
Ieri a Roma il caldo era soffocante. Credo di aver battuto il mio record personale di docce. Aggiungetevi pure una mattinata trascorsa a litigare con Equitalia… Insomma, potete immaginare in che condizione ero.
Così, appena ho avuto l’opportunità di fuggire a Cerreto Laziale, per la nuova puntata dell’Art Festival, non mi sono tirato indietro e ho fatto salti di gioia.
Per la possibilità di godermi il fresco. Perchè Rodolfo Cubeta è un ottimo anfitrione. Perchè come sempre, il livello degli artisti presenti è elevato.
Sono rimasto soddisfattissimo. Nella galleria espone Natascha Auenhammer, viennese. Vi risparmio le mie chiacchiere su come sono vissuto bene nella sua città, con i musei, i mercatini di Natale in cui libavo di vin brulè per difendermi dal freddo, le colazioni dolci accompagnate dal canto delle operette.
Natascha ha presentato due tipi di opere: i paesaggi urbani, costruiti su texture di ritratti, in cui si da evidenza concreta dell’antico aforisma di Tucidide
Gli uomini sono la città, non le mura né le navi vuote di uomini
La Polis, la comunità in cui trascorriamo ogni giorno, non è fatta di edifici, di tecnologia o di servizi astratti.
E’ fatta da persone, con le loro aspirazioni e i loro sogni. Solo se questi sono condivisi, può nascere qualcosa, altrimenti si avrà il caos informe.
La seconda serie di opere è invece un omaggio a De Chirico, con la scoperta del mistero nascosto nelle piccole cose che spesso preferiamo ignorare
Al Mamec invece Alessandra Carloni con i suoi quadri, pullulanti di vita, simboli e figure, come le opere del buon Bosch, mostra la complessa ambiguità della vita che ha senso soltanto se lo vogliamo.
Senso che nasce dalla capacità di stupirci ogni giorno, di conservare i sogni come cose preziose, dal coraggio di creare.
Il buon Luca Morici ha presentato il suo ciclo sulla Musica, la voce che ci dice che la razza umana è più grande di quanto lei stessa sappia
Quadri di qualche tempo fa, ma dove già si evidenzia la grande forza espressiva della sua pittura, in cui l’umanità lotta eroicamente per sollevarsi dai suoi abissi.
Maria Serra ha presentato le sue elaborazioni digitali sull’Apocalisse: il tempo ultimo che permette di togliere il velo sulla nosta condizione attuale, sul nostro distruggere noi stessi e ciò che ci circonda.
Per creare, bisogna crede: e in questa età oscura, le fiammelle degli ideali si spengono, portandoci all’estate senza fiori
Paolo Facchinetti ha il grande dono di stupirmi: ammiro la sua energia e il suo coraggio di sperimentare cose nuove e di rimettersi in discussione.
I quadri informali presentati al Mamec sono poesia di materia e di colore. E’ la forma che nasce dal caos, in un cantico di speranza. Nulla si distrugge, tutto muta