Il latrocinio di Cyprus

Ho fatto la mia solita chiacchierata con Thomas. Stavolta l’argomento non è la politica italiana che reputa sempre più un affascianante spettacolo d’arte varia, ma la questione Cipro

Come giudichi il prelievo forzoso ?

Se l’obiettivo era salvare i conti pubblici di Cipro, è stata una mossa di una stupidità sconvolgente

Addirittura ?

Sì, perchè la crisi non è sistemica: i flussi di cassa ordinari di Cipro sono in ordine e il debito pubblico “standard” è sostenibilissimo, tanto che gli investitori londinesi non hanno avuto problemi ad assicurare la maggior parte del debito pubblico antecedente al 2011, a fronte di eventi di haircut, ossia di taglio degli interessi

E allora perchè questo casino ?

Il tutto deriva dagli effetti delle manovre speculative tedesche del 2011: hanno messo in crisi i titoli sovrani dei partner mediterranee e le banche cipriote, pieni di titoli greci, considerati investimenti sicure, sono andate in crisi di liquidità.

Il balzo del debito pubblico è dovuto al tentativo statale di salvare le banche.

Il problema è che la soluzione proposta da Berlino va nella direzione opposta: il prelievo forzoso è un invito alla fuga di capitali.

E questa causerà un peggioramento della situazione, mettendo ancor più in crisi le banche e quindi lo stato cipriota

Un circolo vizioso ?

La questione è che a Berlino di salvare Cipro importa ben poco. Il suo obiettivo, e nei mesi scorsi è stato detto chiaramente, è spostare i flussi di cassa russi dalle banche cipriote a quel buco nero che sono le banche tedesche, nel tentativo di ritardare il loro collasso. Una forma di dumping finanziario, basato sull’utilizzo a proprio favore delle normative e delle istituzioni europee.

Il prelievo forzoso non serve a salvare l’isola, ma funge da avvertimento mafioso agli investitori

Però i tedeschi dicono che Cipro funge da punto di riclaggio per il denaro sporco della mafia russa

Lo è stato, sicuramente. Ma data la facilità con cui si fanno attualmente i trasferimenti di denaro e visto i tempi lunghi con cui è stata impostata questa operazione, il vostro Amato fu molto più furbo, questi capitali si sono volatizzati da mesi.

Se guardiamo i numeri, invece…

Guardiamoli

Il rapporto tra lo stock dei depositi bancari esteri, pari a 68,3 miliardi d’euro e il PIL cipriota è del’850%.

Di questo stock, il 40% è di correntisti inglesi, il 30% di correntisti russi, con un valore medio dei conti pari a 53.000 quindi riconducibili più a imprenditori che hanno investito a Limassol e un 17% di italiani.

E’ furto alla classe media

Il prossimo obiettivo ? L’Italia ?

Non credo. Io penso sia Malta, in condizioni simili a quelle di Cipro, ossia con gli asset bancari pari a otto, nove volte il proprio PIL e dove, i mesi scorsi, si sono trasferiti i conti dei magnati russi.

In qualche modo, sarà imposta a La Valletta una politica restrittiva che renderà convenienti le banche tedesche.

Per l’Italia, la questione è più complicata: benchè qualcuno a Berlino accarezzi un’idea “colonialista” nei vostri confronti, in generale sono stati impauriti dal risultato delle vostre elezioni, in cui la maggior parte dei voti sono andati a forze critiche nei confronti dell’UE e latentemente anti tedesche.

Un’altra ingerenza, come quella che ha portato a Monti o i maldestri interventi in campagna elettorale, e la Germania rischia di trovare a Roma un governo nemico.

Il che complicherebbe di molto i suoi tentativi di imporre un indirect rule all’Europa

Fascisti immaginari

Ieri il mio amico Thomas, con la diretta schiettezza che caratterizza gli americani, aveva identificato nell’arretratezza culturale e intellettuale della Sinistra il limite che le impediva di essere credibile nel governare l’Italia.

Per approfodire il discorso, stamane l’ho sentito in merito alla questione Lombardi. Thomas mi ha concesso un poco del suo tempo, con il rischio che prima o poi il suo editore lo venga a prendere per le orecchie per riportarlo a New York, se non consegna in tempo le bozze

Questione Lombardi: sono fondate le polemiche degli elettori del PD ?

