Ebook per l’arte ?

Mentre discutevamo del rapporto tra virtuale e reale nell’editoria, un mio amico mi faceva notare come, se per la narrativa l’ebook è sicuramente, per dirla alla romana, “‘na mano santa”, visti i guadagni in praticità, spazi e costi, la situazione sarebbe diversa nel caso nei libri d’arte, in cui predomina la necessità di confrontarsi con l’immagine, più che con la parola.

E negli ebook, la resa delle immagini non è ancora pienamente efficace… E questo limite, anche psicologico, difficilmente sarà superato se si continuerà a trattare l’ebook come un semplice clone del cartaceo.

Le cose potrebbero cambiare, se invece, lo si considerasse come una piattaforma autonoma, capace di implementare nuove funzionalità rispetto al libro tradizionale, dal semplice zoom sui particolari, alla possibilità di implementare soluzioni di realtà aumentata…

Ma ciò implica investimenti e idee, che temo non si realizzino in tempi brevi, specie in Italia.

Dualismi ?

La discussione sul destino de l’Unità ha avuto l’effetto collaterale di riaccendere un tema ormai stantio, il rapporto tra carta e digitale nell’editoria.

Tenendo conto che, spacca e pesa, ormai l’incidenza degli ebook dovrebbe circa il 5% del mercato (banale estrapolazione dai dati dell’anno scorso, osservando il trend… per cui non prendere il dato come oro colato) e che in alcune nicchie, come ad esempio la fantascienza, la percentuale potrebbe essere anche maggiore, probabilmente sarebbe il caso di andare oltre dualismo materiale e immateriale, riflettendo invece su come integrare entrambi in un unico ecosistema.

Internet non è solo un canale di distribuzione parallelo; l’ebook non è solo la brutta copia del cartaceo, in cui si risparmia sulla stampa e sui magazzini.

Come l’invenzione di Gutenberg, dando più importanza alla parola, al contenuto, che alla decorazione, la forma, ha cambiato l’idea che si aveva del libro, mutandone anche la fruizione, lo stesso dovrebbe la rivoluzione digitale, rendendo l’ebook supporto a esperienze multimediali.

Come e in che tempi, non so dirlo… Anche perchè, l’evoluzione della tecnologia ci sorprende sempre nelle maniere più inaspettate

Walking Dead

Nonostante il dispiacere per i lavoratori de L’Unità, non mi strappo le vesti sulla sua chiusura: come ben sapeva Marx, i giornali appartengono alla sovrastruttura e se non sanno adeguarsi ai mutamenti sociali e delle realtà produttive, sono destinati a scomparire.

E L’Unità era dal 2000 che si era isolata dal mondo, ignorando i cambiamenti dell’Italia: se è stata in piedi sino a oggi, in maniera parassitaria, è stato per una sorta di accanimento terapeutico, che da glorioso giornale l’ha reso una sorta di zombi.

Scrive bene il saggio Emmanuele Jonathan Pillia

Un direttore di un famoso giornale, all’inizio del terzo millennio, predisse la scomparsa dei giornali stampati entro il 2011. La chiusura de L’Unità dimostra che la tesi non era infondata, solo “ottimistica”. Chi si strappa le vesti per la chiusura del giornale di cui sopra, dovrebbe considerare che il suicidio de L’Unità è stato causato da due tipi di medicinali: non soltanto la difficoltà di adeguarsi a temi maggiormente contemporanei (cosa che spesso viene considerato il primo alibi), ma proprio al mondo a cui si rivolge. Un mondo che rifiuta l’ebook in nome della carta, che rifiuta lo smartphone in nome dell’agenda, che rifiuta la realtà in nome dell’ideologia.

Chi mi conosce sa che, seppur progressista, sono davvero un idealista. Ma la discronia tra la testata fondata da Gramsci ed il suo ruolo è troppo forte: a che serviva? Solo a giustificare una “voce”? Basta affermare che era una “voce”? Non ne sono convinto. Pur dispiacendomi assai che un giornale importante e storico venga a mancare, la tesi che è una “voce” di una certa area non regge. Credere che si debba dare voce a tutto e tutti, equivale anche togliere spazi a chi, avendo meno storia e possibilità, non riesce a mostrare ed illustrare le proprie idee. Come su facebook: tutti parlano, come me ora, ma difficilmente qualcosa resterà…

L’Unità non è stata assassinata, ma si è estinta, per l’incapacità di adeguarsi anche ai cambiamenti epocali dell’editoria.

