposte furono respinte dagli alleati, sia per le implicazioni del principio di autonomia, sia perché gli Ateniesi erano indignati dal fatto che i termini proposti avrebbero comportato l’abbandono della Ionia alla Persia. Finita la conferenza di pace, Tiribazo tornò a Susa a riferire sugli eventi, ma l’imperatore persiano gradì poco il cambio della politica greca e venne destituito e in sua vece prese il comando il generale Struta, filo ateniese.
Dinanzi al fallimento del compromesso con i Persiani, Sparta dovette mandare un nuovo corpo di spezione in Asia, che però fu affidato all’uomo sbagliato al momento sbagliato: Tibrone.
Questo generale era stato spedito in Ioni nel 400 a.C. come armosta, un sorta di governatore militare, con un esercito di circa 5000 uomini, in aiuto agli Ioni contro Tissaferne, che voleva sottometterli. Al suo arrivo in Asia Tibrone ottenne dei rinforzi, il più importante dei quali fu la divisione dei Greci di Cirene, e riuscì a catturare diverse città. Ma nel frattempo permise alle sue truppe di saccheggiare il paese dei suoi alleati e fu quindi sostituito da Dercillida e costretto a tornare a Sparta, dove fu processato e multato. Sembra che non fosse in grado di pagare la sanzione e quindi andò in esilio.
Nel 392 a.C. la sua performance fu ancora peggiore: incurante delle sue responsabilità e della disciplina, si diede alla bella vita, a spese degli Ioni che avrebbe dovuto aiutare.Un giorno, di conseguenza, Struta mandò volutamente alcuni cavalieri persiani a commettere depredazioni nella zona di Tibrone; questi balzò avanti in modo disordinato per fronteggiarli, ma Struta improvvisamente si avvicinò con un esercito numericamente superiore, grazie al quale sconfisse e uccise Tibrone.
Dinanzi a questa notizia, Sparta reagì spedendo al suo posto Difridate , dopo aver arruolato truppe fresche, impose una disciplina seria alle sue truppe e grazie a una serie di raid fortunati, in poco tempo risollevò la situazione di Sparta e, dopo aver catturato Tigrane, il genero di Struta, insieme alla moglie, ricevette un ingente riscatto per la loro liberazione e fu quindi in grado di arruolare e mantenere un contingente di mercenari