No, anzi, mostrano come il ceto rappresentato da quel partito sia unfit per governare l’Italia, di gran lunga più arretrato di quello che vota il PSOE.

Per ignoranza e malafede, ha estrapolato una frase da un discorso più ampio, per cercare un caso a tutti i costi

Per dirla tutta è l’ennesimo caso del complesso edipico che la Sinistra in Italia ha con Mussolini. Appena si tocca questo argomento, scatta un riflesso pavloniano

Beh, l’Italia è una Repubblica nata dalla Resistenza e dall’Antifascismo.

Il problema è molto più ampio. Come è chiaro agli studiosi anglosassoni, ma non ha quelli italiani, e a un certo Lenin, il fascismo è stato il tentativo locale e eretico di realizzare la rivoluzione marxista in Italia.

Tentativo eretico, ma d’altra parte anche quello che è accaduto in Russia avrebbe destato molti dubbi e perplessità al filosofo di Treviri, perchè unisce ad istanze egualitarie e alla tecnolatria delle idee tratte dal nazionalismo conservatore.

Questo perchè Mussolini non si rivolgeva ai proletari, ma ai piccoli borghesi e ai reduci e da buon italiano, non voleva lo scontro, ma la convergenza con i poteri costituiti.

L’antifascismo della sinistra italiana nasce anche dal suo complesso di inferiorità, Mussolini ha preso il potere, mentre lei no e dalla consapevolezza di essere sua sorellastra.

Si odia non il diverso, ma la propria immagine distorta allo specchio.

E quindi secondo te questo atteggiamento psicologico vieta agli elettori di Sinistra una qualsiasi riflessione storica sul passato ?

Certo. Tieni anche conto di un’ altra cosa. Buona parte della classe dirigente del PCI aveva una formazione fascista.

Il comunismo italiano ha eredito dall’ideologia fascista il disprezzo per la democrazia, la visione economica consociativista e la politica culturali.

Idee che dopo varie peripezie, sono state ereditate dal PD. Paradossalmente Bersani dovrebbe togliere dal suo Pantheon De Gasperi e sostituirlo con Mussolini.

Il giudizio di Paola Lombardo su Casa Pound ?

Su Casa Pound, confesso la mia ignoranza. Al massimo ho orecchiato la sua proposta del mutuo sociale che in altri paesi sarebbe un cavallo di battaglia dei partiti di Sinistra, ma a quanto pare in Italia il PD sembra avere più a cuore gli interessi dei costruttori edili che di chi cerca casa

Tornando a Casa Pound, non ho avuto l’occasione di intervistare i suoi attivisti, quindi non mi pronuncio.

Come diceva Wittgenstein

Ciò di cui non si può parlare si deve tacere

Posso soltanto dire che il fascismo come partito non era che un’alleanza tattica tra diverse movimenti, tenuti assieme dalla capacità di mediazione di Mussolini.

Se questo fosse morto prima della guerra, probabilmente il suo partito si sarebbe spaccato in tanti tronconi in faida tra loro

Quindi è probabile che Casa Pound sia erede di una di quelle componenti

Grillo è fascista ?

Benchè la Sinistra italiana abbia la brutta abitudine di dare del fascista a qualsiasi cosa non riesca a comprendere, questa è una sciocchezza

E’ come dire

Grillo è girondino

ossia applicare le categorie storiche del Passato remoto a una realtà contemporanea.

Magari sarebbe più corretto dire

Grillo è cyberpunk

Intervista su Roma

 

Un paio di giorni fa, sono stato intervistato da Ecco la Notizia, quotidiano on line delle province di Roma e di Frosinone

Si doveva parlare de Il Canto Oscuro, ma come mio solito, abbiamo divagato parlando di tutto e di più… Ecco un estratto della chiacchierata

Alessio- il Tuo Canto Oscuro ha aperto- riscontri critici docet- nuovi orizzonti luminosi… nella FANTA/FANTASY italiana?

No e non lo dico per falsa modestia. Per prima cosa, Il Canto Oscuro è qualcosa di diverso dal Fantasy e lo dico con dispiacere, perchè vorrei riuscire a scrivere qualcosa di quel genere.

