Parte I Visione
Tiepida è l’aria e le stelle sfumano
nella notte di maggio dove il vento
si perde nella speranza d’estate
Incrocio gambe nel verde malato
di un sudario di foglie, con il grillo
che canta una poesia di morte e luce,
ragnatela che ci avvolge crudele
nel ciclo infinito di rinascite.
Sfuma lento il sentiero di diamante
tra sermoni di fuoco, spire e reti
nemiche del risveglio e di visioni
Ciò che nasce è destinato a perire
mi sussurra il serpente dallo sguardo
di velenoso e crudele cristallo
Mi parla una ninfa del suo dolore
legame oscuro con ciò che non si ama
o forse è inganno, figlio del digiuno
Muggisce il cielo incerto partorendo
l’agonia di nove sensuali e pure
il cui fuoco muore nell’ampio vuoto.
Dorme il fotone, prigioniero eterno
dell’ultimo orizzonte degli eventi
la sua fuga, tra spazi rudi e astrali
come radiazione entropica di Hawking
Le onde di marea scuotono il continuum
come il vento le dune del deserto
dove i tartari sognano saccheggi
Lo spazio si dispiega in gomitoli
di stringhe e di brame e lento e melmoso
il tempo nell’eterno nulla affonda
Desiderio e dolore si abbracciano
così sussurra vuota l’illusione
Parte II Il cantore
Il Greco carezza otto nere corde
di un chitarrone barocco e deforme
che vibrano negli incerti orbitali
elettriche onde di probabilità
o impalpabili eteree particelle
di cui è ignoto il luogo o la pigra corsa
Due fermioni identici non vivono
simultanei e vaghi stati quantici,
ma il loro canto pervade frattale
l’universo pieno di oscura energia
e materia, dove muoiono le pulsar
Nelle sue note, di parole antiche
sopravvivono echi del loro canto
sfumando in volti e in usurate storie
voci di morti e paure di vivere
Desiderio e dolore si abbracciano
così sussurra vuota l’illusione
Parte III L’Ultimo Uomo
Sotto la montagna, con cinque dita
di granito sanguinante e blasfemo
che si aggrappa al cielo di corvi e blatte
un uomo intreccia ruvidi canestri.
Non usa teneri e leggiadri giunchi,
ma aspre ginestre di feroce orgoglio
dai petali strappati, odore aspro
di cadaveri brulli e decomposti
Rompe il silenzio brontolando nomi
versetti dell’apocalisse, rami
spezzati di mandorli mai fioriti
Nell’ultimo sbadiglio, attende albe
e la fine dei tempi che verranno
Desiderio e dolore si abbracciano
così sussurra vuota l’illusione
Parte IV Il Giudice Bambino
Nella scatola d’acciaio un gatto nero
attende, prigioniero di speranza
incerto se essere vivo o defunto.
Solo osservandolo, capirà il fato.
Ogni giorno accade alle nostre vite
che altrui sogni modellano, incerti
spaccando la creta ruvida e avara
che circonda ossa, rughe, stille e volti
Tal vivente sei tu, grida il sapiente
sbrecciando il muro di ciò che ci illude
Desiderio e dolore si abbracciano
così sussurra vuota l’illusione
Parte V Epilogo
Trema la ruota del dharma, invano
l’albero del mondo sussulta e trema
nel canto oscuro degli dei abissali
Nel parco delle gazzelle si rompe
la spirale di ciò che arido muore
Chi ha vinto illusione, è vittorioso