Il sepolcro di Aquilio

Da Marziale apprendiamo dell’esistenza di una grande villa, posta tra il terzo e il quarto miglio della via Tiburtina, appartenuta al suo amico Marco Aquilio Regolo, oratore e potente uomo politico che si arricchì sotto gli imperatori Nerone e Domiziano soprattutto per la sua attività di delatore. Villa che è stata identificata con quella, in parte ancora da scavare, estesa tra via Galla Placidia e via dei Cluniacensi.

Complesso talmente importante che era servito da un diverticolo della via Tiburtina, in cui sono state identificati due importanti, ma poco valorizzati, resti archeologici. Il primo, un breve tratto della strada antica, a sud della via Tiburtina moderna. Il tratto ritrovato è largo circa 4 metri, comprensivo di entrambi i marciapiedi, di cui quello meridionale risulta delimitato da un muro in opera reticolata di tufo. Il secondo, un sepolcro romano, semisotterraneo, a pianta circolare , realizzato in opera mista di reticolato e laterizio, conservato fino alla copertura a cupola, la cui sala interna, raggiungibile da una scala posta sul lato occidentale, presenta un pavimento in mosaico con motivo a racemi nascenti da un vaso, e illuminata da quattro piccole finestre strombate simmetricamente, distribuite e ornata da tre nicchie rettangolari. All’altezza della base delle nicchie è inserita, fra esse, nella parete, una serie di mensole di travertino. Un canale anulare corre intorno all’edificio, nella parte interrata, con funzione di drenaggio e isolamento. Il monumento, databile agli inizi del II secolo d.C., dopo anni di totale abbandono e uso improprio, è stato restaurato e protetto con tettoie anche se il completo recupero del sito è lungi dall’essere compiuto