Ci provo, ma vengono sempre illeggibili schifezze. Mi piacerebbe lavorare ad un fantasy adulto che non significa solo pieno di sesso e violenza, ma che affronti problematiche sociali e che vada oltre il dualismo bene/male.

Insomma, qualcosa di simile a quello che in Gran Bretagna sta facendo China Tom Miéville

Poi, onestamente, non sono l’unico che in Italia ad affrontare tematiche steam.

Anche se poco noto al grande pubblico, c’è un vivace movimento di scrittori di questo genere in Italia.

Penso a Forlani, l’ultimo vincitore del premio Urania e del premio Kipple, all’antologia Vapore Italico e chi più ne ha, ne metta.

L’unica grossa novità che ho provato a introdurre è forse di una fantascienza “local”, molto legata alla realtà romana.

E secondo alcuni miei amici scrittori stranieri, forse è anche un limite, perchè rende molto difficile da tradurre il mio libro

Brugnoli- un fantapunk nuovamente- in certo senso- filosofico e meno minimalista/liquido?

La fantascienza è un genere filosofico, secondo me, poichè analizza il presente.

Ne cattura i sogni e i lati oscuri, li accentua e li concretizza nella scrittura.

Tutto per dirti che la scrittura fantastica è stata liquida non per suoi demeriti, ma semplicemente per aver descritto una società postmoderna.

Ora che se certifica il fallimento, da una parte se ne raccontano i disastri le contraddizioni, dall’altra si ripropone la necessità di una scrittura basata su un pensiero forta, capace di descrivere e fornire chiavi di interpretazione al Reale

Alessio : Roma e nuove avanguardie, che ne pensi? Neofuturismo, Netfutuirismo, Connettivismo, Trans o Extreme Art?

Roma è sempre stata una fucina intellettuale, dove convivono Futuro e Passato e dove si contaminano culture di ogni tipo.

Però, tutto questo fermento di idee difficilmente riesce a superare il Grande Raccordo Anulare, ad avere un respiro nazionale.

Perchè il romano, profondamente individualista e convinto che il prossimo lo voglia fregare, non riesce a creare sistema. Perchè non si vende bene. Perchè, a volte, gli manca la capacità di pensare in maniera globale e di essere rivoluzionaria

Perchè, come diceva il buon Flaiano

Roma ha questo di buono, che non giudica, assolve.

Ma assolvere, significa anche accettare il mondo così come è, senza volerto mutare

Però, negli ultimi anni, le cose stanno cambiando.

Pullulano le esperienze di avanguardia, dal Connettivismo ai Poeti d’Azione e grazie anche all’utilizzo di Internet, stanno ridando all’Urbe il ruolo che aveva negli anni Sessanta e Settanta nell’Arte e nella Cultura.

Il problema è che ancora un tessuto socio economico capace di sostenere questo sforzo

Brugnoli: letteratura e politica o società : dopo Wu Ming…
Esiste una letteratura civile e sociale ?

Se ne è parlato ultimamente a una presentazione a cui ho partecipato, assieme a Elio Pecora e ai Poeti d’Azione.Tutta la poesia e la la letturatura in generale, dato che cambia l’Uomo, è civile.

Per il caso particolare, ho avuto molte perplessità su Wu Ming e la loro New Italia Epic

E’ il tipico esempio di finta avanguardia all’italiana: non uno strumento per incidere sul reale, ma avere un posticino nel sistema che si finge di contestare.

Gli intellettuali italiani sono tutti come Marinetti: nascono incendiari e finiscono con la feluca.

New Italia Epic è stata un’operazione simile alla Transavanguardia di Achille Bonito Oliva. Sono stati presi degli scrittori a caso, gli si è attribuita un’etichetta, trovando finte somiglianze e si è provato a creare un caso.

Ma se Achille Bonito Oliva che è un genio, ha cambiato le dinamiche del mercato dell’Arte e gli effetti della iniziativa si sentono ancora oggi, NIE è stato un fuoco di paglia.

Salvador Allende

Ieri, tra le tante cose, è stato anche l’anniversario della morte di Salvador Allende. C’è chi lo ha reso un santino, chi lo demonizza. Per capirne di più, ho intervistato un mio amico cileno che ha vissuto sulla sua pelle quegli anni

Pubblico un estratto della nostra chiacchierata

Il giovane Allende è stato accusato di filo nazismo… E’ una balla o ce qualcosa di vero ?

