Ma questa benedetta Cappella Julia, per la cui realizzazione Giulio II era riuscito a farsi mandare al diavolo da Bramante, da Giuliano da Sangallo e da Michelangelo e che aveva condizionato tutti i primi lavori di San Pietro, che aspetto poteva avere ?
Grazie ai progetti di Bramante, ne conosciamo la pianta: sappiamo, da qualche documento dell’epoca, come le sue mura dovessero essere coperte di marmo e decorati da affreschi, posti sotto le cinque finestre della cappella, che sarebbero stati dipinti da Raffaello.
Le finestre avrebbero presentato vetrate colorate, realizzate da Guillaume de Marcillat, lo stesso autore di quelle che illuminano il coro di Santa Maria del Popolo, mentre la volta, in maniera simile a quanto realizzato dall’Urbinate nella Cappella Chigi, sarebbe stata decorata con cassettoni dorati e mosaici.
Sulla parete di fondo, invece, vi sarebbe stata una nuova versione del Mausoleo marmoreo, sempre scolpito da Michelangelo, il cui progetto di massima dovrebbe corrispondere, nelle linee generali, con quello presentato nell’accordo con gli eredi di Giulio II.
Rispetto al progetto iniziale, per adattarsi al nuovo spazio, il monumento funebre isolato fu trasformato un tomba a una parete, eliminando la la camera mortuaria, il che portò a un maggiore affollamento di statue sulle facce visibili. Ad esempio le quattro figure sedute, invece che disporsi sulle due facciate, erano adesso previste in prossimità dei due angoli sporgenti sulla fronte. La zona inferiore aveva una partitura analoga a quella del primo progetto, ma senza il portale centrale, sostituito da una fascia liscia che evidenziava l’andamento ascensionale.
Lo sviluppo laterale era ancora consistente, poiché era ancora previsto il catafalco in posizione perpendicolare alla parete, sul quale la statua del papa giacente era retta da due figure alate. Nel registro inferiore invece, su ciascun lato, restava ancora spazio per due nicchie che riprendevano lo schema del prospetto anteriore. Più in alto, sotto una corta volta a tutto sesto retta da pilastri, si trovava una Madonna col Bambino entro una mandorla e altre cinque figure.
Risalgono a questa fase due statue gigantesche conservate al Louvre, e liberamente ispirate alla scultura ellenistica: lo Schiavo morente e lo Schiavo ribelle. Secondo Giorgio Vasari, nella Tomba rappresentavano le Province assoggettate militarmente dal pontefice; secondo Condivi, le Arti Liberali prigioniere dopo la morte del papa. In ogni caso, inserivano una nota trionfale, di celebrazione terrena del papa, sicuramente derivata dai Trionfi degli antichi romani.
E anche il Mosè. È una statua imponente, che forse meglio di altre sottolinea la “terribilità” di Michelangelo, terribilità intesa come grandezza che lascia sgomenti. Il gigante è seduto su un seggio, ma la posizione del corpo indica una forte tensione interiore, sintetizzata nell’atteggiamento instabile che lascia intuire che il profeta è sul punto di alzarsi, mentre fissa con occhi severi e terribili il suo popolo. Il carattere di Mosè è reso così bene che, secondo Vasari, molti ebrei romani andavano ad ammirarlo anche se si trovava dentro una chiesa
Oltre che all’aspetto artistico, Giulio II si preoccupò anche di quello liturgico, fondando la Cappella Giulia musicale, il coro incaricato oggi di accompagnare le cerimonie celebrate in San Pietro dal Capitolo Vaticano, non presiedute dal Papa (dove invece interviene la Cappella musicale pontificia sistina) e di interpretare in canto gregoriano e polifonico i testi musicali previsti dalla liturgia, al fine di conferire a dette celebrazioni adeguato splendore e solennità.
L’organico standard era costituito da: 4 bassi, 4 tenori, 4 alti e 6 soprani pueri cantores, le voci bianche, per un totale di 18 elementi per l’esecuzione della polifonia doppio coro nelle festività importanti. Per le normali attività liturgiche giornaliere, in cui erano previste composizioni a 4 voci, erano invece previsti 9 elementi, che si alternavano in turni giornalieri. A questi, per la celebrazione della messe, erano associati 6 cappellani.
I Pueri percepivano 2,5 – 3 Scudi mensili, mentre i Cantores adulti 7 Scudi mensili. Il “magister grammaticae”, il responsabile dell’educazione dei pueri percepiva un salario mensile di 2 Scudi, Il “magister capellae” (prefetto-amministratore) 6 Scudi mensili, mentre il “magister cantorum”, il capo coro. percepiva inizialmente 8,33 scudi, fino ad arrivare a 15 Scudi
La cappella Giulia costava all’amministrazione papale circa 820 Scudi all’anno e nella sua storia, ha avuto magister capellae di prestigio, come Pierluigi da Palestrina o Domenico Scarlatti.
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