PoeTreeDance: danzare poesia…

tiziana

Nell’ambito del Festival Dì Martedì ai Giardini – Cultura a Piazza Vittorio
In cui i giardini della piazza diventeranno scenario ogni settimana di un diverso evento, passando dalla musica alle danze tradizionali, dai reading ai laboratori di poesia. Eventi che riportano la Bellezza e la Cultura al centro della Vita, per affermare l’orgoglio di vivere in un rione meraviglioso, più simile a un villaggio accogliente che a un anonimo e desolato non luogo.

Tra i numerosi eventi, che da giugno a settembre animeranno i giardini di Piazza Vittorio, affiancandosi alla tradizionale rassegna cinematografica, martedì 8 settembre alle ore 18.00, presso la cavea teatrale dei giardini di Piazza Vittorio (entrata sul lato opposto di via Mamiani), si terrà un laboratorio di caviardage con l’istallazione dell’albero delle poesie e si concluderà con reading e danza delle stesse attraverso un lavoro di DanzaMovimento Relazionale Creativa©
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PoeTreeDance: danzare poesia…

Raccontare una storia, trovare la propria poesia nascosta, che diventi storia e poesia collettiva, perché il sogno, l’immaginazione, la danza appartengono a tutti al di là della razza, fede e lingua, nessuno dovrebbe sentirsene escluso e così lasciar fiorire poesie su un albero e danzarle puo’ diventare simbolo di un riscatto e cambiamento possibili.
Riscrivere la propria storia personale e collettiva, una storia che vada al di la’ di confini spaziali e temporali…

Cimentarsi con un testo poetico significa “ascoltare la propria voce, riconoscere parti di se e imparare a comunicarle, restituendo alla parola la sua pienezza, giocare con le parole e con i testi consente di esprimersi anche a chi ha difficolta’ a farlo utilizzando contenuti legati al proprio mondo interiore, prendendo in prestito parole di altri e ognuno lo fa in modo unico e irripetibile.

Il sogno è quello di far viaggiare l’albero delle poesie per il mondo, un albero che accolga le storie di viaggiatori provenienti dai diversi luoghi della Terra e in cui ciascuno abbia la possibilità di esprimersi raccontando la propria poesia e di danzarla, in cui diverse lingue, linguaggi e storie possano integrarsi e trasformasi, perchè la storia delle storie e’ la storia nelle storie, perché la storia delle storie è la storia di ogni storia.

Le poesie verranno danzate da Corpisensibili-Human Dance Group, gruppo nato dalla volontà di contribuire con l’arte e la danza, alla valorizzazione della vita in ogni sua forma, che offre performance in occasione di eventi di volontariato sociale, raccolta fondi per Onlus o associazioni che operano in Italia o all’estero, per la promozione di attività o azioni legate al sostegno e alla cura della persona, dell’ambiente e di ogni essere vivente.

Reading degli scritti di: Camillo Marcello Ciorciaro, Martina Dini, Paola Grasso.

A cura di : Fernando Battista – Danzamovimentoterapeuta – APID; Art-Counselor Espressivo Trainer Supervisor – Assocounseling, AI SENSI DELLA LEGGE 14/01/2013 N. 4 ; trainer e ideatore del metodo DanzaMovimento Relazionale Creativa©; creatore Corpisensibili – HumanDance Group e- mail: corpisensibili@tiscali.it

Tiziana Mezzetti – counselor a mediazione artistica (Aspic) , AI SENSI DELLA LEGGE 14/01/2013 N. 4 – formatrice certificata metodo “caviardage” , naturopata ad approccio psicosomatico (Riza)
e-mail: tizzi73@gmail.com

N.B. Coloro che intendono partecipare all’evento dovranno portare una candela tipo tea light bianca o rossa, un portacandela/bicchiere di vetro e un telo/pareo per la parte a terra.

Si consiglia abbigliamento comodo.

Scoubidou

Strana parola, suono
immagine che affoga
in crepe di ricordi.
Un televisore bombato
verde, su un carrello
pacchiano, facile a scaldarsi.