E’ una questione che hanno molto gonfiato, mischiando come dite voi mele con pere.

Il primo dato di fatto è diverse idee del giovane Allende erano discutibili. Seguace di Lombroso, era antisemita, convinto che i drogati e omossessuali fossero dei deviati da rinchiudere in campi di concentramento in Patagonia e forte sostenitore dell’eugenetica e della necessità di sterilizzare le persone con problemi psicologici.

Ma questo non significa essere nazisti. In Svezia e negli Stati Uniti, le stesse idee portarono a delle leggi vergognose. E’ vero che Allende propose qualcosa del genere quando dal 1937 al 1941 fu ministro della Sanità, legge respinta, ma ribadisco, all’epoca era cosa comune… Inoltre, sempre da ministro, benchè dicesse di essersi ispirato all’Italia fascista, fu l’autore di grandi riforme a favore dei più poveri

Il secondo punto, le trattative del governo del Frente Popular di Palma e di Aguirre Cerda con Hitler. Allende era sì ministro di quel governo, ma della sanità. Poteva influenzare in qualche modo la politica estera ? Mi pare poco probabile.

E ricordiamoci anche a quel tempo, in America Latina, sul fascismo e nazismo si avevano le idee molto vaghe. Per molti politici e intellettuali dell’epoca, era la terza via, un’opzione per ribellarsi al predominio yankee senza cadere nel comunismo.

Ma Allende non cadde in questa tentazione

E la questione Rauff ?

Allende si rifiutò di consegnare il criminale nazista, non per motivi di simpatia ideologica, ma per la sua contrarietà alla pena di morte.

Come fu eletto Allende ?

Sfruttando le stranezze della legge elettorale cilena. Allende aveva preso appena il 36,3% dei voti, ma la Democrazia Cristiana si era spaccata, presentando due candidati. Per appena 30000 voti, l’aveva spuntata su Jorge Alessandri.

In un paese normale, si sarebbe andati al ballottaggio tra loro due e difficilmente Allende avrebbe vinto. Ma in Cile la scelta non doveva essere effettuata dagli elettori, ma dal Congresso. Così, si scatenò il mercato delle vacche, dove i deputati cileni diedero il peggio di sè, mettendosi all’asta tra Cia e KGB.

Alla fine, per rompere lo stallo, si raggiunse un compromesso: Allende sarebbe stato eletto presidente, ma in cambio avrebbe firmato uno “Statuto di Garanzie Costituzionali” in cui garantiva che le sue riforme socialiste non avrebbero stravolto nessun elemento della Costituzione Cilena.

Il problema è questo statuto era stato tenuto in malafede molto vago da entrambe le parti. Da Allende per garantirsi mano libera per le riforme, dalla Democrazia Cristiana per mettere più bastoni possibili tra le ruote.

E poi venne la Cia ?

Sì, gli yankee hanno avuto un ruolo importante nella crisi cilena. Però ti faccio notare una cosa: a Cuba, nonostante l’embargo e gli intrighi, Fidel non è stato mai cacciato.

La CIA ha avuto successo, cosa che si ignora, perchè la sua azione aveva il consenso di gran parte del popolo cileno.

Davvero ?

Sì, tieni conto che il 70% degli elettori considerava Allende come un presidente illegittimo. In più le sue riforme, encomiabili sotto tanti punti di vista, non erano a costo zero. Avevano ridotto sul lastrico tutta la classe media.

Poi, c’era anche un fattore psicologico. Allende era un riformista, ma doveva appoggiarsi su una maggioranza in cui i demagoghi abbondavano. Ogni giorno si sentivano proclami sull’abolizione della proprietà privata e sulla liquidazione fisica della borghesia.

Dal Partito Comunista ?

Ma no, anzi, il Partito Comunista Cileno era l’unico moderato, in quel manicomio. La sua linea era simile a quella del vostro Berlinguer. Indipendenza da Mosca, un tentativo di compromesso con la classe media, in modo da unire e non dividere il Cile.

Però erano una minoranza.

Poi c’era il problema degli squadroni della morte

Cioè ?

