Roma visionaria ?

Ieri su Orwell, il supplemento culturale di Pubblico, è stato pubblicato un articolo di Christian Raimo. Tra le tante idee interessanti e condivisibili, però c’è stata una che mi ha lasciato perplesso. Cito testualmente

E strano pensare che se Los Angeles ha avuto Philip K. Dick e Londra James Ballard, a una città multistratificata come Roma non sia toccato un autore che sia riuscito a trasformarla in un luogo efficacemente fantastico.

Frase che è servita ad un introdurre una lode a Tommaso Pincio, condivisibile perché anche io trovo Pulp Roma un romanzo godibile e visionario.

Però… Premesso che mi chiamo fuori, ne Il Canto Oscuro descrivo la Roma di un Ottocento alternativo, non l’attuale, però l’idea che l’Urbe non sia scenario di racconti fantastici, mi pare profondamente sbagliata.

Da Un Marziano a Roma di Flaiano a Pan di Dimitri, vi sono decine di scrittori che hanno creato una città visionaria, ambientandovi racconti fantastici di ogni genere dall’horror alla fantascienza.

Perchè ignorarli ? Solo perchè molti sono stati pubblicati per case editrici indipendenti e non per i soliti grossi nomi ? Oppure è sintomo del solito rapporto problematico che esiste tra intellettuale italiano e fantastico ?