Cambiamenti su cui l’intellettuale italiano spesso chiude gli occhi: sabato ho letto un articolo su Pagina99, relativo ai mezzi di sussistenza degli scrittori, che era una colossale raccolta di luoghi comuni, in cui di tutti si parlava, tranne dei nuovi fenomeni, dal selfpublishing al ripensare il concetto di libro e di giornale, trasformandoli in prodotti a multimedialità spinta, come sta facendo una start-up palermitana.

Se L’Unità ci ha dato una lezione, è quella di non fossilizzarsi, difendendo il proprio orticello, ma di accettare la sfida del cambiamento.

Change or Die !

Fiere nel weekend

morimondo

Dopo un sabato intenso, mi permetto di segnalare due eventi per i miei lettori del Nord Italia. Il primo è Vaporosamente, che con una bellissima definizione, si proclama il circo ambulante del vapore un must per gli appassionati del genere steampunk che si tiene a Torino e a cui partecipano tutti i luminari del settore.

Anche stavolta, causa matrimonio e viaggio di nozze, il sottoscritto ha dato buca, ma spera di recuperare nelle prossime edizioni.

Il secondo, il Villaggio dei Libri che si terrà presso Morimondo, cittadina lombarda dalla splendida abbazia (dove vissi una demenziale avventura con il mio autoproclamato cugino Ion, che spero abbia realizzato i suoi sogni in Moldova) la prossima settimana, dove parteciperanno tanti piccoli editori, alcuni di narrativa fantastica e fantascientifica

Chi vivrà vedrà…

Premesso che sono anni che non uso Anobii, ma più per mia pigrizia che per altro e che quindi non posso parlare per esperienza diretta dei problemi di cui si lamentano tanti miei amici, ai miei tempi funzionava dignitosamente, non sono particolarmente sconvolto dal suo acquisto da parte di Mondadori, che di fatto, sembra essere una sorta di accanimento terapeutico.

Anobii ha appena un milione di utenti, di cui un terzo in Italia: che la casa di Segrate la utilizzi come negozio virtuale o come banca dati per capire i gusti dei potenziali clienti, il problema è che se non ci investe soldi nello sviluppo del sito,rischia di trovarsi con uno scatolone vuoto…. E in periodi in cui l’editoria piange miseria…..

Tra l’altro mi ha fatto sorridere una battuta di un mio amico scrittore radical chic.

Anobii è di Berlusconi. Me ne scappo su Goodreads.

Dimenticando come questo community sia di Amazon, nota per lo scarso rispetto per i diritti dei lavoratori..

Aperitivo Illustrato

riba

 

E’ in uscita il nuovo numero di Aperitivo Illustrato: in particolare le cover story saranno:

  1. Inarrestabile, eclettico e fuori dalle righe: Massimiliano Gioni enfant prodige del panorama culturale italiano
  2. Fermare la realtà al momento dello scatto: intervista a Giuliano Borghesan
  3. Il paradiso perduto di Gauguin di Gian Ruggero Manzoni
  4. Il mondo di Ezekiela Riba
  5. Il vincitore della selezione del progetto architettura: la forma ed il colore di Enrico Muscioni
  6. Brain party e sofisti: l’editoriale di Alessandra Morini

Most

Premesso che spesso non sono d’accordo con quello che scrivono, però i ragazzi di Eastjournal fanno uno splendido lavoro, con articoli che affrontano temi che in quel porcile che è il giornalismo italiano spesso cadono nel dimenticatoio.

Ora presentano una nuova iniziativa, Most, una rivista online di cento pagine di approfondimenti e analisi sull’Europa centro-orientale.

Ovviamente, un progetto del genere ha bisogno di un sostegno e di gente che vi creda… Io vi invito ad appoggiarli, secondo il buon principio

Disapprovo quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

E qui non si tratta di rischiare la vita, ma di tirare fuori qualche euro.

Comunque, lascio la parola a loro, che sono sicuramente più convincenti di me

La redazione di East Journal sta andando incontro ad alcune novità, stiamo infatti cercando di costituirci in associazione in modo da poter diventare editori di noi stessi, anche cercando fonti di finanziamento da parte di enti pubblici o privati. Stiamo inoltre cercando di realizzare una rete europea di testate indipendenti che si occupino di Europa orientale e il sito spagnolo Casa Balcanes è il primo partner. Il cammino è lungo: questa rivista è il primo passo.

Vi chiediamo per questo una mano.

Se vorrete farci una donazione ci aiuterete a sviluppare il progetto contribuendo ai costi che da soli fatichiamo a sostenere. A chi vorrà donarci 10 euro (ma non mettiamo limite alla generosità) daremo in cambio l’attuale numero della rivista Most e l’accesso ai precedenti. Come?