Sempre gli esaltati, avevano cominciato a eliminare i sindacalisti e gli oppositori del governo Allende. Nulla di paragonabile alla mattanza di Pinochet, però all’epoca fece scalpore. Alcuni dei deputati che provarono a presentare al Congresso mozioni di sfiducia contro Allende, furono gambizzati.

Patria y Libertad fu anche una reazione a tale clima

E Allende ?

Penso fosse più vittima che complice di tale situazione. Non riusciva nè a tenere a bada i suoi alleati, nè a rasserenare il clima.

Quando avvenne il golpe ?

Molti esultarono, convinti che fosse una cosa provvisoria e che nell’arco di qualche settimana si tornasse a nuove elezioni… Invece cademmo dalla padella alla brace

Ti ricordi cosa disse Popper ?

Ne ha dette tante

Si vive in democrazia quando esistono istituzioni che permettono di rovesciare il governo senza ricorrere alla violenza, cioè senza giungere alla soppressione fisica dei suoi componenti

Ebbene, la nostra democrazia ha fallito… Perchè Allende, nonostante i suoi errori, era un brav’uomo e non meritava quella fine.

I governi si cambiano con le elezioni, non sperando nei salvatori della patria

Intervista a Ernesto Tomasini

Ernesto Tomasini è uno di quegli artisti di cui gli italiani dovrebbero sentirsi orgogliosi: performer poliedrico che nella sua lunga carriera ha rappresentato e continua a rappresentare un esempio concreto di contaminazione creativa, passando con stile ed estro dal cabaret al teatro, dalla musica cameristica alla sperimentazione sonora e vocale; la sua voce dall’estensione di 4 ottave ed il suo stile performativo originale, lo hanno consacrato figura cult in grado di scuotere l’universo lirico dai tempi di Klaus Nomi.
CreativiNA ha avuto l’onore di condividere frammenti del suo lavoro durante la settimana “on stage” intitolata, non a caso: “Voice of excellence”. Nel marzo 2012, infatti, Tomasini è stato inserito nel libro “Eccellenza Italiana” (con prefazione del Presidente della Repubblica), nel quale è annoverato fra gli italiani che “nei vari settori artistici, istituzionali e sociali hanno reso grande il Bel Paese”.

Ciao Ernesto.
La voce dell’eccellenza: quale titolo più indicato. Sei una persona conosciuta anche per la tua grande umiltà, eppure: cosa prova un artista insignito di tal onorificenza, rapportandosi all’attuale mondo della musica pop italiana? Panorama questo, ormai congestionato da voci tutte un po’ simili fra loro e che, diciamolo pure, sembrano fare a gara per la nota più alta o il vibrato migliore.

L’onorificenza un po’ mi fa sorridere e un po’ mi fa piacere. Gli eventi politici degli ultimi 15 anni avevano messo in crisi il mio orgoglio nazionale. Adesso, invece, l’inserimento fra le eccellenze di un paese che ha riconquistato il rispetto dei media esteri, è sicuramente più edificante!

Vivo nel Regno Unito da una ventina d’anni, quindi la pop italiana contemporanea non la conosco affatto ma il fenomeno dell’appiattimento degli stili e l’ossessione per la nota più acuta, affliggono anche i cantanti più giovani di certo pop inglese e americano. Le ragioni sono, in parte, da attribuirsi ai sempre più numerosi talent show televisivi. La musica è diventata un pretesto per i colpi di scena, i momenti strappalacrime e i consigli per gli acquisti. L’arte del canto si è dovuta piegare alle leggi di un circo mediatico, manovrato da giudici/produttori, che vivisezionano al microscopio ogni biscroma, per adattarla alle esigenze del loro mercato. E, come se non bastasse, ai cantanti viene chiesto di evolversi nel corso di una serie televisiva, piuttosto che attraverso lunghi anni di gavetta. In un contesto del genere, geni del passato come Nina Simone o David Bowie, non avrebbero avuto speranze.

Arte, teatro, cabaret, musica lirica, sperimentazione: quanto un artista camaleontico come te può essere d’esempio e di spunto oggigiorno?