Mio padre che bestemmia
cambiando una valvola
un pugno all’alimentatore
e la nebbia sullo schermo
muta in un cane folle
e nell’amico sempre affamato
che come il tempo
tutto divora

Mia madre mi porge
pane e marmellata
mentre i nonni giocano
una partita infinita

Sul tavolo danzano
i nomi dei morti
sospiri, santini
un grigio elenco
da cui ogni giorno
spunto un nome

Il sermone del diamante

Budda

Parte I Visione

Tiepida è l’aria e le stelle sfumano

nella notte di maggio dove il vento

si perde nella speranza d’estate

Incrocio  gambe nel verde malato

di un sudario di foglie, con il grillo

che canta una poesia di morte e luce,

ragnatela che ci avvolge crudele

nel ciclo infinito di rinascite.

Sfuma lento il sentiero di diamante

tra sermoni di fuoco, spire e reti

nemiche del risveglio e di visioni

Ciò che nasce è destinato a perire

mi sussurra il serpente dallo sguardo

di velenoso e crudele cristallo

Mi parla una ninfa del suo dolore

legame oscuro con ciò che non si ama

o forse è inganno, figlio del digiuno

Muggisce il cielo  incerto partorendo

l’agonia di nove sensuali e pure

il cui fuoco muore nell’ampio vuoto.

Dorme il fotone, prigioniero eterno

dell’ultimo orizzonte degli eventi

la sua fuga, tra spazi rudi e  astrali

come radiazione entropica di Hawking

Le onde di marea scuotono il continuum

come il vento le dune del deserto

dove i tartari sognano saccheggi

Lo spazio si dispiega in gomitoli

di stringhe e di brame e lento e melmoso

il tempo nell’eterno nulla affonda

Desiderio e dolore si abbracciano

così sussurra vuota l’illusione

 

Parte II Il cantore

Il Greco carezza otto nere corde

di un chitarrone barocco e deforme

che vibrano negli  incerti orbitali

elettriche onde di probabilità

o impalpabili eteree particelle

di cui è ignoto il luogo o la  pigra corsa

Due fermioni identici non vivono

simultanei  e vaghi stati quantici,

ma il loro canto pervade frattale

l’universo pieno di oscura energia

e materia, dove muoiono le pulsar

Nelle sue note, di parole antiche

sopravvivono echi del loro canto

sfumando in volti e in  usurate storie

voci di morti e paure di vivere

Desiderio e dolore si abbracciano

così sussurra vuota l’illusione

 

Parte III L’Ultimo Uomo

Sotto la montagna, con cinque dita

di granito sanguinante e blasfemo

che si aggrappa al cielo di corvi e blatte

un uomo intreccia  ruvidi canestri.

Non usa teneri e leggiadri giunchi,

ma aspre ginestre di feroce orgoglio

dai petali strappati, odore aspro

di cadaveri brulli e decomposti

Rompe il silenzio brontolando nomi

versetti dell’apocalisse, rami

spezzati di mandorli mai fioriti

Nell’ultimo sbadiglio, attende albe

e la fine dei tempi che verranno

Desiderio e dolore si abbracciano

così sussurra vuota l’illusione

 

Parte IV Il Giudice Bambino

Nella scatola d’acciaio un gatto nero

attende, prigioniero di speranza

incerto se essere vivo o defunto.

Solo osservandolo, capirà il fato.

Ogni giorno accade alle nostre vite

che altrui sogni modellano, incerti

spaccando la creta ruvida e avara

che circonda ossa, rughe, stille  e volti

Tal vivente sei tu, grida il sapiente

sbrecciando il muro di ciò che ci illude

Desiderio e dolore si abbracciano

così sussurra vuota l’illusione

 

Parte V Epilogo

Trema la ruota del dharma, invano

l’albero del mondo sussulta e trema

nel canto oscuro degli dei abissali

Nel parco delle gazzelle si rompe

la spirale di ciò che arido muore

Chi ha vinto illusione, è vittorioso

Poesia e Musica

Domenica mattina, come già accennato, parteciperò a un reading poetico in occasione dell’evento AmArte... Per descrivere lo spirito della manifestazione, do visibilità a un articolo di Marco Abbondanzieri sul rapporto tra poesia e musica

Cosa sono una musica da film, una musica di scena e un accompagnamento per una performance teatrale e una semplice litania?