Most è una rivista ESCLUSIVAMENTE ELETTRONICA, consultabile on-line, scaricabile in Pdf e in formato sfogliabile sul proprio computer. NON ESISTE UNA VERSIONE CARTACEA.

Per ricevere Most vi chiediamo una donazione, di euro 10 (ad libitum), sul nostro conto PayPal.

L’indirizzo di posta elettronica di riferimento è eastjournal.bookstore@gmail.com
Nel corpo della mail indicate a quale indirizzo di POSTA ELETTRONICA volete ricevere la password e le indicazioni per accedere alla rivista.

A coloro che hanno necessità di un Iban invito a contattarci tramite il form che trovate in fondo all’homepage. La rivista verrà inviata entro pochi giorni dalla ricevuta donazione

Perché aiutarci?

Per darvi più qualità: costituendo un’associazione che ci consenta, nel tempo, di gestire una piccola attività editoriale attraverso cui rimborsare i collaboratori e commissionare articoli alle migliori firme del giornalismo che guarda ad est.

Per restare indipendenti: East Journal ha lavorato fin qui senza gruppi editoriali alle spalle che ne condizionassero l’operato. Noi, attraverso l’attività dell’associazione che stiamo costituendo, vorremmo garantirci un’autonomia che ci aiuti anche a realizzare convegni, incontri, eventi che ci avvicinino ai lettori, oltre che pubblicare East Journal e Most.

Per un nuovo modello di giornalismo: che è possibile solo se partecipato. Solo se si realizza una convergenza tra lettore e giornale. Se i lettori, diventano tutti dei piccoli mecenati. E per i mecenati è giusto riservare uno spazio in cui, se lo desiderano, i loro nomi compariranno tra gli amici e sostenitori di East Journal. Ogni persona, ogni nome, ogni piccolo contributo che ci viene dato è per noi importante perché è un contributo dato sulla fiducia. Una fiducia che non vogliamo tradire.

Non abbiamo l’abitudine a mendicare, non veniamo da voi a mani vuote: per ringraziarvi della donazione vi offriremo la rivista Most della quale, crediamo, sarete contenti. Date un’occhiata alla preview e valutate da soli se vi sembra un prodotto interessante.

Grazie per l’attenzione,

la redazione di East Journal

La Bolla dell’editoria (parte II)

Il post sulla bolla dell’Editoria ha inaspettatamente aperto un bel dibattito. Uno degli interventi più interessanti è stato quello di Luca Oleastri che da addetto ai lavori, conosce tanti aspetti del problema che sfuggono ai noi miseri mortali e da un’ottima spiegazione dell’invasione delle librerie da parte di titoli inutili…

La cosa va avanti da decenni. Quello che non sai che i grossi editori hanno una distribuzione propria, e avendo i best sellers – che sono quelli che fanno mangiare le librerie – si fanno dare degli anticipi sul reso, ossia: i loro rappresentanti portano un catalogo di libri al libraio che conta sia best sellers che schifezze e costringono il libraio a prendere di tutto un poco, poi si fanno dare un anticipo sul reso (cioè si fanno pagare in anticipo).

Alla data di reso, il rappresentante torna con un altro catalogo sempre con best sellers che schifezze, e chiede l’anticipo sul reso facendosi scalare i resi della volta prima, quindi e più o meno sempre a credito o come minimo va in pari. Ed è per questo che si stampano 213 milioni di libri, molti dei quali sono “da macero” fin dallla parteza e già pensati per andare in positivo sull’anticipo. Poi può capitare (e capita) che alcune di queste “schifezze” vendano, a volte anche molto, inaspettatamente ed in quel caso è ancora meglio, tutto grasso che cola…

Ovviamente negli ultimi anni la bolla degli anticipi sul reso si è sempre più ingrandita, per via del fatto che i grossi editori hanno stampato sempre più “schifezze” per sostenere gli anticipi positivi.

I piccoli editori invece non possono godere dell’anticipo sul reso, e quindi hanno i resi, e i guadagni solo dopo 5/6 mesi dalla stampa, ossia quando gli vengono dati dal loro distributore (che distribuisce per conto terzi alle librerie), il quale comunque si è tenuto una fetta degli incassi se sono positivi, e ha speso ben poco se gli incassi sono negativi (quindi rischia pochissimo).