Amo molto la “professione” e mi sono imposto, sin dall’inizio, di invaderla e contaminarla attraverso i generi che menzioni, certo, ma anche con il varietà, la performance art, il cinema, la televisione, la radio, il doppiaggio. Non credo che esista esperienza nella quale non mi sia tuffato: Operazioni commerciali ed esperimenti underground. Successoni strepitosi e fiaschi clamorosi. Ho debuttato alla Royal Albert Hall e alla Royal Vauxhall Tavern. Ho registrato il tutto esaurito in Messico e ho scandalizzato gli americani. Ho manovrato burattini e ho indossato maschere. Ho ballato il tango e ho fatto acrobazie. Mi sono vestito da donna e trasformato in alieno. Ho declamato Shakespeare e ho interpretato Kroetz. Ho fatto ridere con Feydeau e ho commosso con Kruczkowski. Ho ballato con Lindsay Kemp e civettato con David Hasselhoff. Ho cantato con una dei Dimbleby e provato con i Fò. Ho recitato nelle mie commedie e mi sono esibito in quelle dei miei amici (e nemici). Ho abbandonato una produzione urlando parolacce e ho fatto spettacoli di beneficenza. Ho vinto premi e perso audizioni… e potrei continuare per ore!
Non so se questo può essere d’esempio, forse no, dal momento che si tratta di scelte molto personali. In generale, però, credo che chi sia stato selezionato dalle Buone Fate come destinatario di un talento, abbia il dovere imperativo di esplorarlo, svilupparlo e soprattutto metterlo alla prova. In fin dei conti, la mia poliedricità non è altro che la conseguenza delle numerose sfide che lancio a me stesso. Nei miei rari stage presso le scuole di teatro, dico sempre agli studenti di non accontentarsi mai di ciò in cui eccellono. E’ facile cadere in quella tentazione. Devono spingersi oltre e – se non gli viene istintivo – devono sforzarsi di guardare il mondo da ottiche “diverse”. Un performer deve essere capace di morire, per poi risorgere in scena, trasmutato. I nostri antenati erano stregoni!

Quali sono i tuoi riferimenti artistici?

I miei riferimenti più forti rimangono le radici da cui provengo: Palermo, dove sono nato e cresciuto; i suoi colori, le sue puzze, i personaggi accaldati che la animano, i mari sconfinati che la imprigionano… ma, soprattutto, i miei genitori. Ho avuto la fortuna di essere figlio unico di due esseri umani straordinari. Da sempre trangugio il loro senso dell’umorismo, la loro drammaticità, la loro soavità, la loro sfavillante follia! Una scuola impagabile!

Alla morte di Michael Jackson, tutti si sono scoperti ispirati da lui, stessa cosa con Whitney Houston e non meno con Amy Winehouse… Rispetto a parte per cotanti personaggi, è possibile che per la maggior parte dei musicisti o cantanti contemporanei, i punti di riferimento siano i “soliti”?

Difficile entrare nella testa di ogni musicista. Gli artisti sono anche persone e le loro scelte sono dettate dalle loro esperienze. Io ho cominciato questo lavoro da giovanissimo e di conseguenza ho subito conosciuto personaggi importanti che mi hanno indicato vie “insolite”. Ma, soprattutto, sono sempre stato un ribelle ad oltranza. Forse quelli che eleggono la (strepitosa) Houston come idolo da emulare, non lo sono. Attorno ai 15 anni feci una sorta di patto con me stesso: non avrei mai ascoltato musica della seconda metà del 20esimo secolo. Trovavo la “ribellione” dei miei coetanei – espressa attraverso Vasco o i Pink Floyd – assolutamente illusoria. Poi c’erano quelli che cadevano in un calderone altrettanto aberrante (per me, allora), quello della scena dark, a suon di Cure e Bauhaus. Io volevo ribellarmi anche alla ribellione! Così mi interessai alla musica che i giovani non amavano. Cominciai a collezionare le prime registrazioni mai fatte (trasposte su vinile) e in pochi anni diventai un piccolo esperto di musica obsoleta o astrusa. Mettevo a dura prova i nervi degli amici a cui imponevo le mie audiocassette nell’autoradio. Poi, anni dopo, cominciai a frequentare una discoteca dove il dj, Lino Agrò, proponeva le novità più disparate. Fra i tanti musicisti che passavano sulla sua consolle, quello che riuscì a tirarmi fuori dal mio fortino musicale fu Marc Almond. Le sue sonorità erano da chansonnier un po’ retrò e questo mi attrasse. Quindi ecco che Almond aprì la porta alla “musica moderna” e fece entrare nel mio mondo una valanga musicale che mi travolse, inebriandomi. Imparai ad apprezzare i Cure, i Bauhaus, i Pink Floyd e quasi tutto ciò che prima avevo rifiutato per partito preso. A quel punto avevo accumulato una tale conoscenza della “musica antica” che ero in grado di assimilare altri generi musicali, non come il solito ragazzino che abbracciava una moda dettata dalla mandria, ma come un artista che ne apprezzava le qualità intrinseche. Così ho sviluppato un modo assolutamente idiosincratico di concepire la musica che, forse, oggi, si sente nelle mie interpretazioni. Com’è ironico che in seguito mi sia ritrovato a lavorare proprio al fianco di Marc Almond: è come se il circolo si fosse completato.