Sono tutte pratiche musicali legate alle immagini, il connubio coro teatro è vecchio come il mondo, la pratica di accompagnare e sostenere la scena durante una rappresentazione era già in uso nell’antica Grecia.

Nietzsche, nella sua deriva pazzoide e lucida allo stesso momento, in gioventù ci regala un affresco sulla nascita della tragedia e sulla visione dell’arte mirabile per completezza e dovizia di particolari, ma soprattutto per la visione duale dell’arte stessa. La diatriba tra Dionisio e Apollo ancora oggi è aperta, inconsciamente ci dipaniamo tra le due sponde senza saperlo, chi siamo e quale di queste due entità ci contraddistingue, oppure ne esiste una terza? Tutte ipotesi e piccole contraddizioni che ci aiutano a superare a volte i momenti più difficili, dove pensiamo che l’arte, la cultura e tutto quello che ne segue siano inutili.

Il motore che muove il meccanismo interno alla creatività è talmente potente che ha quasi carburante inesauribile, non c’è al mondo un momento in cui il canto, il suono, la poesia, la pittura e tutte le arti non continuino a crescere e a svilupparsi, anche in un frangente come quello attuale, dove il mondo occidentale sembra arrancare. Anche all’est e al sud, dove c’è fame vera, l’arte non si arresta. La nostra noia atavica e il senso di frustrazione dovuto alla decadenza dei costumi, per qualcuno, come la falsa minaccia di contaminazione culturale, per qualcun’altro sono solo scusanti per non fermarci a pensare e per giustificare la propria aridità.
Ma l’arte no, non si ferma. Quando nel secolo scorso i primi blues man suonavano con cordofoni fatti con lo spago e un manico di scopa, i nostri grandi compositori morivano pazzi o depressi dopo aver prodotto cattedrali di suoni, con strumenti musicali di alta foggia, supportati da validi esecutori e sostenuti da un pubblico sempre attento ai vezzi e ai lazzi incoscienti dell’autore di turno, oggi quelli che erano poveri, neri e sporchi sono gli eroi della musica moderna, ai parrucconi, pur con il massimo dell’affetto e del rispetto, non rimane che essere ricordati da pochi addetti ai lavori…

L’estemporaneità dell’espressione musicale a corredo delle immagini ancora oggi è una pratica usuale e ben consolidata. A differenza delle sue sorelle strette, come la colonna sonora e la musica a programma, quella da scena vive dell’impatto visivo e sonoro prodotto appunto per uno scopo e uno o più soggetti delineati. Ma se l’improvvisazione è figlia della fantasia, e non tanto, l’estemporaneità è più articolata. La riproduzione di suoni della natura e l’imitazione da parte degli strumenti musicali non sono pratiche moderne, il famoso “Cimento dell’armonia” di Vivaldi, meglio conosciuto come “Le quattro stagioni” ne è un esempio, ma dove inizia l’estemporaneità e dove sta la differenza con l’improvvisazione?

Con una scelta molto soggettiva si parte un dato semplice, lineare: un blocco di accordi su cui, suonando alcune scale, viene costruito un sopra discorso musicale senza aver paura di “stonare”. Questa è nell’immaginario collettivo l’improvvisazione. L’estemporaneità non estremizza questo dato, lo lascia libero, libero di stonare, essere senza tempo o fare del ritmo il punto forte del discorso.
Sarà piacere mio e del del mio amico Dario Fiori condividere questa esperienza con voi, amici del MANGIAPAROLE, domenica 26 ottobre la mattina all’evento AMARTE, le vostre opere letterarie unite ai nostri suoni, non solo musica ma connubio di fonemi e vibrazioni, uno al servizio dell’altro.

Poesia

Questo pomeriggio ho partecipato a un reading di poesia: ben organizzato, con i protagonisti molto professionali, eppure, incapace di scavami nell’anima. Questo non dipende dalla qualità dei versi; è qualcosa legato alla diversa concezione della poesia o in generale, della letteratura.