Questo è il motivo per cui i piccoli editori spesso dopo un poco chiudono o vivacchiano alla giornata anche per anni, con introiti netti pari a un comune stipendio (quando va bene).
E’ per questo che è poco conveniente, se non una perdita in partenza, fare l’editore distribuendo in libreria, a meno che non si abbiano alle spalle degli ingenti capitali e quindi non si abbia fretta di incassare – ma a quel punto ti fai la tua rete di distribuzione e sei abbastanza grosso per riuscire ad avere dei best sellers in catalogo.

La prossima volta che entrate in una libreria, datevi una occhiata in torno e chiedetevi chi mai leggerà tutti quei libri e perché ce ne sono così tanti…

La bolla dell’editoria

In Italia, ogni anno si stampano 213 milioni e passa di libri. Se tutti fossero venduti, ogni italiano comprerebbe in media 3 libri e mezzo l’anno.

Nella realtà dei fatti non è così.

Il 56% degli italiani non legge un libro l’anno. Solo il 5% della popolazione compra un libro al mese. Complessivamente sono venduti 114 milioni di libri, il 53% dello stampato.

Ci sono 7000 case editrici, di cui effettivamente attive 2000. Non si può fare una media, 57.000 libri stampati per ognuna è eccessivo, visto che per la legge di Pareto, la maggior parte dei volumi è stampato da Mondadori, Rizzoli, Mauri Spagnol, Feltrinelli e Giunti.

Tuttavia i numeri non quadrano: trascurando il fenomeno delle case editrici a pagamento, la disparità tra venduto e stampato è impressionante.

Il fatto è che si è creato un circolo vizioso: il distributore rifornisce le librerie. L’editore fattura, ma deve tenere del diritto di resa dei librai: o rimborsa i volumi invenduti, o li rimpiazza con libri nuovi.

Per non fallire, è costretto quindi a immettere novità sul mercato, indipendentemente dal fatto che qualcuno li compri.

Si è generata una bolla, in cui chi guadagna sono solo i distributori e le grandi catene librarie.

Il problema è che come ogni bolla, questa prima o poi è destinata a scoppiare…

E questo può avvantaggiare chi negli ultimi anni ha investito nell’ebook, saltando tutto questo folle meccanismo di filiera

DAI UNA MANO CONTRO LA CRISI. FACCIAMO SALTARE IN ARIA IL TUNNEL

Do giusta evidenza ad un appello di Isabella Borghese

C’E’ CHI VEDE LA LUCE IN FONDO AL TUNNEL E C’E’ CHI VUOLE FARLO SALTARE QUEL TUNNEL. NOI DI CONTROLACRISI VOGLIAMO FARLO SALTARE. AIUTACI A FARLO!

L’anno sta per finire, il mondo ancora no. Il 2012 è stato brutto, ancora recessione, tanta disoccupazione, tanta povertà. Come ci dicono tutti gli osservatori, nazionali e internazionali, il 2013 non sarà certo migliore. Le politiche di austerità mescolate alle riforme di pensioni e lavoro formano un cocktail letale per tutta la popolazione. Nonostante questo, molti hanno avuto il coraggio di dire che in fondo al tunnel si intravede la luce illudendo la cittadinanza che siamo vicini all’uscita dalla crisi. Noi di controlacrisi.org abbiamo raccontato un altro mondo rispetto a questo “inventato” dal governo e dai media “amici”. Un mondo reale, fatto di persone in carne ed ossa che non ce la fanno più. Chi perde il lavoro, chi non riesce a mangiare, chi non può curarsi perché il sistema sanitario è stato smantellato. L’abbiamo raccontato, questo mondo, insieme a voi, raccogliendo notizie e informazioni senza applicare distorsioni, ma commentandole e fornendo i nostri punti di vista. Abbiamo provato ad avanzare, anche con l’aiuto di autorevoli esperti, proposte per farlo saltare in aria quel tunnel della crisi, altro che luce!

La nostra comunità è cresciuta in maniera incredibile, ormai siamo centinaia di migliaia a far parte del progetto di controlacrisi.org Finiamo l’anno con soddisfazione perché ci avete dimostrato che apprezzate i nostri contenuti e i nostri servizi. Inizieremo il nuovo anno ancora meglio, apportando alcune modifiche alla piattaforma informatica per soddisfare ancora di più le vostre esigenze di informazione libera e accessibile.

Anche nel 2013 controlacrisi.org  e miogiornale.com saranno totalmente gratuiti.

Vi chiediamo solo di darci una mano con una piccola donazione. Ognuno dia quello che può. Per noi significa tanto, perché abbiamo delle spese da sostenere durante tutto l’anno.

PER FARE UNA DONAZIONE CLICCA QUI (http://www.controlacrisi.org/donazioni/)