Cos’è per Ernesto Tomasini la creatività?

La vita!

Quanto, secondo te, può ancora offrire l’universo culturale underground?

Dipende dal momento in cui mi poni la domanda. Ci sono volte che potrei rispondere: “nulla!” Basta andare al vernissage di una galleria “off” di Berlino e per lo più si tratta di robaccia, eseguita nella maniera più pedestre! Poi, invece, ci sono delle volte in cui le scene alternative ti lasciano esterrefatto e speranzoso… ricordo “The Monster in the Night of the Labyrinth”, alla Heyward Gallery di Londra, nel 2006, per esempio. Il talento non fallisce mai ma il talento, nel mondo “avant-garde” (che io conosco), è estremamente raro. Carmelo Bene verso la fine della sua vita riteneva che c’era troppo intellettualismo in ciò che si produceva allora (la fine degli anni ’90), ma non c’era mai “abbandono”, “superamento”. Posso dire la stessa cosa dell’underground di oggi. In troppi – a parer mio – sbattono il muso contro il “concetto” e – per citare ancora Bene – sono solo capaci di rappresentare “cose già significate”. Al tempo stesso, però, sono ottimista e, oltre che godere delle belle sorprese che di tanto in tanto sbocciano, spero in rivoluzioni sociali che portino cambiamenti radicali nell’arte tutta.

Quali sono i tuoi progetti futuri?

Ci sono un paio di opere abbastanza imminenti che al momento non posso rivelare perché non ho ancora firmato. Le cose alle quali sto lavorando adesso sono il progetto “Pineal”, la nuova creatura di Othon Mataragas (il compositore con il quale lavoro da sempre), che comprende un cast di cantanti e musicisti alquanto composito ma anche due autentici sciamani peruviani! In oltre, a settembre, io e Othon, saremo ad Atene per uno dei nostri concerti.

A gennaio ci sarà l’uscita di “Messier Objects”, il nuovo disco della band Almagest!, della quale sono cantante e co-autore. Gli altri membri sono Evor Ameisie, Paul Beauchamp e Fabrizio Modonese Palumbo; un combo internazionale che per le prove e le incisioni si ritrova a Torino. Faremo una tournée europea per il lancio dell’album e sappiamo già che a febbraio saremo al Kurt Weill Fest in Germania.
In fine c’è Trans4Leben – il mio progetto di musica/teatro noise con il dj José Macabra – per il quale stiamo scrivendo del nuovo materiale da presentare, in diverse guise, alla prima opportunità.

Fantastichiamo un po’: il sindaco di Napoli ti offre la possibilità di curare un festival “alternativo” nel capoluogo campano… Come lo immagini?

Creerei delle collaborazioni fra artisti locali e altri internazionali. Napoli è una delle principali captali della cultura in Italia, con una lunga tradizione e molti giovani da valorizzare. Chissà quali potrebbero essere le ripercussioni, a lungo termine, di un’impresa del genere! Magari un gemellaggio Londra/Napoli, con manifestazioni da allestire in entrambe le città ad anni alterni?

Grazie Ernesto per la tua disponibilità. Buon lavoro e in bocca al lupo per i tuo progetti.

Grazie a voi, trovo la vostra iniziativa entusiasmante e vi seguirò sempre con interesse!