Per me è qualcosa di diverso da una nobile orazione civile: nasce dallo stupore panico che ha l’Uomo dinanzi a una Natura matrigna e incomprensibile. La polis, non è conseguenza, ma effetto di questo terrore: è il tentativo, eroico, quanto inutile di lottare contro il caos che lo circonda, costruendo tutti assieme un senso provvisorio.

La letteratura, nelle sue diverse forme, deve parlare del Caos e del tremore che ci genera, non delle illusorie consolazioni.

E questo si riflette nella Parola: non deve essere un pacato e retorico fiume, ma un insieme di faville e colpi di maglio

Loverismo

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I nomina sunt consequentia rerum

così racconta una frase latina

che riflette profonda sul linguaggio

e sulle catene che lo legano

a ciò che in apparenza ci racchiude.

 

Se  un muro, un fiore o un’alba rosata

feriscono dure la percezione

nella lugubre e piena concretezza

che dire dell’evanescente amore

le cui piaghe uno scettico apostolo

non può contemplare stanco e impaurito ?

 

Impalpabile nebbia ci carezza

accompagnando nell’isola beata

i nostri sogni e ripide speranze

riempiendo il vuoto che segue rapido

ogni frammento della nostra vita.

 

La parola è uno specchio sporco e rotto

a cui sfugge il pio dono e  la  bellezza

del consacrarti stupito la  vita.

 

 

Tu sei

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Tu sei

sintagma verbale

logoro dall’abuso

da tanti poeti

 

Tu sei precede

ogni paragone,

rendendoti simile

alla notte e al giorno

al sole e alla nuvola

alla nova e l’abisso

a due alberi

che i rami intrecciano.

 

Vorrei invece

che qualcuno cantasse

il vuoto che avrei

se tu non ci fossi,

perdendo il senso

della parola amore

 

O che si parlasse

del noi siamo

le solitudini

che si fondono

nell’armonia più grande

 

Ma non sono un poeta

Non sono capace

A narrare ogni cosa

Che mi sussurra di te

 

Non posso donarti

i mei versi,

ma le mie carezze i pregi

i miei difetti e i baci

Ritratto del figlio vestito alla turchesca

Nella città precipita il silenzio

e non sentono i carri bestemmiare

le strade dipinte di ghiaccio e fango

 

Le sogno incatenate nella luce

fredda e eterna che cancella nere ombre

liberando gli spazi dagli affanni

 

Dipingerò la  felina merlettaia

che si gode il sole nella stradina

dove abita la mia lattaia impicciona

pronta a inventarsi epifanie di amanti.

 

Mi somiglia dando forma a sublimi

inganni e vite possibili e ignote

 

Giù nell’osteria la suocera smette

di imprecare con quell’ultimo ubriaco

saziandosi la sua aspra fame d’oro

 

I tanti debiti l’affosseranno

e sprecherà le mie cose lo sento

di me non rimarrà traccia e memoria

 

Mi trema il pennello e si secca l’olio

se troppo ascolto il suono di pensieri

 

Mio figlio travestito alla turchesca

sbadiglia e incerto non rimane fermo

rendendo il tutto più  lento e complesso

Tra poco la mamma verrà a portarlo

a letto, per navigare nel sonno

 

Se mai finirò il suo acuto ritratto

che ne penserà chi lo terrà in mano

quando saremo polvere e miseria ?

 

Il suo volto sarà qualcosa d’altro

e non saranno che flebili voci

soffi di vento,  ignare opinioni

che il sogno muore dietro al sognatore

29 Gennaio

Conosco il dolore
e il paradosso
che chiamiamo
coscienza e Universo

Il nulla mi pervade
ma come naufrago m’aggrappo
alla speranza e all’inganno

Qualcosa ci sarà oltre la soglia
non la mia scintilla
ma quella di chi ho amato
per sfuggire al buio e al vuoto

Sarà il Nirvana
o la Terra dell’Estate
come una cerva anela
ai corsi d’acqua
io inseguo i passi
di chi mi ha preceduto